Si parte dalla città vecchia di Nizza, prima italiana, ora la quinta città di Francia e la più sognata dai francesi, un gomitolo di stradine e vicoli dal profondo sapore italiano . Dalla costa ci spostiamo verso l’interno, circa 200 Km. ed è St Remy de Provence, paesino ai piedi delle Alpi. Ci fermiamo per un giardino dai profumi Provenzali. E non ci stupisce trovarci a dormire in quel luogo: in origine progettata da Van Gogh ed abitata da Daudet la Casa si nasconde all'interno dello scrigno di pini e di cipressi che si stagliano fieri verso il sole. Le poche stanze si affacciano sugli ulivi, sulla vigna a filari, lo sguardo verso le Alpilles (piccole Alpi) e poi il nostro Grand Rosé Brut Gosset. Bollicine. Gusto di frutti rossi. Dunque, inizia l’avventura provenzale con il rosé. In Provenza la bevanda che amiamo si colora prevalentemente di rosa ovunque. Ma questo nella flute è Champagne… allora. I francesi sono molto pignoli in materia. Il gusto ora si concentra sulle infinite bollicine, questo delizioso correttivo di durezza e chissà dove ci porterà il sesto senso che risvegliatosi, implacabile e misterioso, scatena oramai gli altri due olfatto e gusto, intuiamo come una mineralità appuntita... e poi….
E poi ci troviamo in cammino in una nostra Provenza alla ricerca di un vitigno a bacca nera: il Grenache. In una piccola enclave vicina a Tarragona ( siamo ora quasi al confine con la Spagna) caratterizzata da un territorio ancora collinare ma aspro, con forti pendenze. La nostra meta. La Cote d’Azur è oramai lontana. Ma è valsa la pena rinunciarvi: la Cote Bleue è una tavolozza appena scoperta, il bleu profondo de les calanques baie mozzafiato, l’azzurro sbiadito delle persiane incantevoli che ci resta dentro come resta in bocca il gusto ritrovato dei ricci di mare e poi le gole color ocra dove Cezanne allestisce il suo laboratorio. Ci arriviamo muniti di “Sur le passe de Cezanne” ( è un opuscolo!) . Arancio, giallo, rosso, ocra, il loro colore ( delle rocce) il suo, il nostro. E nell’atelier Cèzanne, infine, non troviamo le sue opere e neppure il suo cavalletto ma una scala per raccogliere le ciliege dall’alto della quale Paul dipinse di grigio azzurro ( colore che oramai amiamo ) le pareti dell’atelier. Caro Paul, chissà quante bollicine ci vorranno questa sera per dimenticare questa assurda ironia che ti è toccata in sorte.
Ma la parola d’ordine è effervescence. E dobbiamo ricordarlo anche noi che quasi quasi oramai non la pubblicheremmo più questa cronaca di tre giorni perfetti. Perché qui “lacrime e sangue” un bimbo muore di freddo, lunedì 10 dicembre, Bologna, Italia.
Oggi è 11 e dobbiamo inviare l’articolo sulla “Provenca” (Pound). E poi siamo alla meta. Al tocco di liquerizia, alla traccia mineralizzata nella flute di-vina, siamo nel Priorat, all’interno ed il Priorat è un laboratorio sperimentale per il Grenache. Che entra fra i componenti di un rosé particolarissimo, il meno lontano dal vino rosso. Per questo lo abbiamo scelto. Intrigante. Ecco.
Grenache “E’ vitigno rustico e adatto ai terreni aridi e sferzati dal vento e il frutto mantiene livelli di acidità per cui i vini risultano freschi.
La particolarità del Priorat (motivo per cui è stato di fatto scorporato dalla denominazione Tarragona per generare una sua denominazione esclusiva) è la composizione geologica dei suoli caratterizzati dalla presenza di una roccia metamorfica ricca di quarzite e di intrusioni terrose e ferrose chiamata “llicorella” (liquirizia). Il suolo è povero e molto drenante e obbliga le piante a ricercare l’acqua in profondità penetrando tra le fenditure delle rocce scistose.
I vini del Priorat sono dunque figli di un terroir antico (già i Romani avevano terrazzato le pendici delle colline) ed estremo ma riletto con le tecnologie e le conoscenze agronomiche contemporanee”.
Così ora vi ho detto che il rosé non è cosa melensa da iperromantici o da frequentatori del lusso pacchiano. Perché questa sorta di percorso dei sensi, questa vie en…rosé che va da una costa all’altra della Provenza è fatta anche del gusto di tenui pastelli, colori irripetibili nelle facciate delle case arroccate, nei Pays della costa mediterranea e dell’interno, ed una può essere l’atelier di Paul Cezanne ad Aix en Provence al n. 9 dell’omonima via…
E poi non abbiamo iniziato dal culto delle emozioni? La poesia dei trovatori.
“I saggi di questo volume ripercorrono alcuni momenti decisivi della esoterica e fascinosa parabola dell'amore cortese: la spavalderia aristocratica e giullaresca di Guglielmo IX, l'"amore di lontano" di Jaufre Rudel, avvolto in una appassionata, romantica desolazione, la ripresa dei temi della fin'amor, in un dialogo differenziato, selettivo, originalissimo, da parte del più grande dei Siciliani, Giacomo da Lentini”.( così Mancini cit.)
Ma allora…
”Chiare, fresche e dolci acque........ Francesco Petrarca e Laura Fontaine-de-Vaucluse .
Avignon, no?
Varrebbe la voglia di spingerci sino alle pendici del Monte Ventoso per immergerci, anzi perderci, in una meravigliosa distesa di vitigni neri sferzati dal vento. Vagare annusando bruyerè, tilleul, garrigue, lavande, chataignier.E poi ancora sostare perché fra questi alberi, questi prati, sulla Montagne Sainte Victoire riposa Picasso…ma… questo non è più rosé.
Questo è un rosso, direte Voi. Ed è vero. Ed é tutta un’altra storia. Non di rosé,no. Forse è la vostra. Buon anno. ( g.t.)
Letture consigliate.
Rosalia Cavalieri Il Genio dell’Olfatto: divagazioni sull’intelligenza del naso sabato 22 agosto 2009 alla Masseria Tagliente MARTINA
FRANCA
Ezra Pound “Provenca” “I Cantos” ( Mondadori 85)
Mario Mancini “Lo spirito della Provenza. Da Guglielmo IX a Pound” (Carocci 2004)
Laurence Wylie Un Village du Vaucluse ( si tratta di Rousillon straordinario paese dove sono di ocra persino le lapidi del locale cimitero). Contro il sociologo Wylie (che vi ravvisava il sogno inverato di una laboriosa comunità produttiva) tuonerà Samuel Becket a seguito di un soggiorno conclusosi con impressioni del tutto diverse. Ora la speculazione edilizia ha risolto il dibattito.