Famiglia, relazioni affettive  -  Redazione P&D  -  02/01/2022

Tradimenti coniugali e risarcimento del danno - P.C.

Affinché scatti una responsabilità civile per adulterio serve “qualcosa in più”, legalmente, che non la mera-obiettiva violazione del dovere di fedeltà.

Certo a uno sposo non farà piacere venir tradito (quando lo scopra); neanche il bisogno dell’altro di realizzarsi, anima e corpo, attingendo qualche lembo di felicità, nuovo calore, può venir sacrificato però del tutto. È complicato l’essere umano, la vita è una sola, non dura tanto; l’amore è raro, dirgli di no quando sboccia fuori casa può risultare difficile; le rinunce sentimentali sono lancinanti a volte.

La linea di equilibrio sarà che non bisogna comportarsi, allora, in modo da ferire la “dignità” del consorte; “tradire” amen, se proprio è inevitabile, farlo almeno con eleganza, però, sommessamente; lungi da crudeltà e ostentazioni.

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No al risarcimento quindi – pescando tra le pronunce degli ultimi decenni - là dove la storia amorosa rimanga occulta, invisibile. Responsabilità sì per un marito il quale, oltre a coltivare relazioni affettive all’esterno, non perda  occasione per dileggiare la consorte, imputandole davanti agli amici di essere brutta, repellente, canzonandola perché si è tinta i capelli di rosso.

Nessun obbligo risarcitorio invece per la donna che, pur avendo un amante segreto (da qualche parte), riservi comunque al marito quote significative di ascolto, di confidenza; facendo l’amore con lui, magari, incoraggiandolo nel lavoro, non negandogli pressoché nulla.

Responsabilità civile, di nuovo, nel caso di un uomo, arrogante capobastone del Sud, che pretenda di portarsi in casa la giovane neo-amante polacca (succede anche questo al mondo), imponendo alla moglie di andare a vivere nella stalla. Irresponsabilità invece per un marito il quale si sia abbandonato - una sera d’autunno, in una città di provincia, al termine di una passeggiata solitaria - a un fuggevole e trepido scambio d’amore omosessuale, al buio.

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Sì al risarcimento, ancora, nel caso di una donna la quale, dopo essere scesa dall’autobus, alla fermata sotto casa; dopo essersi accorta che dentro la macchina di famiglia, parcheggiata sotto un albero, c’è il marito abbracciato a un’altra donna; dopo essersi accostata all’automobile per rendersi conto meglio della situazione; venga addirittura aggredita e picchiata da lui, nonché trascinata alcuni metri per i capelli, brutalmente, sull’asfalto. 

Soluzione analoga nel caso di una sposina che, già a poche settimane dal matrimonio, si veda indotta dal marito a rimanere sempre  a casa, facendo da infermiera e badante alla suocera, invalida da anni - ventiquattro ore al giorno di fila, accanto al letto, sotto la flebo, sette giorni su sette. Mentre lui passa il tempo in giro per valli e colline, a divertirsi e  a folleggiare, con la giovane amante.

 

 

 

 

 

 




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