Non il neo-scarafaggio di Kafka – sino al giorno prima un uomo normale, Gregor – qualora in casa lo trattino come un figlio, malgrado tutto, come un fratello.
Non la donna incinta, vittima di afflizioni psico-somatiche, che il consultorio di quartiere sappia guidare, sino al momento del parto, e poi nei mesi successivi, con scrupolosità. Non sarà debole l’alcolista grave accolto in un centro che si prenda, continuativamente, cura di lui. Né il gay messo in condizione di accompagnarsi a qualcuno, alla luce del sole, di optare per un regime di comunione, di non testimoniare ai processi contro il suo compagno.
Né il detenuto ospite di una prigione con celle adeguate, servizi di biblioteca, bagni puliti, contatti periodici, possibilità di tenerezze incluse, rispetto al mondo esterno; quello incoraggiato a organizzare quartetti d’archi dentro le mura, a diplomarsi, ad allevare uccellini.