Responsabilità civile  -  Redazione P&D  -  08/10/2021

Mauro Bussani intervista Paolo Cendon (1)

B   - Tu, oltre ad essere uno dei non molti uomini che a queste latitudini hanno i capelli rossi, alle stesse latitudini sei uno dei pochi grandi specialisti di responsabilità civile. I capelli (e le latitudini) non li hai scelti. La responsabilità civile sì. Perché hai iniziato a studiarla? I manuali di privato allora come oggi trattano la responsabilità civile come un’appendice, mal tollerata rispetto alle grandi narrazioni su contratto e proprietà. Il tuo Maestro non aveva mai profuso attenzioni esagerate alla materia. A cosa si deve allora la scelta, alle colpe di chi maltrattava e maltratta Venezia, al richiamo di ingiustizie inflitte o subite nell’infanzia? A che cosa?

C.   - Parafrasando il linguaggio di altri campi, si potrebbe dire che la responsabilità civile è una materia ‘’fragile’’. Nel contratto ci sono due individui i quali, bene o male, si mettono d’accordo per sistemare i loro affari. Con la proprietà c’è un soggetto forte che comanda lui, in teoria, che non deve chiedere mai. Con la responsabilità civile manca un presupposto del genere; i due contendenti neanche si conoscono bene, cosa debba succedere non si sa bene in anticipo, il bisogno del diritto è grande.

    C’è poi il fatto che la casistica extracontrattuale è fin troppo vasta, sempre più variegata; quindi il legislatore deve ricorrere a una clausola generale, la quale però è una specie di niente, sia pur affascinante e generoso: occorrerà un bravo giurista in grado di far funzionare gli ingranaggi.

    Infine la rivoluzione del danno non patrimoniale. I vecchi discorsi sull’ingiustizia, sulla causalità, sul rischio, sono oggi tutti un po’ appassiti, occupano la scena meno di un tempo. Ormai è il danno alla persona il grande protagonista dell’istituto, specie quello dell’art. 2059, che sposta oltre tutto non pochi miliardi. Quelli cui esso guarda però sono elementi – il dolore e l’esistenza, lo stesso corpo, la mente poi - liquidi e misteriosi; a raccontarli ci vorrà quindi un veneziano, capace di difendere le vittime: magari contro gli assicuratori, i quali sono spesso potenti e sanno prendersi tanti fra gli avvocati migliori.

     




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