IL CASO NELLA BASSA FRIULANA: È UNO DEI PRIMI IN ITALIA
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Nell’aprile di due anni fa aveva ricevuto la prima dose di vaccino anticoronavirus, il Vaxzevria di Astrazeneca, uno dei quattro preparati che venivano somministrati in quel periodo, nel pieno della seconda ondata del Covid. Un vaccino che, va sottolineato, da un anno e mezzo non è più utilizzato in Europa. Dopo quell’iniezione una donna di 65 anni, residente nella Bassa Friulana, aveva incominciato ad accusare fastidi, via via più persistenti, fino a restare sostanzialmente paralizzata nella parte sinistra del corpo, dal capo ai piedi. La prima sezione della Commissione medica ospedaliera di Padova ritiene «possa sussistere il nesso di causa tra la vaccinazione somministrata e la successiva condizione patologica sofferta dalla paziente», che si vedrà riconosciuto un indennizzo che, verosimilmente, sarà di poco inferiore ai mille euro al mese. Il pronunciamento della commissione patavina, che ha competenza sul Triveneto per i casi di reazione avversa legata a trasfusioni e vaccinazioni e determinare gli eventuali indennizzi, «è uno dei primi in Italia», assicura l’avvocato che ha assistito la sessantenne nel procedimento.