Gemma Brandi
Direttore Sanità Penitenziaria USL Centro Toscana
Ventisette anni or sono fu aperto nella casa circondariale di Firenze il solo istituto di internamento psichiatrico giudiziario italiano che non fosse ospitato in un OPG, come accadeva per le altre Case di Cura e Custodia [CCC], tutte maschili: si trattava dell"unica Casa di Cura e Custodia femminile. Non poteva trovare posto nell"OPG per donne, quello di Castiglion delle Stiviere, privo di sorveglianza custodiale, trattandosi di una Casa di Cura e Custodia, appunto, e il carcere fiorentino ne divenne la sede. Fu così che nel 1990 le internate smisero di essere disperse nelle sezioni ordinarie. Il direttore dell"epoca, il povero Paolino Maria Quattrone, realizzò uno spazio più che dignitoso strutturalmente e dotato di una organizzazione avveniristica: infermieri con esperienza in Salute Mentale presenti sulle ventiquattro ore, un servizio di guardia psichiatrica che rispondeva alle urgenze per diciotto ore giornaliere, personale di polizia penitenziaria di fresca nomina, sedici giovani agenti motivate che avevano ricevuto una formazione specifica e intensiva, che operavano solo in quella sezione, addirittura stabilendo autonomamente i loro turni di lavoro. La collaborazione tra personale sanitario e di polizia era all"insegna di una interdisciplinarità autentica. Per alcuni anni il luogo fu un esempio di risposta ante litteram alle esigenze di cura di persone portatrici di sofferenza psichica, destinate a restare dietro le sbarre. L"iniziativa subì le ostruzioni e le bordate che qualunque uomo di media intelligenza facilmente intuisce, ma segnò positivamente la vita di ospiti e operatori, anticipando quello che il carcere oggi dovrà mettere in piedi per rispondere alla malattia mentale che bussa alle sue porte, costretta a fare ritorno oltre le sbarre, là dove medici, giudici, cappellani visionari, dotati cioè di una visione, si erano avventurati già nel Seicento a Firenze e a seguire nel resto di Europa, al fine di liberare dalle catene individui troppo deboli e fragili per sostenere il trattamento penitenziario e la privazione della libertà a oltranza. Nacque così la psichiatria. Oggi i pazienti dei Servizi di Salute Mentale autori di reato, se da una parte entreranno nelle istituende REMS [Residenze per la Esecuzione delle Misure di Sicurezza], dall"altra usciranno dall"OPG per essere accolti in appositi reparti, maschili e femminili, da allestire almeno in un carcere per Regione. La Casa di Cura e Custodia di Sollicciano, con la sua storia gentile e luminosa dapprima, quindi decadente e dimenticata, mostra i rischi di questa operazione e indica la strada da evitare per non incorrere in analoghe degenerazioni. Basti pensare che gli estensori delle Leggi 9 e 81, che hanno sancito la chiusura degli OPG, si sono dimenticati della sua esistenza: una esistenza denegata fino al giorno della sua chiusura. Nessuno ha mai citato il settimo istituto di internamento del Paese, questa piccola CCC di sole donne, sopravvissuta al progressivo taglio delle risorse e all"incuria, perché fondata sul pensiero e sulla convinzione che ne ispirò il progetto, in grado di contaminare, tre decenni dopo, la giovane educatrice che venerdì 4 Marzo 2016 ha scritto semplici quanto profonde parole per non dimenticare le vite e le azioni che meritano un ricordo, insegnando a tutti noi l"amore per un lavoro duro, ma fertile, sempre che si abbia l"occhio sufficientemente alato per riconoscere il fascino indiscreto della alterità e il coraggio per non cedere alle lusinghe della manipolazione. Scrive dunque Elisa Cepparolli: "Care Dottoresse, volevo condividere con voi un momento di riflessione. Oggi é stata una giornata particolare e delicata, di addio alle pazienti rimaste in CCC e soprattutto della fatidica chiusura del reparto. Da ieri sera mi sono tornati in mente tutti i momenti passati in quel posto, dal mio arrivo fino ad oggi, tutti gli eventi critici vissuti. Ho iniziato la mia esperienza lì e quante ne ho passate... ricordi che si inseguono. Sinceramente tante pazienti le porterò nel cuore perché hanno lasciato in me un ricordo indelebile e le penserò sempre con affetto. Lavorare con loro mi ha fatto crescere: a parer mio si può imparare tanto anche dai cosiddetti matti, dal loro strano e bizzarro universo, dal quale, se si é capaci di entrarvi, si resta affascinati. Il loro stupirsi per piccole cose, i loro sorrisi, che magari ti fanno dopo mesi, il loro aprirsi e il loro fidarsi e affidarsi alle tue cure e ai tuoi suggerimenti, le loro storie, le loro confidenze, il loro affetto sincero io non li scorderò MAI. Buonanotte Elisa".
Un grazie a Elisa Cepparolli, la cui madre, oggi Ispettore di Polizia Penitenziaria, era stata tra le giovani agenti che aprirono la CCC di Sollicciano. A Elisa il compito di testimoniarne la chiusura e di rammentarne in limine mortis l"esistenza, di farlo con la tenacia sorridente che la caratterizza e che caratterizza i valorosi operatori della Salute Mentale del Paese che hanno una disposizione all"aiuto dei "cosiddetti matti", che si divertono a fare questo lavoro possibile, non impossibile.