Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  17/03/2024

Note sul patto di rifioritura - Angelo Fioritti e Marco D'Alema

Parole d’ordine, quali “libertà”, “giustizia”, “lotta”, “uguaglianza”, “solidarietà”, che in passato hanno animato azioni e politiche di cambiamento in campo sociale e sanitario, oggi possono apparire consunte, appassite, prive di una loro traduzione pragmatica. Talvolta abusate per sostenere posizioni individualiste non indirizzate al bene comune (come nel caso delle polemiche sui vaccini), altre volte fatte squillare con modalità retorica e moralistica, queste parole perdono la loro capacità euristica.

  Avanzano parole nuove: “sostenibilità”, “resilienza”, “ripresa”, che, pur mantenendo un legame etico e politico con le precedenti, indicano un cammino di saggezza e di impegno, indirizzato alla costruzione di una vita buona e sensata. Non sarà una rivoluzione, ma se ognuno fa la propria parte il mondo potrà essere un luogo un po’ migliore.

  La prospettiva non è quella della felicità intesa come una redenzione o, in senso edonistico, come pieno soddisfacimento dei propri desideri, ma piuttosto felicità secondo una visione aristotelica. Aristotele attribuiva al termine una dimensione etica, per lui la felicità consisteva nella realizzazione della propria natura e, poiché l’essenza dell’uomo sono la ragione e la virtù, egli non potrà mai essere felice senza essere razionale e virtuoso, cioè saggio. Va sottolineato che Aristotele considerava il cuore come sede della ragione, che quindi è profondamente legata alle emozioni; la virtù è vista come un’attività pratica di ricerca del giusto mezzo, che è peculiare per ogni persona e diverso da caso a caso

 




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