La sensazione si è rafforzata leggendo tutt’altro: un gustosissimo passo di un libro che vi consiglio senz’altro di non perdere, La storia di Humayun di Golbadan Begum, edita da Ariele e introdotta, tradotta dal persiano e commentata dalla bravissima storica del Medio Oriente Anna Vanzan.
Golbadan (1523-1603) era la figlia di Babur, nipote di Tamerlano, capostipite della dinastia Moghul. Ed era la sorella del suo successore, Humayun, del quale scrisse la storia. Ora, quello di Babur e dei suoi successori fu, pur nella ferocia delle guerre di conquista che intraprese, un dominio che amò le arti e la bellezza, diffuse la cultura e permise alle donne di corte di svolgere un ruolo politico di rilievo. Ciò non toglie che Humayun avesse un harem complicatissimo e che avere un harem di quelle dimensioni gli procurasse tanti grattacapi che viene da chiedersi perché non ci rinunciasse.
In particolare il 29 gennaio 1535, il sovrano, muovendo alla volta del Gujarat, piantò il suo campo avanzato nel giardino Spargioro, dove restò un mese in attesa che il suo esercito lo raggiungesse. Nel giardino piantarono le tende anche le donne dell’harem e Humayun dovette non solo assecondare l’usanza di recarsi a trovare le begum e le sorelle, ma anche beccarsi il rimprovero di una di loro, Bega Begum, che si riteneva offesa dalla sua mancata visita.
Arrabbiato, il sovrano convocò l’harem e disse: «Tutte sapete che ho onorato le dimore delle vostre parenti anziane di riguardo. È un mio obbligo farle contente, e nonostante ciò mi vergogno perché le vedo di rado. Da un pezzo avevo in mente di chiedervi una dichiarazione scritta, ed è un bene che abbiate tirato fuori voi il discorso. Io sono un fumatore d’oppio, non arrabbiatevi se vado e vengo in ritardo, invece scrivetemi una dichiarazione in cui dite che siete contente di me e siete grate che io venga o che non venga».
Ora ditemi se questa non è inutile burocrazia. E se, abolendo l’harem, il buon Humayun non avrebbe non soltanto potuto fumarsi il suo oppio in pace, ma avrebbe lasciato libere quelle signore, rese impazienti dalla troppa contiguità, avrebbe evitato tanto trambusto.
E non avrebbe poi dovuto leggersi tutte quelle inutili dichiarazioni.