Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  10/01/2023

Nel caso in cui sia lo stesso fragile a chiedere che la sua capacità di agire venga limitata - P.C.

IN RELAZIONE A DETERMINATI ATTI (ONDE    SOTTRARSI A CONDIZIONAMENTI ESTERNI       CHE EGLI    NON RIESCE A  CONTRASTARE), COME   DOVRÀ COMPORTARSI IL G.T.?

 

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   La risposta a tale quesito non può essere a senso unico. Dipenderà, volta a volta,  dalle condizioni psichiche della persona.

   Per meglio dire: nessuna ablazione della capacità d’agire potrà giustificarsi, di regola,  allorché la persona richiedente vanti una sufficiente lucidità mentale -  accusando estremi di mera soggezione psicologica (non già psicopatologica) verso un familiare o un terzo. Limitare, in tale situazione,  la capacità d’agire della persona darebbe luogo, verosimilmente,   ad  applicazioni  eccessive e distorte del nuovo fronte di protezione.

   Diverso il caso in cui la difficoltà per i soggetto fragile di contrastare comportamenti  - dannosi -  altrui,  dipenda  da uno stato di vera e propria sofferenza psichica, tale da privare la persona in esame della lucidità mentale (anche se sarà improbabile,   qui,  l’ipotesi di un amministrato volto a invocare lui stesso la propria ‘incapacitazione’).

 




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