L'iniziativa del dipartimento cardiovascolare al San Filippo Neri coglie nel segno. La c.d. cartella clinica umana, come racconta l'Espresso, può essere qualche cosa di più di un'iniziativa esemplare, dato che consolida aspettative dei pazienti e previene il contenzioso.
La cartella clinica si apra quindi ai profili esistenziali, spesso negletti, riportando al centro del patto di cura il paziente, con le sue sofferenze, aspettative, decisioni e preferenze. Restituisce protagonismo a chi spesso lo perde, accerchiato da tecnologia al servizio della sua salute, spesso solo bersaglio della conservazione della salute intesa non, come vorremmo, ricordando la definizione dell'O.M.S. quale stato di completo benessere fisico, psichico e sociale ma, ahimè, quale semplice assenza di malattia. Un tagliando, insomma, non privo di rischi spesso anche sottaciuti, al quale ci si sottopone perché è tempo, perché di norma si fa così, perché la letteratura scientifica lo prevede. Normalmente il piano esistenziale del paziente è dimenticato, anzi scoccia se emerge perché ostacola l'andamento della cura, la sua comminazione, quasi si trattasse di un trattamento sanitario obbligatorio.
Si badi bene: per giungere a tale amara conclusione non è necessario citare il lager del San Raffaele ove un paziente è stato legato al letto per subire un trattamento che aveva chiesto, pure per iscritto, di non subire in quanto testimone di Geova ed all'esito del quale è deceduto, è sufficiente scomodare il vizio d'informazione. In mancanza di adeguato ascolto, prima, e di funzionale informazione, poi, si raggiunge, senza scomodare la violenza bruta, il medesimo triste risultato che consiste nella violazione del diritto del paziente ad autodeterminarsi consapevolmente alla cura.
Se l'iniziativa del San Filippo Neri non consisterà nella mera occasione, per il paziente, di esprimersi, ma diventerà un'abitudine all'ascolto, quanto da lui scritto costituirà il testamento esistenziale sul quale costruire, in caso di necessità, un percorso per giungere all'interpretazione della sua volontà.
La cartella clinica, in altri termini, per la prima volta si renderebbe atta ad accogliere la volontà del paziente, le opzioni esistenziali sulle quali egli intenda calibrare il suo bisogno di cura, pur se contrastante con le linee guida, con i suggerimenti, le statistiche, ed avrà implicazioni fondamentali pure in tema di responsabilità, ed è proprio su tale aspetto dell'analisi che si concentrano i dubbi di scrive circa il successo dell'iniziativa.
Presto si comprenderà invero che l'accoglimento, in cartella clinica, del profilo esistenziale del paziente consentirà a quest'ultimo, in ipotesi di contenzioso, di provare di aver comunicato dissenso rispetto ad alcuni trattamenti, propensione magari bassa al rischio di cure pericolose, di aver comunicato il suo piano di realizzazione personale dal quale dedurre, per esempio, che non si sarebbe sottoposto al trattamento, in senso assoluto, ovvero in quel luogo, in quel tempo, se avesse conosciuto con esattezza il rischio di complicanze poi eventualmente sorte pur senza biasimo di imperizia nel trattamento.
Come è noto, quanto meno dopo la celebre pronuncia del febbraio 2010, tale prova consente al paziente, che lamenti di non essere stato informato, di conseguire anche il risarcimento delle conseguenze sgradite e non comunicate per quanto non in nesso di causa con un errore tecnico.
Ma al di la delle preoccupazioni, che chi scrive forse potrebbe risparmiarsi per rendere del tutto felice l'accoglienza alla notizia della cartella clinica umana, anche tale onorevole iniziativa dimostra, pure ai più diffidenti, che il rilievo del profilo esistenziale, che attraversa tutta la dinamica, spesso oziosamente affrontata, della configurazione del danno c.d. esistenziale, coglie nel segno; non c'è invero miglior vittoria, per un'idea, che la sua approvazione indiretta, ottenuta in settori non del tutto omogenei che dimostrano, senza tema di smentita, ed al di là del gioco delle parti, che la filosofia di fondo coglie nel segno, è trasversale, per noi inarrestabile.