Cultura, società  -  Redazione P&D  -  06/06/2023

La UE condanna Varsavia: "La riforma della giustizia viola il diritto europeo"

La Corte di Giustizia chiede alla Polonia di modificare la legge per evitare nuove sanzioni. Il verdetto richiama le polemiche per il provvedimento del governo italiano sulla Corte dei Conti. Il governo Morawiecki replica a Bruxelles: “Sentenza politica emessa da un tribunale corrotto”

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BRUXELLES - "Va evitata qualsiasi regressione sotto il profilo dello Stato di diritto" e qualsiasi norma che possa "pregiudicare l'indipendenza dei giudici". La sentenza emessa oggi dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea si riferisce all'ormai annoso contenzioso con la Polonia. Alla riforma della magistratura approvata quasi quattro anni fa dal governo polacco che espone il potere giudiziario a un severo deficit di indipendenza e imparzialità.

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Ma le parole inserite nella decisione della Corte Ue richiamano inevitabilmente le polemiche sollevate negli ultimi giorni in relazione al provvedimento dell'esecutivo italiano sulla nostra Corte dei Conti. Una norma che limita i controlli preventivi dei magistrati contabili sull'applicazione degli obiettivi contenuti nel Pnrr. Un paragone determinato anche dai buoni rapporti tra la maggioranza sovranista polacca e quella italiana. Dalla circostanza che il partito principale di Varsavia è parte dell'Ecr, il gruppo conservatore dell'Europarlamento, cui è iscritto anche Fratelli d'Italia.

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Resta il fatto che per i giudici europei la riforma imposta dal premier Mateusz Morawiecki va cancellata in toto. Hanno accolto il ricorso della Commissione europea proprio perché quelle norme violano i principi base dell'Unione europea, a cominiciare dal rispetto dello Stato di diritto. Il punto è che nella nuova disciplina i magistrati non risultano più tutelati nella loro indipendenza. Sia in merito al loro status e all'esercizio delle loro funzioni, sia nella verifica del rispetto dei requisiti dell'Ue. Ossia se le leggi sono conformi ai criteri democratici fondamentali dell'Unione.

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Soprattutto la Corte ristabilisce e conferma, in questa materia, la prevalenza del diritto europeo su quello nazionale. "Gli Stati membri - si sottolinea - non possono sottrarsi basandosi su disposizioni o su una giurisprudenza interna anche di rango costituzionale". In sostanza il pericolo corso dai giudici polacchi di essere redarguiti o condannati nel caso vogliano applicare il diritto europeo anziché quello nazionale rappresenta una forma di pregiudizio della loro indipendenza. Il tutto peggiorato dal fatto che l'intera valutazione è attribuita a un solo organo, la Sezione di controllo straordinario e delle questioni pubbliche.

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La Polonia quindi ora deve correre ai ripari. Deve cambiare la sua legislazione se intende evitare altre sanzioni. Va infatti tenuto presente che molti dei fondi dell'Ue destinati a Varsavia sono stati sospesi. Compresi i soldi del Pnrr. Non solo. Dall'ottobre del 2021, proprio per queste violazioni, la Polonia deve pagare una multa di 500mila euro al giorno. Sanzione cessata da oggi ma senza eliminare l'obbligo di pagare tutti gli arretrati.

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"Oggi - ha detto il commissario Ue alla Giustizia, Didier Reynders - è un giorno importante per il ripristino di una giustizia indipendente in Polonia. La Corte di giustizia dell'Ue ha confermato la nostra analisi in merito alla legge polacca sulla magistratura del dicembre 2019. Questa legge viola i principi fondamentali dell'ordinamento giuridico dell'Ue. Ora ci aspettiamo che la Polonia rispetti pienamente la sentenza". A suogiudizio, "il valore dello Stato di diritto è parte integrante dell'identità stessa dell'Ue come ordinamento giuridico comune e si concretizza in principi contenenti obblighi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri". La risposta di Varsavia non si è fatta attendere. E non depone a favore di un tentativo di ricucire i rapporti. "Il tribunale principale dell'Ue è corrotto - ha attaccato il ministro polacco della Giustizia, Zbigniew Ziobro - e la sentenza non è stata scritta dai giudici, ma dai politici, in violazione dei trattati".

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Insomma, lo scontro Bruxelles-Varsavia non è finito. Ma fa capire bene cosa potrebbe accadere anche in Italia se gli interventi sui poteri della Corte dei Conti venissero valutati nello stesso modo.

 

 




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