Sulla panchina parallela alla mia c’erano due tizi che parlavano. La loro testa era distante da me mezzo metro. A un certo punto è venuta a sedersi accanto a loro una ragazza. Dopo cinque minuti i due si sono alzati, la ragazza è rimasta sola. E si è subito distesa sulla panchina, appoggiata su un gomito, ha turato fuori un pacchetto di cellophan e si è messa mangiucchiare credo dei piccoli biscotti. Straniera?
Di colpo ho avuto - dopo un attimo - l’impressione che mi guardasse di sghimbescio, era un po’ imbarazzante la cosa, come fare? Poi ho buttato anch’io un’occhiata girando di quindici gradi la testa, lei forse ha distolto gli occhi, poi sì, anche lei, di nuovo, mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha sorriso, cioè un mezzo sorriso, a poche decine di cm, a cui ho dato anch’io un micro-riscontro – ma ho distolto subito gli occhi, e mi domandavo anzi se avevo visto giusto ---
Poi l’ho riguardata, lei aveva lo sguardo altrove, verso la direzione del suonatore, ho visto allora che era un ragazza probabilmente alta (distesa però come si fa a dire esattamente?), bionda, direi sui trent’anni, una camicetta romantica e non tanto scollata, un viso ben disegnato, un po’ forte forse di profilo, luminosa comunque, viva, pulsante, poi lei si è voltata di nuovo verso di me e mi ha di nuovo sorriso appena appena, ma fissa, sì, sì, un’espressione affettuosa, forse ironica, avventurosa, interrogativa, impossibile sbagliarsi, e io questa volta sono stato meno salame, ho fatto un mezzo sorriso anch’io, lì al buio, non è che si vedesse molto per la verità, lei certo (sentendomi) aveva capito che ero italiano, però la faccia …
--- G. si è accorto allora di quegli sguardi, era meravigliato, ha guardato anche lui lei, ma lei non ci faceva un gran conto, sembrava a suo agio, c’era come un ponte, un diapason --- la cosa sarà continuata un paio di volte, tre o quattro forse, così, poi niente, mi sono alzato, sono andato verso l’uomo del sax, ho appoggiato sulla custodia aperta delle monete, tanto per fare qualcosa, sono tornato indietro, lei continuava a mangiare i suoi biscotti --- poi mi sono alzato definitivamente e sono andato via --- e mi chiedo ora cosa ci fosse dietro quegli sguardi un po’ spavaldi e malinconici:
- Eh, siamo tutti soli a questo mondo!
- Ho fame, sgranocchio, ti do fastidio? Indovina da dove vengo!
- Tra un attimo uno di noi si alzerà, scomparirà, così è la vita, non ci vedremo mai più
- Venezia è così, la notte, che vuoi farci?
- Domani devi finire la tua prefazione, eh!
- Sì, mi sono fatta un po’. Il mondo è grande. Ma tu chi sei?
- Il caprifoglio, mah, perché non un altro gelsomino?