Letteratura  -  Redazione P&D  -  28/06/2021

Storia di Ina - Recensione di Lorella Scelli

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Il romanzo ‘’Storia di Ina’’ delinea, con passaggi lievi e dettagliati, l’incontro tra un professore universitario occupato negli studi giuridici sull’infermità mentale e una ex studentessa, Ina, che aveva perso l’occhio sinistro a sei anni cadendo dalla bicicletta. Ma è proprio l’incidente, ad infonderle coraggio per la vita.

Il romanzo si snoda attraverso le vicissitudini raccontate da Ina, del suo vissuto, al professore, narrando nel contempo l’incontro intimo tra il Maestro e l’ex allieva.

Ina è una ragazza sola, che attraversa non soltanto il dolore per la perdita dell’occhio, ma anche quella della violenza subita da Jamil, una sera d’estate, in cui la solitudine e la disperazione avevano preso il sopravvento.

Il professore Marigondi sente però “l’odore“ della sua fragilità ed è pronto ad aiutarla.

Anche il termine odore restituisce alla parola fragilità un’eleganza che sottende proprio tutto il libro, perché la fragilità fa parte dell’essere umano e, se canalizzata, può diventare anche un punto di forza.

Il professore viene dipinto, dall’avvocato Banchetti, voce narrante e amico-collega del professore, come ingrigito dalla carriera universitaria rispetto ai fuochi liceali che avevano caratterizzato la sua esistenza, per poi subire un cambiamento dettato proprio dalla relazione con Ina.

L’avvicinamento tra il Maestro e l’ex allieva viene suggellato dai racconti di Ina nell’ambito dei “capitoli ricordi”, che si manifestano attraverso i viaggi interiori e geografici tra i due.

E sono proprio i viaggi interiori a far cogliere al professore che circolava un’energia speciale e che basta poco a cambiare la vita.

Ed infatti Ina, nel raccontarsi, pone l’accento sull’infanzia vissuta in una famiglia distrutta a causa del suo incidente con la bicicletta, a quello del fratello Arturo, autistico, alla volenza subita da Jamil, per passare poi all’incontro sfortunato con Lorenzo, di cui lei si era innamorata, e che perde la vita a causa di una leucemia.

La relazione tra i protagonisti non cambia soltanto il professore, ma anche Ina: significativo il passaggio in cui lei, mentre sta cercando gli indizi rispetto alla violenza subita, si ritrova a pensare più alla presa in carico del professore che al resto. Attraverso dettagliati passaggi ambientali ci ritroviamo all’interno di un quadro in cui il professore assume l’incarico di aiutare Ina a risolvere i suoi problemi, con la studentessa che esprime grazia e gentilezza, che irrompono e irradiano la vita del professore, inondata a questo punto da un evidente affetto.

I rapporti tra i protagonisti diventano sempre più intensi ed il professore, oltre alla fisicità di Ina, coglie anche la grazia dei suoi movimenti; e il suo cuore si apre all’ascolto, all’affetto, all’incoraggiamento per la sua ex allieva.

Il testo sottolinea anche la modalità comunicativa che attraversa sempre la percezione dell’altro, una modalità che Ina conosce bene, anche lì dove dischiude la legittima aspirazione sessuale di Filippo, che soffre di leggeri disturbi dissociativi; e la stessa Ina gli permette di toccarla e di guardarla.

Ed è sempre “il modo” fondamentale nei rapporti interpersonali, perché implica che c’è stata un’attenzione all’altro che si sente accolto: vale per tutti, sempre. Questo il monito: direi il soffio del e per il cuore.

Il romanzo raccoglie i passaggi interiori anche attraverso la descrizione minuziosa dei dettagli sui luoghi e sulle singole circostanze; ma i particolari li ho letti proprio in simbiosi con la complessità dell’essere umano, con tutte le sue sfumature.

Cosicché i singoli particolari sono strettamente collegati con gli aspetti interiori dei singoli personaggi, cioè con i moti dell’animo.

Ed è proprio il dettaglio nel raccontare, secondo me, che non soltanto ci conduce nei luoghi in cui si svolgono i fatti, ma ci trasporta all’interno del rapporto umano in cui si rappresentano le descrizioni.

Ogni descrizione apre le emozioni dei personaggi e, in questo, la chiave stilistica appare vincente, perché è posta armonicamente con le percezioni emotive degli stessi.

E’ questa intima connessione, tra il dettaglio dei luoghi e i moti dell’animo a generare, a mio parere, il paradigma, all’unisono, dell’uguaglianza e della diversità che caratterizza ogni essere umano.

E’ la storia intima di un rapporto d’amore, in cui si mostra che ognuno di noi è uguale e diverso, cosicché la fragilità di Ina è la fragilità di ciascuno di noi.

Ed allora il romanzo chiama tutti noi operatori a guardare le persone fragili non attraverso una osservazione meramente nosografica, ma mediante una visione volta a comprendere l’esperienza di quella persona, nel mondo in cui vive e in cui è vissuta, che tanto condiziona l’esistenza umana.

 




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