Varie  -  Redazione P&D  -  18/07/2022

  Verso  un  nuovo  approccio  alla  giustizia :  analisi  delle  riforme ( ultima  parte ) - Massimo Niro

1.Ci  avviciniamo  al  termine  di   questo  inquadramento  preliminare  dei  temi  della  giustizia, svolto  alla  luce  di  una  impostazione  che  si  pretende  nuova  e  comunque  non  consueta, illustrata  nel  contributo  introduttivo.  Dopo  aver  esaminato, nel  secondo  contributo,  le  dinamiche  assunte  nel  nostro  Paese  dal  rapporto  tra  politica  e  giustizia,  pare  doveroso  in  questo  momento  storico  tenere  conto  delle  importanti  novità  intervenute in questa  legislatura, ovvero  le  riforme già approvate  della  giustizia  penale, della  giustizia  civile  e - da  ultimo -  dell’ordinamento giudiziario e  del Consiglio Superiore della  Magistratura.

Non  è  casuale  che  nell’arco  di  pochi  mesi  il  Parlamento  italiano  abbia  licenziato  testi  di  riforma  che  interessano  gli  aspetti  dominanti  e  nevralgici  del  sistema  giustizia ( almeno  della  c.d. giustizia  ordinaria ),  poiché  l’occasione  è  stata  data  dalla  disponibilità  di  ingenti  fondi  europei ( c.d. Recovery  Fund ),  condizionati  però - tra le altre cose -  da  una  sensibile  riduzione  dei  tempi  della  giustizia  italiana ( cfr. Gaetano  Azzariti, “ Parlare  di  giustizia “, in  Politica  del  diritto  n. 4/2021,  p. 517 :  Il  fattore  esterno  è  ben  noto : tra  le  condizioni  per  poter  utilizzare  i  fondi  europei  per  la  ripresa ( Recovery  fund ) il  nostro  Paese  si  è  impegnato  a  ridurre  i  tempi  della  giustizia. Una  diminuzione  assai  significativa :  40%  per  il  processo  civile, 25%  per  quello  penale.  E’  evidente  che  per  conseguire  un  tale  risultato  non  basta  agire  sui  termini, ma  si  tratta  di  ripensare  per  intero  i  processi, il  loro  andamento, l’assetto  della  giustizia  nel  suo  complesso. “ ).

La  riduzione  dei  tempi  della  giustizia  civile  e  penale, ecco  l’obiettivo  di  fondo  di  questi  interventi  di  riforma ( almeno  di  quelli  sul  processo  civile  e  penale ) :  non  è  certo  una  questione  nuova  quella  della  eccessiva  durata  dei  nostri  processi,  nonostante  che  dal  1999,  con  la  modifica  dell’art.111  Cost.,  sia  un  obbligo  costituzionale  quello  di  assicurare  la  “ragionevole  durata “ di  ogni  processo.  Ora  la  particolare  contingenza  storica  sopra  accennata, però, impone  di  accelerare  e  concentrare  gli  sforzi  per  raggiungere  questo  difficile  obiettivo :  in  un  certo  senso, ce  lo  chiede  l’Euro   pa, l’Unione  Europea.

L’occasione  è  dunque, nel  contempo, propizia  e  decisiva :  ne  deriva  l’immagine ( e  non  solo  l’immagine ) dell’Italia  nel  contesto  europeo  e, insieme, l’assetto  della  nostra  giustizia,  che  si  è  già  detto  non  essere, a  tutt’oggi,  particolarmente  brillante  e  soddisfacente. 

Si  deve  passare  ad  esaminare, naturalmente  in  modo  sintetico, gli  interventi  di  riforma in questione :  il  compito  non  è  facile, dato  che  occorre  una  riflessione  ad  ampio  spettro “, anche  perché  ampio  è  lo  spettro  delle  riforme  in  discussione “ ( G. Azzariti,  op. cit.,  

p. 517 ). 

2. Cominciamo  dalla  riforma  della  giustizia  penale,  la  prima  intervenuta  in  ordine  di  tempo 

( legge  27  settembre  2021, n.134,  che  reca  il  titolo  “ Delega  al  Governo  per  l’efficienza  del  processo  penale  nonché  in  materia  di  giustizia  riparativa  e  disposizioni  per  la  celere  definizione  dei  procedimenti  giudiziari “ ).   La  legge  in  esame  si  compone  di  due  articoli, il  primo ( art. 1 )  che  prevede  una  serie  di  deleghe  al  Governo  e  il  secondo ( art. 2 )  che  contiene  novelle  al  codice  penale  e al  codice  di  procedura  penale, immediatamente  precettive ( cfr. Armando  Spataro,  La  riforma  del  processo  penale ( legge  27  settembre  2021, n.134 )”, in  Politica  del  diritto  n.4/2021,  p. 643 ).  Già  da  un  esame  sommario  del  testo  legislativo  ci si  avvede  che  esso  ha  un  esteso  raggio  di  azione,  non  limitato  agli  aspetti  processuali  ma  relativo  anche  agli  aspetti  sostanziali ( cfr. Francesco  Palazzo, “ Prima  lettura  della  riforma  penale : aspetti  sostanziali “,  in  Politica  del  diritto  n.4/2021,  p. 626,  secondo  il  quale  si  tratta  di  una  riforma  quantitativamente  imponente, che  opera  su  una  molteplicità  di  fronti, anche  organizzativi  e  strutturali “,  nonché  Massimo  Donini,  Efficienza  e  principi  della  legge  Cartabia. Il  legislatore  a  scuola  di  realismo  e  cultura  della  discrezionalità “,  in  Politica  del  diritto  n.4/2021,  p. 593,  secondo  il  quale  L’intreccio  tra  diritto  sostanziale  e  processo  rimane  il  tratto  più  evidente  che  esprime  lo  spirito  complessivo  della  riforma…” ).

Di  fronte  a  questa  evidente  ampiezza  dell’ambito  di  applicazione  della  riforma  penale,  sottolineata  da  autorevoli  penalisti,  stupisce  che  il  dibattito  politico  e  giornalistico  si  sia  concentrato  su  una  sola  questione, pur  rilevante,  cioè  quella  della  prescrizione  e  dell’improcedibilità,  peraltro  in  termini  astratti  e  sostanzialmente  ideologici,  con  la  forzata  contrapposizione  tra  “giustizialisti” e  “garantisti “ ( cfr. G. Azzariti,  op. cit.,  p.515 ).  Ma  tanto  è  :  le  polemiche  e  il  dibattito  mediatico  sui  temi  della  giustizia, nel  nostro  Paese,  sono  molto  spesso  dominate  da  impostazioni  ideologiche,  che  snaturano  e  falsano  i  termini  reali  delle  questioni ( a  cui  contribuiscono  talvolta, sia  detto  per  inciso,  anche  professionisti  della  giustizia ).  

Ciò  detto,  vediamo  quali  sono, esemplificativamente, alcuni  dei  “molteplici  fronti “  sui  quali  opera  la  riforma  in  questione  :  digitalizzazione  e  processo  penale  telematico,  previsioni  finalizzate  a  garantire  maggiore  selettività  nell’esercizio  dell’azione  penale  e  nell’accesso  al  dibattimento,  interventi  sulla  durata  delle  indagini  preliminari  e  sull’iscrizione  della  notizia  di  reato,  attribuzione  al  Parlamento  della  individuazione  con  legge  dei  “criteri  di  priorità” per  garantire  l’efficace  e  uniforme  esercizio  dell’azione  penale, incentivazione  del  ricorso  ai  riti  speciali  del  patteggiamento, del  giudizio  abbreviato, etc. ( cfr., per  una  puntuale  elencazione, A. Spataro, op. cit.,  p. 645 e ss. ).    Ancora, sul  terreno  del  diritto  penale  sostanziale,  spiccano  gli  interventi  sul  sistema  sanzionatorio, oggetto  di  delega  al  Governo,  con  la  modifica  della  disciplina  delle  sanzioni  sostitutive  delle  pene  detentive  brevi  e  l’introduzione  di  una  disciplina  organica  della  giustizia  riparativa ( art. 1  commi  17  e  18  l.134 / 2021 ).   Questi  interventi  sono  tutt’altro  che  marginali  o  di  trascurabile  portata : infatti, con  riguardo  alla  modifica  delle  sanzioni  sostitutive  si  è  rilevato  che  Quando  il  giudice  può  decidere  in  primo  grado  considerando  a  quale  tipo  di  esecuzione  destinare  la  persona  che  condanna, almeno  nei  limiti  delle  sanzioni  sostitutive ( fino  a  quattro  anni  di  pena  detentiva  applicata ), le  strategie  sanzionatorie  si  moltiplicano  e  la  commisurazione  diventa  più  seria :  non  può  essere  una  generica  condanna  a  pena  detentiva “ ( M. Donini, op. cit., 

p. 605 ).   Quanto, poi, alla  giustizia  riparativa,  non  è  certo  esagerato  affermare  che  Un  passo  davvero  importante  e  quasi  rivoluzionario  è  quello  che  il  legislatore  delegante  ha  compiuto  a  favore  della  giustizia  riparativa …”,  ricordando  come  questa  ..costituisca  un  paradigma  di  giustizia  radicalmente  alternativa  a  quella  punitiva  tradizionale…” ( F. Palazzo, op. cit.,  p. 637 ).

Più  nello  specifico  si  è  osservato  che  …la  scelta  legislativa  per  limitare  l’incidenza  delle pene  carcerarie  brevi  ha  privilegiato  il  sistema  della  sostituzione  in  concreto  da  parte  del      giudice  piuttosto  che  quello  della  previsione   in  astratto  da  parte  del  legislatore  di  pene  non  carcerarie  edittali “,  ma  in  modo  tale  che  Il  meccanismo  della  sostituzione  sanzionatoria  di  contenimento  della  pena  carceraria  è  interamente  affidato  al  giudice ( di  cognizione ) e  alla  sua  discrezionalità :  una  discrezionalità  che  riguarda  non  solo  l’an, come  è  ovvio, ma  anche  il  quomodo “ ( F. Palazzo, op. cit., p. 633  e  p. 636 ).

Per  la  giustizia  riparativa  occorre  peraltro  evidenziare  che  la  legge  delega  si  è  limitata  a  

prevedere  che  l’esito  favorevole  dei  programmi  di  giustizia  riparativa  possa  essere  valutato  nel  procedimento  penale  e  in  fase  di  esecuzione  della  pena …” ( art. 1  comma  18  lett. e ) :  disposizione, indubbiamente, assai  generica,  di  talchè  Toccherà, dunque, al  legislatore  delegato  sciogliere  questo  che  è  il  vero  nodo, anche  dal  punto di  vista  tecnico, della  giustizia  riparativa : cioè, quello  degli  effetti  del  buon  esito  del  percorso  riparativo  sul  processo  penale  e  sulla  responsabilità  dell’autore “ ( F. Palazzo, op. cit., p. 638 ).

D’altronde, è  chiaro  che  una  riforma  impostata  prevalentemente  come  delega  al  Governo, ai  sensi  dell’art.76  Cost., non  può  che  lasciare  rilevanti  spazi  al  legislatore  delegato  e  alla  sua  opera  di  attuazione,  pur  nel  quadro  di  “principi  e  criteri  direttivi “  precisamente  determinati :  sicchè  Il  legislatore  delegato…dovrà  arricchire  il  carattere  vincolato  di  questa  discrezionalità, a  tratti  carente  in  alcuni  punti  della  legge  n.134/2021 “ ,  caratterizzandosi  questa, inevitabilmente, come  una  riforma  in  fieri “ ( M. Donini, op. cit.,  p. 608 ).

Riforma  “in  fieri “, certamente,  ma  ricca  di  contenuti  innovativi  sul  piano  processuale  ed  anche  sostanziale,  così  da  poter  essere  qualificata  come  …una  riforma  di  sistema  che  attraversa  l’intero  settore  della  giurisdizione  penale …” ( così  A. Spataro,  op. cit.,  p. 660 ).

Venendo  solo  per  un  momento  al  punto  della  riforma  sul  quale  si  è  concentrato  il  dibattito  politico  e  mediatico, cioè  al  tema  della  prescrizione  e  della  improcedibilità,  è  indubbio  che  la  scelta  legislativa  adottata ( v. art. 2, commi  1  e  2 )  sia  opinabile  e  suscettibile  di  critiche  sul  piano  tecnico,  come  testimoniato  dagli  interventi  di  segno  diverso  degli  studiosi  :  ciò  che  non  si  può  accettare, tuttavia,  sono  le  critiche  scomposte  e  aprioristiche  alla  introduzione  dei  termini  di  improcedibilità  nei  giudizi  di  impugnazione ( di  cui  al  nuovo  art.344-bis  c.p.p.),  mosse  con  toni  da  crociata   anche  da  alcuni  magistrati “,  essendosi  osservato  proprio  da  un  ex-Procuratore  della  Repubblica  che  …si  è  diffuso  un  allarmismo  mediatico  sugli  esiti  della  improcedibilità ( definita  una  sorta  di  amnistia  mascherata  che  creerebbe  sacche  d’impunità  o manderebbe  in  fumo  centinaia  di  migliaia  di  processi )  davvero  fuori  misura, se  si  considerano  le  misure  preventive  già  ricordate, finalizzate  anche  a  evitare  che  un  largo  numero  di  processi  approdi  in  appello. “ ( A. Spataro,  op. cit.,  p. 656 ).

Insomma  vanno  bene  le  critiche, purchè  argomentate  e  non  preconcette  e  soprattutto  non  tali  da  falsare  la  discussione  e  snaturare  il  testo  della  riforma  di  cui  si  tratta ;  chi  scrive  condivide  l'opinione  secondo  la  quale  …si  deve  riconoscere  alla  riforma  il  coraggio  di  aver  effettuato  una  scelta  drastica  in  un  senso  che  a  noi  pare  di  civiltà,  al  di    del  fatto  che  possa  non  piacere  dal  punto  di  vista  dogmatico  l’ibridismo tra  prescrizione ( sostanziale) e improcedibilità ( processuale ). “ (  F. Palazzo, op. cit.,  p. 629 ).

Del  resto, non  tutte  le  linee  di  fondo  della  riforma  penale  in  questione  sono  assolutamente  condivisibili  e  aliene  da  critiche  di  sorta :  ad  esempio, l’attribuzione  al  Parlamento  della  individuazione  dei  criteri  generali  di  priorità  in  ordine  all’esercizio  dell’azione  penale ( art.1 comma  9  lett. i )  induce  a  qualche  fondata  perplessità,  potendosi  obiettare  che  …la  selezione  delle  priorità  di  intervento  dei  pubblici  ministeri, anche  solo  nell’ambito  di  linee  guida  generali  e  non  di  un  cogente  catalogo  di  reati,  non  può  essere  materia  di  competenza  del  Parlamento ( e, conseguentemente, delle  maggioranze  esistenti ), perché  ciò  aprirebbe  la  strada  a  seri  pericoli  per  l’autonomia  della  magistratura  e  dei  pubblici  ministeri  in  particolare,  e  finirebbe  con  il  determinare  seri  rischi  per  il  principio  costituzionale  di  obbligatorietà  dell'azione  penale, che  garantisce  anche  l'eguaglianza  dei  cittadini  di  fronte  alla  legge. “ ( A. Spataro, op. cit.,  pp. 646-647 ).

In  conclusione,  la  riforma  Cartabia  del  settore  penale  non  è  certamente  perfetta    completa,  richiede  di  essere  integrata  e  migliorata  dal  legislatore  delegato,  ma  non  può  essere  liquidata  solo  come  l’intervento  che  ha  introdotto  le  “tagliole”  dei  termini  di  improcedibilità  nei  giudizi  di  appello  e  di  cassazione,  perché  ciò  non  è  vero  ed  è  contraddetto  proprio  dal  vasto  contenuto  dell’intervento  riformatore,  che  si  è  cercato  in  precedenza  di  sottolineare.  Una  legge, quindi, dal  contenuto  ampio  ed  ambizioso,  che  mira 

a  modificare  vari  aspetti  e  snodi  non  secondari  del  sistema  penale,  processuale  e  pure  sostanziale,  nell’ottica  non  solo  dell’efficienza  ma  anche  del  rispetto  delle  garanzie  e  della  realizzazione  di  un  processo  effettivamente  “giusto” ( art.111  Cost. ).

3. Se  si  passa  alla  riforma  della  giustizia  civile,  approvata  con  legge  26  novembre  2021, 

n.206 ( “ Delega  al  Governo  per  l’efficienza  del  processo  civile  e  per  la  revisione  della  disciplina  degli  strumenti  di  risoluzione  alternativa  delle  controversie  e  misure  urgenti  di  razionalizzazione  dei  procedimenti  in  materia  di  diritti  delle  persone  e  delle  famiglie  nonché  in  materia  di  esecuzione  forzata “ ),  i  temi  e  gli  argomenti  sono  ovviamente  diversi  da  quelli  del  settore  penale  esaminati  nel  paragrafo  2.   E’  opportuno  evidenziare  in  limine  che, 

mentre  nel  settore  penale  il  dibattito  si  è  acceso  soltanto  sui  temi  della  prescrizione  e  della  improcedibilità,  nel  settore  civile  …la  disattenzione  appare  massima “,  visto  che  

L’informazione  sul  punto  è  distratta, troppo  tecniche  le  questioni  trattate  perché  possano  appassionare  i  commentatori  o  i  leader  politici “ :  anche  se  …forse  ancor  più  che  nel  caso  del  penale, il  mal  funzionamento  di  questi  processi  incide  direttamente  sulle  garanzie  dei  diritti  e  sulla  vita  concreta  di  tutti  i  consociati “ (  così, condivisibilmente,  G. Azzariti, op. cit.,  p. 515 ).

Ciò  premesso,  va  rimarcato  che  la  riforma  del  processo  civile  è  strutturata  come  delega  al  Governo  ad  adottare  uno o  più  decreti  legislativi  recanti  il  riassetto  formale  e  sostanziale  del  processo  civile, mediante  novelle  al  codice  di  procedura  civile  e  alle  leggi  processuali  speciali,  in  funzione  di  obiettivi  di  semplificazione, speditezza  e  razionalizzazione  del  processo  civile, nel  rispetto  della  garanzia  del  contraddittorio…” ( art. 1  comma  1 ).

L’intervento  di  riforma  consta  di  un  unico  articolo ( art. 1 ),  che  si  compone  di  ben  44  commi  e  contiene  disposizioni  applicabili  ai  procedimenti  instaurati  a  decorrere  dal  180°  giorno  successivo  alla  data  di  entrata  in  vigore  della  legge,  ossia  dal  22.6.2022 ( art. 1  comma  37 ).

Si  è  detto  che  il  “ …titolo  della  legge  delega, destinato  all’efficienza  del  processo  civile, e    che  corrisponde  agli  intenti  del  piano  nazionale  di  ripresa  e  resilienza ( PNRR ) … pone  in  modo  autonomo, rispetto  alla  riforma  delle  vie  alternative  alla  giurisdizione,  la  necessità  di  un  intervento  riformatore  della  giustizia  civile,  al  fine  di  velocizzare  e  rendere  effettiva  la  tutela  giurisdizionale  dei  diritti,  nella  cognizione  come  nell’esecuzione,  con  un  intervento  sistematico  che  non  deve  solo  riguardare  il  rito  e  il  processo,  ma  anche  l’organizzazione  dell’ufficio  e  delle  funzioni  amministrative  correlate “ ( Claudio  Cecchella, “ Contributo  a  una  giustizia  civile.  Una  prima  lettura  della  legge  delega  Cartabia  sul  processo  civile “,  in  Politica  del  diritto  n.4/2021,  pp. 526-527 ).   Questo  autore  aggiunge  che  …quest’ultimo  aspetto  è  meno  risolto  nella  legge  delega, la  quale  si  limita  ad  alcuni  principi  direttivi  sul  processo  digitale  e, sui  temi  centrali  relativi  all’ufficio  del  processo  e  agli  strumenti  di  cui  si  può  dotare, ignora  l’uso  di  metodologie  elettroniche, anche  di  intelligenza  artificiale 

( determinandone  i  limiti ),  e  gli  aspetti  ordinamentali  e  di  organico,  per  una  migliore  organizzazione  delle  funzioni  relative  alla  giustizia  civile “ ( C. Cecchella,  op. cit.,  p. 527 ).

Il  punto  è  in  effetti  rilevante,  perché  l’intervento  normativo  per  essere  efficace  non  può  limitarsi  a  disciplinare  il  rito  e  gli  aspetti  processuali,  ma  deve  riguardare  anche, in  maniera  compiuta,  gli  aspetti  organizzativi  e  ordinamentali  correlati  alla  disciplina  processuale.  

Anzi,  si  concorda  con  Cecchella  che  …l’attenzione  del  riformatore, come  dello  studioso  e  dell’operatore,  deve  distogliersi  da  un  intervento  che  riguardi  le  sole  regole  applicate  alle  attività  difensive  delle  parti,  in  una  concezione  bocciata  dalla  storia, dove  il  risparmio  del  tempo  viene  esclusivamente  affidato  alla  compressione  delle  azioni, difese  e  del  contraddittorio “ :  invece,  I  temi  da  esaminare  sono  quelli  della  tecnologia  applicata  al  processo, dell’organizzazione  dell’ufficio  e  degli  organici,  a  cui  si  aggiunge  una  nuova  regolamentazione  dell’auto-responsabilità  delle  parti “ ( op. cit.,  pp. 529-530 ).

Dalla  lettura  del  testo  della  riforma  si  evince  che  uno  dei  punti  qualificanti  della  stessa  è  l’anticipazione  delle  attività  difensive  delle  parti  ad  un  momento  antecedente  all’udienza  di  prima  comparizione  ex  art.183  c.p.c. ( v.  art. 1  comma  5  lettere  c), e), f), g ) :  per  quanto  si  possa  comprendere  l’esigenza  di  accelerare  la  fase  introduttiva  e  di  trattazione  rispetto  al  sistema  vigente,  dominato  dalle  memorie  post-udienza  ex  art.183  comma  6  c.p.c.,  si  deve  riconoscere  che  l’introduzione  di  preclusioni  eccessivamente  anticipate   non  appare  opportuna, in  quanto  ..la  rapidità  di  un  giudizio…non  è  conseguenza  immediata  e  diretta  della  presenza  di  preclusioni  collegate  agli  atti  introduttivi…” ( Ilaria  Pagni,  Gli  obiettivi  del  disegno  di  legge  delega  tra  efficienza  del  processo, effettività  della  tutela  e  ragionevole  durata “ ,  in  Politica  del  diritto  n.4/2021,  p. 579 ).  Piuttosto,  va  sottolineato  un  dato  ben  conosciuto  ma  talvolta  dimenticato, cioè  che  …le  ragioni  della  crisi  della  giustizia  debbano  ravvisarsi  soprattutto  nel  carico  dei  ruoli  e  nel  numero  insufficiente  dei  magistrati, e  i  rimedi  anche  nell’esigenza  di  un  rafforzamento  dell’apparato  amministrativo “ ( I. Pagni, op. cit., p. 577 ).

Quindi,  sembra  condivisibile  l’opposizione  di  studiosi  e  avvocati  all’anticipazione  delle  preclusioni  al  momento  degli  atti  introduttivi,  anche  perché  Adottare  un  sistema  di  preclusioni  concentrato  in  limine  litis  può  giustificarsi  in  ordine  a  controversie  civili  con  fattispecie  tipiche  stereotipate, ciò  che  spesso  accade  nella  materia  del  lavoro  o  delle  locazioni,  diversamente  nel caso  in  cui  le  fattispecie, a  valere  per  la  maggior  parte  della  materia  civile, sono  rette  da  fattispecie  atipiche,  risultato  di  una  regolamentazione  offerta  esclusivamente  dall’autonomia  dei  privati “ :  Tutto  ciò  nel  processo  comune  a  cognizione  piena  rende  ragione  di  una  gradualità  delle  preclusioni …” ( C. Cecchella, op. cit,  p. 538 ).

Altri  punti  qualificanti  della  riforma  in  esame  possono  ravvisarsi  nella  possibilità  per  il  giudice  di  primo  grado, su  istanza  di  parte, di  pronunciare  ordinanza  provvisoria  di  accoglimento  o  di  rigetto  della  domanda,  ordinanza  reclamabile  dinanzi  al  Collegio ( art. 1  comma  5  lett. o) e p ) ;  nella  riduzione  dei  casi  in  cui  il  Tribunale  giudica  in  composizione  collegiale ( art. 1  comma  6  lett. a ) ;  nella  possibilità  per  il  giudice  di  merito, “ quando  deve  decidere  una  questione  di  diritto  sulla  quale  ha  preventivamente  provocato  il  contraddittorio  tra  le  parti, di  sottoporre  direttamente  la  questione  alla  Corte  di  cassazione  per  la  risoluzione  del  quesito  posto “ ( art. 1  comma  9  lett. g ).  Con  riguardo  a  quest’ultima  ipotesi, del  rinvio  pregiudiziale  del  giudice  di  merito  alla  Corte  di  Cassazione,  si  è  osservato  che 

Si  tratta  di  un  tentativo - tutto  da  verificare  in  sede  applicativa -  verso  una  maggior  certezza  del  diritto  e  di  un’uniformità  interpretativa,  esaltando  la  funzione  nomofilattica  del  giudice  di  legittimità “ ( C. Cecchella, op. cit., p. 543 ). 

Un’altra  innovazione  importante  della  riforma  riguarda  il  procedimento  attualmente  previsto  dagli  artt. 702-bis  e  ss. c.p.c.,  che  si  prevede  debba  essere  sistematicamente  collocato  nel  libro  II  del  c.p.c.  e  debba  assumere  la  denominazione - in  luogo  di  “procedimento  sommario  di  cognizione “ -  di  “procedimento  semplificato  di  cognizione “ ( art. 1  comma  5  lett. n)  n.1) e  2).   Questa  innovazione  è  stata  commentata  per  lo  più  positivamente,  rilevandosi  come  sia  opportuna  la  ricollocazione  del  procedimento  de  quo  nel  II  libro  del  codice  di  rito,  quale  alternativa  al  rito  ordinario “,  e  la  sua  ridenominazione  come  “procedimento  semplificato  di  cognizione”,  a  sottolinearne  la  natura  di  procedimento  non  a  cognizione  sommaria  ma  semplificata “ ( così  I. Pagni, op. cit., p. 575 ).  Si  può  aggiungere  che, coerentemente  con  la   nuova  configurazione  del  procedimento,  esso  si  deve  concludere  con  sentenza  e  non  più  con  ordinanza ( lett. n)  n. 5).

Su  un  piano  più  generale,  è  interessante  la  notazione  che  non  vi  sia  identità  tra  “efficienza  del  processo “ ( primo  obiettivo  della  legge  delega  n.206 / 2021 )  ed  “effettività  della  

tutela “ :  l’efficienza, infatti, opera  soprattutto  sul  piano  dell’interesse  generale, della  garanzia  che  il  sistema  funzioni  nel  suo  insieme, mentre  l’effettività  muove  essenzialmente  da  una  prospettiva  individuale, dall’esigenza, cioè, che  il  singolo  ottenga  col  processo ‘tutto quello  e  proprio  quello  che  gli  è  garantito  dal  diritto  sostanziale‘ “ ( I. Pagni,  op. cit., p.  585).

Sicuramente  non  si  può  ottenere  un  processo  civile  efficiente  senza  adeguati  interventi  ordinamentali  e  organizzativi,  previsti    dalla  legge  delega  ma  che  richiedono  opportune  integrazioni  e  puntualizzazioni  da  parte  del  legislatore  delegato,  in  materia  di  digitalizzazione  del  processo  e  processo  civile  telematico,  di  ufficio  per  il  processo,  di  potenziamento  dell’apparato  amministrativo  della  giustizia ( v.  art. 1  commi  17, 18 e 19 ).

Da  ultimo, in  una  trattazione  seppur  sintetica  della  legge  delega  n.206 / 2021  non  si  può  non  accennare  alle  “misure  urgenti  di  razionalizzazione  dei  procedimenti  in  materia  di  diritti  delle  persone  e  delle  famiglie “,  perché  si  tratta  di  un  intervento  davvero  importante, atteso  e  innovativo :  si  è  detto  che  ..il  profilo  più  convincente  della  riforma …è  costituito  dall’intervento  sull’ordinamento  e  sul  rito  nella  materia  del  diritto  delle  persone, delle  famiglie  e  dei  minori “,  essendosi  realizzata  una  importante  riforma  ordinamentale “,  con  la  quale  si  supera  finalmente  un  ordinamento, ereditato  dalla  legislazione  del  ventennio   ed  è  archiviata  l’assurda  ripartizione  delle  competenze  innanzi  a  due  giudici  diversi : il   Tribunale  per i  minorenni  e  il  Tribunale  ordinario… “ ( C. Cecchella,  op. cit.,  pp. 543-544 ).

In  effetti, l’intervento  appare  articolato, volto  alla  realizzazione  di  un  rito  unificato  denominato  “ procedimento  in  materia  di  persone, minorenni  e  famiglie “  dinanzi  al  neo-istituito  “tribunale  per  le  persone, per  i  minorenni  e  per  le  famiglie “ ( cfr.  art. 1  commi  23  e  24 ),  così  da  superare  il  risalente  ordinamento  precedente  e  le  sue  non  più  adeguate  disposizioni,  ad  esempio  in  tema  di  ripartizione  delle  competenze  fra  Tribunale  per  i  minorenni  e  Tribunale  ordinario ( art. 38  disp.att. c.c.,  modificato  dall’art. 1  comma  28  della  riforma ).   C’è  da  augurarsi  che  il  legislatore  delegato  completi  e  perfezioni  l’impianto  della  legge  delega,  così  da  pervenire  finalmente  ad  un  ordinamento  delle  persone, dei  minorenni  e  delle  famiglie  aggiornato  e  adeguato  ai  tempi. 

Anche  la  riforma  del  processo  civile, in  definitiva, si  caratterizza  come  un  intervento  non  di  corto  respiro, che  cerca  di  ovviare  ad  alcuni  reali  problemi  e  criticità  della  disciplina  esistente,  seppur  con  modalità  non  sempre  convincenti ( in  tema  di  anticipazione  delle  preclusioni, come  già  osservato ) :  l’auspicio  è  che  qualche  aggiustamento  sia  ancora  possibile  nella  declinazione  a  opera  dei  decreti  delegati “,  ma  quel  che  è  certo  è  che  questo  è  il  momento  storico  migliore, viste  le  risorse  economiche  disponibili, per  un’azione  combinata  sulle  norme  e  sull’organizzazione …” ( I. Pagni, op. cit., p. 587 ).

4. Last  but  non  least,  qualche  accenno  alla  riforma  intervenuta  per  ultima, quella  dell’ordinamento  giudiziario  e  del  Consiglio  Superiore  della  Magistratura ( legge  17  giugno  2022, n.71, “ Deleghe  al  Governo  per  la  riforma  dell’ordinamento  giudiziario  e  per  l’adeguamento  dell’ordinamento  giudiziario  militare, nonché  disposizioni  in  materia  ordinamentale, organizzativa  e  disciplinare, di  eleggibilità  e  ricollocamento  in  ruolo  dei  magistrati  e  di  costituzione  e  funzionamento  del  Consiglio  superiore  della  magistratura “ ).

Anche  in  questo  caso,  nonostante  da  tempo  l’attenzione  dell’opinione  pubblica  sia  incentrata  sulla  questione  morale  in  magistratura  dopo  il  “caso  Palamara”,  vi  è  da  prendere  atto  che  

il  dibattito  politico  e  la  discussione  pubblica  sull’ordinamento  giudiziario  si  sono  concentrati  su  un  solo  punto  che, per  quanto  rilevante, viene  trattato  guardando  più  al  contingente  che  non  entro  una  prospettiva  strategica  e  d’insieme “,  cioè  il  sistema  di  elezione  dei  membri  togati  al  CSM “,  con  lo  scopo  dichiarato…di  limitare  il  potere  delle  correnti  nella  scelta  dei  giudici “ ( G. Azzariti, op. cit.,  p. 516 ).  Non  che  il  problema  non  esista, beninteso,  ma  non  può  essere  isolato  e  non  può  assorbire  ogni  altra  e  più  complessa  questione :  Basterebbe  riflettere  sul  fatto  che  una  volta  eletto - quale che  sia  il  sistema  prescelto - il  CSM  deve  essere  messo  in  grado  di  svolgere  il  suo  ruolo  ed  esercitare  le  sue  funzioni  costituzionali “ ;  inoltre  Se  si  vuole  migliorare  il  funzionamento  della  giurisdizione

ci  si  deve  necessariamente  occupare  anche  di  altro, della  Scuola  Superiore  della  Magistratura, ad  esempio…” ( G. Azzariti, op. cit.,  pp. 516-517 ).

Tanto  premesso, va  evidenziato  che  il  provvedimento  di  riforma  si  articola  in  due  parti, una  prima  relativa  al  riassetto  della  magistratura  ed  affidata  ad  una  delega  al  Governo  da  attuarsi  entro  un  anno, con  possibilità  nell’anno  successivo  di  adeguamento  ed  integrazione 

( artt. 1-6  e  art. 40  per  la  magistratura  militare ) ;  una  seconda  relativa  all’assetto  della  magistratura  e  del  Consiglio  superiore, anche  in  relazione  alla  sua  organizzazione  e  al  personale ( artt. 7-39 :  cfr.  Giorgio  Spangher,  La  riforma  dell’ordinamento  giudiziario :  le  aree  di  intervento  immediato “, in  www.altalex.com  30.06.2022,  p. 1 ). 

Con  riferimento  al  “nucleo  centrale  della  riforma “ ovvero  alla  modifica  del  sistema  elettorale  del  CSM  si  è  osservato  che  Ad  una  prima  ‘lettura’,  non  pare  che il  nuovo  sistema  determinerà  risultati  non  solo  non  risolutivi, ma  neppure  significativi, dovendosi  escludere, anche  alla  luce  delle  elezioni  dell’ANM  nelle  varie  sedi,  grossi  spostamenti, considerati  i  radicamenti  strutturali  dei  vari  gruppi  e  la  loro  capacità  di  adeguare  le  strategie  di  indirizzo  dei  voti  alla  diversità  delle  situazioni “ ( G. Spangher, op. cit., p. 2 ).

D’altra  parte,  occorre  tenere  conto  di  un  dato  della  realtà :  finchè  le  ‘correnti’ ( anzi  le  realtà  associative  della  magistratura, come  più  correttamente  si  esprime  la  Relazione )  raccolgono  consensi  tra  i  magistrati,  quale  che  sia  il  sistema  elettorale, esse  interverranno  a  sostenere  i  candidati  che  a  quel  gruppo  fanno  riferimento, vi  sia  o  no  la  formale  presentazione  di  una  lista “ :  al  riguardo  Il  nodo  fondamentale  è  che  il  sistema  elettorale  non  induca, né  consenta  agli  apparati  di  vertice  dei  gruppi  di  bloccare  le  indicazioni  di  voto…” ( così  Edmondo  Bruti  Liberati, “ CSM  e  ordinamento  giudiziario. Quali  riforme ? “, 

in  Politica  del  diritto  n. 4 / 2021,  p. 677 ).  

In  linea  generale, si  ritiene  sbagliata  l’idea  che  le  associazioni  della  magistratura  siano  il  male  assoluto  da  sradicare,  mentre  quel  che  va  superato  è  il  ‘correntismo’  corporativo  e  spartitorio,  con  un  recupero  della  funzione  politico-culturale  delle  associazioni  che  in  passato  ha  contribuito  allo  svecchiamento  della  magistratura  e  alla  ‘scoperta’  della  Costituzione  come  punto  di  riferimento  supremo  nell'esercizio  della  funzione  giurisdizionale

( Mauro  Volpi, “ Una  proposta  positiva  con  qualche  rilievo  critico “,  in  Politica  del  diritto

n. 4 / 2021,  p. 708 ).  Naturalmente, non  è  facile  superare  il  “correntismo  corporativo  e  spartitorio “  e  nel  contempo  recuperare  l’originaria  funzione  politico-culturale  delle  stesse  correnti, quale  può  essere  riconosciuta  dai  magistrati  o  comunque  da  chi  abbia  vissuto  le  stagioni  degli  anni  Settanta  e  Ottanta  del  secolo  scorso :  ma  il  tentativo, a  parere  di  chi  scrive,  va  fatto,  se  non  si  vuole  buttare  il  bambino  insieme  all’acqua  sporca.

Concludendo  sulla  modifica  del  sistema  elettorale  del  CSM   appare  opportuno  richiamare  una  preziosa  considerazione  finale  della  Commissione  Luciani,  dai  cui  lavori  è  scaturito  il  testo  della  riforma  approvato  in via  definitiva  dal  Parlamento :  …nessun  intervento  riformatore  può  avere  successo  senza  un  profondo  rinnovamento  culturale, del  quale  devono  essere  partecipi  la  politica, i  mezzi  di  informazione, l’opinione  pubblica  e - soprattutto - la  stessa  magistratura “ ( dalla  Relazione  finale  della  Commissione  presieduta  dal  Prof. Massimo  Luciani ).

Passando  rapidamente  agli  altri  aspetti  oggetto  della  legge  di  riforma  n.71  del  17.6.2022,  vanno  richiamati  i  nuovi  criteri  in  materia  di  assegnazione  degli  incarichi  direttivi  e  semidirettivi ( art. 2 ),  le  modifiche  al  sistema  di  funzionamento  dei  Consigli  giudiziari  e  delle  valutazioni  di  professionalità,  con  attribuzione  alla  componente  degli  avvocati  della  facoltà  di  esprimere  un  voto  unitario  sulla  base  del  contenuto  delle  segnalazioni  di  fatti  specifici, positivi  o  negativi, incidenti  sulla  professionalità  del  magistrato  in  valutazione,  nel  caso  in  cui  il  consiglio  dell’ordine  degli  avvocati  abbia  effettuato  le  predette  segnalazioni  sul  magistrato  in  valutazione …” ( art. 3  comma  1  lett. a ) ;  la  modifica  alla  disciplina  dell’accesso  in  magistratura  con  riduzione  dei  tempi  per  l’accesso ( art. 4 ),  il  riordino  della  

disciplina  sul  collocamento  fuori  ruolo  dei  magistrati ( art. 5 ),  alcune  modifiche  al  d.lgs. 109/2006  in  materia  di  illeciti  disciplinari ( art. 11 ),  le  nuove  disposizioni  in  materia  di  eleggibilità  e  ricollocamento  dei  magistrati  in  occasione  di  elezioni  politiche  e  amministrative  nonché  di  assunzione  di  incarichi  di  governo  nazionale, regionale o locale 

( artt. 15-20 ).  Riguardo  a  quest’ultimo  aspetto,  noto  giornalisticamente  come  fenomeno  delle  “porte  girevoli”  tra  magistratura  e  politica,  sembra  apprezzabile  l’intento  del  legislatore  di 

evitare  il  rapporto  sia  originario  al  momento  della  candidatura  ovvero  dell’incarico, sia  successivo  all’esaurimento  e  cessazione ( anche  in  caso  di  mancata  elezione )  con  il  territorio ( regionale  o  provinciale, a  seconda  della  tipologia  del  ruolo  da  ricoprire ) nel  quale  il  magistrato  ha  svolto  le  sue  funzioni “ ;  inoltre, “ Quanto  ai  ricollocamenti, una  volta  esaurite  le  riferite  attività,  si  prevede  che  i  magistrati  siano  collocati  fuori  ruolo  presso  i  ministeri  o  la  presidenza  del  consiglio, ovvero  ai  rispettivi  organi  di  autogoverno  per  lo  svolgimento  di  attività  non  direttamente  giurisdizionali    giudicanti    requirenti “ ( G. Spangher,  op. cit.,  pp. 3-4 ).

In  conclusione, anche  questa  riforma  assai  delicata  dell’ordinamento  giudiziario  e  del  CSM,  resasi  necessaria  a  seguito  delle  gravi  e  note  vicende  originate  dal  caso  Palamara,  approvata  dopo  non  poche  polemiche  tra  le  forze  politiche  e  con  la  forte  opposizione  della  magistratura  associata,  appare  nel  complesso  accettabile  ed  equilibrata,  affronta  alcune  questioni  di  fondo  della  struttura  ordinamentale  della  giustizia, come  sono  emerse  in  alcune  vicende  recenti   e,  grazie  alla  mutata  sensibilità  del  Paese  per  alcune  delle  tematiche  affrontate “,  riesce  a  toccare  alcuni  aspetti  sensibili  del  tema  della  logica  di  appartenenza  o  del  rapporto  tra  politica  e  magistratura “ ( G. Spangher, op. cit., p. 4 ).

Non  è  poco, mi  sembra, in  questi  tempi  caratterizzati  da  incertezza  e  confusione, non  solo  a  livello  politico :  è  necessario  peraltro,  come  già  ricordato,  un  “profondo  rinnovamento  culturale “  della  politica, dell’opinione  pubblica, della  stessa  magistratura  e - mi  permetto  di  aggiungere -  degli  altri  operatori  della  giustizia ( avvocati, docenti  universitari ),  il  cui  ruolo  è  centrale  in  questo  momento  di  transizione.

                                                                                               

                                                                     

                                            




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