Amministrazione di sostegno  -  Paolo Cendon  -  01/05/2023

San Francesco, gli approfittatori, una casa di riposo

1- Nasce da una famiglia agiata, in parte nobile, padrona di vari immobili; avverte presto in sé una forte inclinazione celeste, da Golgota. Con una spinta profonda all’indigenza, al francescanesimo, all’autodistruzione borghese, terrena.

Vorrebbe entrare in Seminario, i genitori lo ostacolano però; e questo diniego, cui si piega rassegnatamente, susciterà debolezze e alimenterà storture varie nel suo animo.

 La chiave di volta personologica diventa, in lui, un lancinante senso di colpa, per il fatto di avere case e terreni al sole, in discreta quantità; per essere venuto alla luce   con più soldi, cespiti e risorse, di quanto non accusino tanti altri esseri di questo mondo.

Il contrario di Gesù di Nazareth.

 

  2 - Vorrebbe dare via ciò che possiede, liberarsi, rinascere socialmente: dall’alto al basso tuttavia, un percorso ‘’dal più al meno’’, stavolta, non pensa ad altro.  Il cammino inverso a quello che tutti sognano.

 Il fatto che i beni immobili di famiglia – alla morte dei genitori – siano però in comunione ‘’pro indiviso’’ con due sorelle, meno inclini di lui alla prodigalità, scompagina i suoi piani.  Ci riesce due sole volte, quando persuade le sorelle a regalare un edificio, a una governante che era sempre rimasta in casa, e quando le convince a donare insieme a lui un terreno al Comune.

 Da allora in poi dovrà accontentarsi di potersi svenare, denudandosi misticamente, solo rispetto a ‘’beni mobili’’ tutti suoi.

Allorché ci riesce è felice, di nuovo, sente la vergogna placarsi.

 Sono peccati originali gravi – tuttavia - quelli dell’agiatezza di ceto, di sangue, di rango. Una necessità incessante, divorante per lui, quella di allontanare da sé ogni   marchio d’infamia, ogni stigmate classista.  Redimersi, avvicinarsi sempre più al Cielo; rifugiarsi in campagna, in una specie di tugurio. 

 Contatti esterni, con gli altri? Un po’ lo esasperano i pettegolezzi e le insistenze, sbraita verso chi lo incalza o lo contraria.  Un po’ gli vedi comparire allora sulla faccia - lunga e appuntita - dei sorrisi poco espressivi, sornioni, come persi nel vuoto.

 

  3 -   Studia, si laurea a un certo punto, si accultura, si dà all’insegnamento; il senso di contrizione e il ricordo del misfatto originale – quei beni di famiglia! - non lo abbandonano mai.

No pertanto ai rapporti affettivi, no al matrimonio, a fidanzamenti, no anche ad amicizie profonde, no ad avere figli. Spende poche lire al mese per vivere, più tardi pochi euro, gli bastano e avanzano; solitudine, clausura, romitaggio, castità, flagellazioni: il minimo vitale, appena appena. Diventa vegetariano, sì ai frutti della terra, le sue mani all’alba a rovistare fra le zolle, nel prato e nell’orto, sì agli animali da cortile liberamente circolanti.

No alla biancheria intima, un lusso inutile, secondo lui, da signori; no a lavarsi, un’abitudine da ricchi, futile e vanesia, per gente del gran mondo.

Non si compra mai un vestito; abnegazione, imbarbarimento, mortificazione.

 

4 - Accetta con gioia di prendere e tenere in casa, gratuitamente, cinque giovani sbandati stranieri; i quali iniziano a circuirlo, da quel giorno, a tormentarlo per i soldi.

 Regalini continui, prestiti, scuse lacrimevoli, racconti di miserie familiari vere e finte. Lui intuisce che mentono di solito, i cinque, dice loro di sì, lo stesso. È felice di aver accanto a sé qualcuno che, ogni giorno, gli toglie via e gli strappa qualcosa; che lo inchioda e lo riporta alle sue antiche, mai sopite, responsabilità natali - esorcizzandole.

Viene indotto sempre più spesso, dai neo-arrivati del terzo mondo (suoi fidi protetti), a effettuare versamenti pecuniari, a loro vantaggio; a firmare carte e riconoscimenti autolesionistici, con strozzini vari.

Una vena d’ora, per gli abili profittatori; sempre più avidi con lui. Sottili e incombenti, ce n’è per ciascuno all’inizio; mai un no alle richieste, una fortuna insperata.

 E la combriccola è sempre pronta a cantare le sue lodi, in cambio, a elencare i suoi pregi. Con chi fa domande, curiosi o giornalisti; i cinque a ripetere sorridendo (un mantra) come sia un autentico santo, quel personaggio, un uomo speciale; un individuo unico al mondo, la generosità in persona, pazienza se un po’ strambo - ‘’ce ne fossero sulla terra’’, la copia di Francesco di Assisi, otto secoli dopo.

Finalmente qualcuno che lo castiga, continua a pensare il nostro, che lo maltratta sul serio; che sappia rinfacciargli silenziosamente – contestandole fra una lode e l’altra – quelle macchie di agiatezza immobiliare, originaria.

 

  5 - Anche quando gli animali da cortile entrano in casa e la sporcano, zampettando in bagno, in cucina, sul letto addirittura, si tratta per lui di escrementi meritati, benedetti.

 Il Cielo è con lui pure in quei passaggi, in quelle capre affezionate, belanti.

Più la sua casa diventa una discarica maleodorante, un mondezzaio, più il bisogno di umiliazione e di degrado si lenisce, evangelicamente; e più lui riesce ad avere degli sfoghi di espiazione, come un senso di sollievo dentro - una tregua con la coscienza, con nostro Signore.

 

6 - Le stesse perizie psichiatriche - che gli verranno fatte a un certo punto: alcune delle quali ripetono (quelle ufficiali) come lui soffra di un grave ‘’disturbo di personalità narcisistico’’, con serie ‘’componenti schizoidi’’ - non gli dispiacciono troppo.

Pur esse lo offendono, in fondo, infilzandolo con etichette varie; lo trafiggono giustamente   però, secondo lui: lo mettono alla gogna, sbeffeggiandolo, ossia addormentano ancor più quei sensi di colpa, per un attimo.

Soldi dopo soldi, buttati al vento, distribuiti a pioggia ai giovani parassiti - stillicidi senza tregua, metà bonifici metà cash? Ottimo come risultato, quale serenità dopo, evviva!

 Un’equità ristabilita fra gli uomini; giustizia fatta, beati i poveri, gli ultimi, il discorso della Montagna!

 Proprio quel che cercava - il gusto per il castigo, come tanti esempi eccelsi, nel corso dei secoli.  ‘’Perdonato un po’, finalmente, accontentato nei palpiti più intensi, o mio Signore …’’.

 

7 - Il conto in banca però - ecco l’evolversi della situazione - che si assottiglia progressivamente. L’allarme che scatta, non solo presso i Servizi sociosanitari, il ricorso giudiziale che verrà accolto; l’amministrazione di sostegno che arriva  un brutto giorno, dal Tribunale.

Cosa fare allora - è spezzato in due il nostro, più del solito.

L’incapacità sopraggiunta con l’istituto di credito, dopo il decreto del giudice: la saracinesca gestionale che è calata, in modo brusco, niente più denaro disponibile; si tratta in fondo di uno scudo da cui lui si sente difeso, presidiato burocraticamente, era tempo ….

‘’Hanno voluto loro così, io non c’entro’’.

Non è più in grado tuttavia - ecco il problema - di accontentare la gang di sanguisughe che lo assillava sistematicamente, che lo spolpava sin lì.

Conflitti interni per il nostro, più seri ora di prima; un black out, un dilaniamento psicologico.

 

8 - Ai carabinieri e all’amministratore di sostegno rivelerà adesso, sottovoce, che non ne poteva più a volte, di quegli avvoltoi; di quelle mantidi che lo mangiavano vivo. Racconta la verità, entra nei dettagli.

Però, così, senza più autonomia negoziale con la banca, lui non riesce – ecco il punto – a prelevare dal conto. Non è in condizione di finanziare nessuno. 

E quel rovello interno esiste ancora, in lui, quel suo misticismo.

Non riceve più - adesso - l'agognata ‘’dose di sacrificio, immiserimento’’, quella che calmava i suoi tormenti. Il dolce cilicio, le spine e ortiche sacrosante, cui si era abituato.

 Niente è più come prima.

E quando le sanguisughe – addirittura - lo indurranno a progettare veri e propri ‘’reati’’, con la banca, visto che non c’è altro modo per spillare contanti; quando lo inciteranno a escogitare una messinscena, onde procurarsi dei soldi, attraverso furti e falsificazioni varie: ebbene, non riuscirà a dire di no.

 

9 - Ci prova in effetti un brutto giorno.

Lo smascherano però, immediatamente, fiutano il trucco allo sportello; la firma altrui è visibilmente contraffatta, fasullo anche il timbro, lo bloccano all’istante.

 E la vergogna per lui è subito immensa.

Per un attimo vede, e comprende, in che abisso morale ed esistenziale è piombato.

 Chiede scusa allora, al giudice e all’amministratore. Supplica li dirigenti bancari, piange, si cosparge il capo; racconta che è stato istigato, raggirato, costretto per il quieto vivere. Non vuole andare in galera, promette che non lo farà più. 

 Viene perdonato all’istante, indulgenti tutte le autorità. Compassione, nessuna denuncia penale.

 Però quando gli chiedono di smascherare gli aguzzini-istigatori, si tira indietro nuovamente.  In fondo è riconoscente, a quei giovinastri, anche per il crimine che l’hanno indotto a commettere. Così è fatto l’uomo. Quella vergogna da reato è, nella sua gamma, una pena umiliante - una modalità di riequilibrio inedita, che ancora gli mancava …

 

10 - Spezzato in due il nostro, ancor più, pencolante tra due fronti: allorché gli proporranno la casa di riposo, si opporrà in prima battuta.

Senza ‘’libertà’’ di movimento al 100%, come continuare a foraggiare, magari lungo vie diverse dal passato, i predatori di casa – gli scrocconi male/benedetti?

 Come quietare l’antico bisogno, che nessuno comprende appieno, di degrado ambientale, di magrezza, di piaghe? Di solitudine, di puzza, di lacerazione, di annichilimento?

 

11 - Accetterà poi, firmerà col suo nome l’ingresso in casa di riposo; vi si traferisce dopo un po’, ‘’temporaneamente’’ a parole, si sa in effetti che è per sempre.

Oggi continua a essere tagliato in due, dentro di sé, dipende dalle giornate.

 Per un verso no al   benessere, abbasso la civiltà e la normalità; invoca i suoi animali, rimpiange gli odori agresti, gli spifferi!

Però quel nuovo confort della RSA …  il sostegno circostante, nessun guardone, niente esazioni, tanto spiacevole?  L’affetto, i cibi cotti a puntino, la pulizia; il tono fisico ritrovato, il riscaldamento, il decoro, l’accudimento.

C’è anche del buono in tutto ciò … il bel parco, le medicine giuste, i sorrisi delle nuove presenze - non tanto male come contorni e compagni di vita.

 

12 - Ma siccome pensa, nei giorni dispari, di non aver espiato abbastanza.

Dato che quell’antico fantasma lo ri-affanna a tratti, lo sovrasta e attanaglia ogni tanto, e così sarà per sempre.

Poiché non c’è nessun demone che lo fustighi, oggi, che lo supplichi, lo minacci, lo blandisca, gli tenda agguati, lo aduli, si strofini nell’ombra - e quindi niente più che, nel segno dell’oppressione e del rimprovero, calmi il suo tormento …  come uscirne?

C’è da augurarsi che il pensiero ‘‘Ho fatto quanto potevo, non posso più deprivarmi oggi, non è colpa mia, sono i magistrati  ad aver  tagliato i ponti, mettendomi qui’’, basti a in parte consolarlo.

 Accanto alla presa d’atto che è riuscito alla fine - piuma dopo piuma, elargizione dopo elargizione - a non essere più tanto facoltoso; né riguardo ai soldi, ormai pochi, né rispetto alle case, mezze cadenti. Missione compiuta.

 




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