Pochi altri istituti civilistici hanno conosciuto - nel bilancio che possiamo fare, a vent’anni dalla nascita - una crescita impetuosa come l’Amministrazione di sostegno.
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Si è allargata di molto, a partire dal 2004, la ‘’clientela’’ antropologica di riferimento. La lista dei beneficiari comprende ormai non soltanto sofferenti psichici, in senso stretto, ma in generale tutti coloro che, per serie ragioni, ‘’non ce la fanno’’ esistenzialmente a gestirsi: ad esempio anziani non padroni di sé, esseri affetti da disabilità fisiche, malati contingentemente in difficoltà, vittime di dipendenze, di ictus, portatori di disturbi pesanti e invalidanti, e, secondo alcuni interpreti, analfabeti di ritorno, carcerati, eremiti, homeless, migranti.
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Rientrano nell’ambito della protezione, come la Cassazione ha più volte riconosciuto, anche coloro i quali erano affidati un tempo, in via esclusiva, al raggio disciplinare dell’interdizione: ossia gli infermi mentali gravi.
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Per la maggior parte, i beneficiari rientrano oggigiorno in ‘’tipologie di persone’’ che non stanno – ecco la zona grigia del disagio - abbastanza bene da cavarsela da sole, in qualsiasi frangente, e non risultano neppur debilitate, fisiologicamente e spiritualmente, al punto da abbisognare di qualcuno che le sostituisca per intero, per sempre: creature a metà fra il bianco e il nero, ecco la sfumatura di tendenza, nella tavolozza della non autosufficienza.
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Oggi gli ’’amministrati’’ in Italia sono all’incirca 350.000, il ritmo espansivo del presidio ex art. 404 c.c. è stato crescente, in percentuale, di anno in anno.
Gli interdetti giudiziali sono oggi 140.000; si tratta in larga misura di persone le quali erano già interdette nel 2004 e che, per le ragioni più varie, non sono state fin qui ‘’disinterdette’’ dai Tribunali, come pure era teoricamente possibile. Gli inabilitati sono press’a poco a 20.000