È verosimile dovrà essere    il Comune  la sede primaria cui far capo a livello organizzativo.

  Spazi per gli operatori, dunque, archivi, computer, software appositi, un telefono verde, registri capienti, custodia scrupolosa della privacy. Filamenti vari dell’apparato pubblico, tutti i quartieri urbani partecipi, distribuzioni di ruoli; reti ben organizzate, un costrutto fluido, oltre ogni possibile labirinto.

   Il cammino entro le agenzie del soccorso cessa di essere, così, qualcosa di estemporaneo: c’è una mano a orientare ogni passaggio, dall’alto, in maniera competente, né dovrebbero crearsi zone morte procedendo.  Planimetrie sensibili all’ispirazione dinamico-relazionale, cara al civilista, attente alle ‘’attività realizzatrici’’ della persona, in ogni fase operativa.

  L’interessato potrebbe lamentare - poniamo - problemi dal dentista, questioni di pignoramento, micro-cadute depressive, bilanci casalinghi che non sa gestire da solo; e si trascinerà dietro magari tendenze all’obesità, gli arresti domiciliari del fratello, blocchi con la scuola a distanza, l’insonnia, la passione per le corse al trotto.   Seguire i singoli ristagni, allora, con lo sguardo al resto delle caselle intorno, all’insieme dei nessi istituzionali. Sapendo ogni volta da dove arriva, l’interessato, come se la sta cavando, dove si sposterà prossimamente.

  E periodicamente un monitoraggio capillare, controlli sapienti circa il vissuto e l’agenda effettiva dei più esposti, casa per casa.   Lasciare in vista un numero di telefono, riferimenti nei social, un indirizzo mail. Magari i sassi di Pollicino per il ritorno.  Sarà l’assistito a farsi vivo ogni tanto (‘’Sono vivo, ce la faccio’’), altrimenti qualcuno dal Centro prenderà lui delle iniziative, in via di default, bussando alla porta, facendo    domande (‘’Come stai oggi, cosa ti serve?’’); ascoltando le risposte, prendendo nota.