Letteratura  -  Redazione P&D  -  10/10/2010

LAMPI DA SPECCHI, VIBRAZIONI, AGUDEZAS: EUGENIO MONATALE LETTO DA FRANCO FORTINI- Giulia TORNESELLO

Il giovane Fortini nelle lettere scambiate con Eugenio Montale scrive:
< Vorrei che le mie parole le dessero dolore. Sono state l’unico modo degno di lei con il quale ho creduto di dover rispondere al dolore venuto a me dalle sue parole. Se invece non avessero destato in lei che amarezza, risentimento o derisione, allora dovrei chiederle scusa di averle scritte >
Ebbero, i due, una corrispondenza non semplice.
Era un gran conoscitore di Montale, Franco Fortini, non il suo critico ufficiale no, tanto meno il suo agiografo. Pochi andrebbero a cercare Fortini per trovare un commento alle opere del grande poeta.
Ma quanto lo conosceva in realtà?
Ecco subito dopo la poesia, poche righe che mi hanno permesso di scovare e fare mia, fra le tante opere di Montale, proprio questa Belle dame sans merci.

La belle dame sans merci Eugenio Montale

Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invano
le briciole di pale che io gettavo
sul tuo balcone perché tu sentissi
anche chiusa nel sonno le loro strida.

Oggi manchiamo all'appuntamento tutti e due
e il nostro breakfast gela tra cataste
per me di libri inutili e per te di reliquie
che non so: calendari, astucci, fiale e creme.

Stupefacente il tuo volto s'ostina ancora, stagliato
sui fondali di calce del mattino;
ma una vita senz'ali non lo raggiunge e il suo fuoco
soffocato è il bagliore dell'accendino


<…..le cose oscure tendevano alla chiarità, nei riflessi apparivano non solo
“ i volti oscuri, i musi aguzzi” ma i rapporti umani. Gli idoli primi o ultimi dell’anima erano in quelle segnalazioni ottiche. Nel brillio di gemme e pupille, di monete e di mogani, di tronchi ed icone, le comunicazioni avvenivano per baleni, vibrazioni…………..……questo, pensavo, è il punto dove cade giusto il nome di Proust, a dar ragione dei termini rari e desueti che sempre più frequenti tradiscono nei suoi versi altrettanti spigoli, cristalli, pietre o tessere di dura luce, non valori fonici né evocativi ma – e mi accadeva di dare un senso non peggiorativo a quello storico della parola- agudezas > ( g.t.)





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