“Bravo il recluso che si organizza dentro – senza lasciarsi sopraffare”.
Tante le soluzioni fra cui scegliere. Storiche o inventate, dipende dalle circostanze.
Un patriota italiano si trova rinchiuso dagli austriaci, nella fortezza dello Spielberg, deve passare lì vari anni? Potrà raccogliere intanto materiali preziosi, da riversare un giorno, come fa Silvio Pellico, in un libro di memorie.
Una ragazzetta ebrea non può uscire dalla soffitta in cui è nascosta, ad Amsterdam, con la sua famiglia, per sfuggire ai nazisti? Buona occasione per affidare, come sceglie di fare Anna Frank, pensieri grandi e piccoli a un diario.
Al Miglio verde ci sono dei condannati alla sedia elettrica, in attesa del turno? Andare d’accordo coi secondini più umani, scambiarsi favori tra di loro: potrebbe non essere una cattiva soluzione nel frattempo.
Due omicidi alle spalle, carattere difficile, una condanna a vita? Occuparsi di uccellini malati, studiare nuove medicine per loro, come decide di fare Robert Stroud nell’ Uomo di Alcatraz, sembra una valida ricetta.
Un lager con secondini venali, che trafficano nascostamente. A un ufficiale intraprendente come Sefton, inStalag 17, potrà convenire organizzarsi, commerciando in merci di consumo; in attesa di smascherare le spie nella baracca.
Figlioletto ingenuo, sensibile? Basterà creare le giuste messinscene, come fa Benigni ne La vita è bella, per creare l’illusione che vada tutto bene, che non sia un Lager nazista quello intorno.