Cultura, società  -  Redazione P&D  -  25/04/2024

Conosco Eva Martin Azcano da più di un decennio; e ho avuto modo di seguirla attentamente nel suo percorso di studi - P.C.

I settori del diritto su accennati sono entrambi complessi, storicamente acerbi come appaiono, ricchi di ombre e di sfaccettature; e nel periodo che la Professoressa ha trascorso a Trieste - dove era venuta a perfezionarsi sull’amministrazione di sostegno – se ne parlava spesso insieme; a cominciare dagli interrogativi più antichi, sino alle questioni ancora in boccio.

  Lei raccontava soprattutto delle discussioni, che stavano allora intensificandosi, in Spagna, circa le vie lungo cui riformare nel Código Civil   la disciplina della fragilità. Io riferivo, in particolare, dei passaggi attraverso cui venivano modulandosi, nella prassi dei tribunali, giorno per giorno, le linee applicative della legge italiana 6/2004.

   Eravamo d’accordo su tanti punti: il no all’interdizione, l’opportunità di regole elastiche, tagliate su misura, revocabili e impugnabili; la necessità di non abbandonare, e insieme però di non mortificare gli esseri bisognosi di protezione. 

 Si parlava anche di danno alla persona.  Di nuovo era frequente il confronto fra Spagna e Italia, le differenze non apparivano poche: in Italia le figure emergenti di danno   erano al centro di accese discussioni, in dottrina e in giurisprudenza; in Spagna si sentiva l’esigenza   di qualche scossa, che accelerasse le prese di coscienza.

Concordavamo su vari aspetti, comuni ai due campi

I principi generali servono sempre, sul terreno della ‘’debolologia’’; i modelli statutari predisposti in alto dal legislatore, rigidamente, si addicono poco al diritto delle persone. Confezionare abiti su misura è arduo, tener conto delle variabili umane non è semplice, si tratta di un laboratorio scomodo, anche se per la civiltà costituisce l’unico metodo possibile. Il dovere di soppesare   gli inconvenienti, per ogni ipotesi di sistemazione, nel futuro dell’assistito, appare particolarmente alto.  Gli esseri svantaggiati non risultano sempre angelici, eleganti, sinceri, sono fatti di carne e ossa, la durezza della vita può averli incattiviti, resi furiosi, ingrati, poco collaborativi.  Occorre, negli addetti ai lavori, grande pazienza, comprensione, disponibilità ad ascoltare più che si può.  Sovente le sfumature biografiche traspaiono appena, in controluce, occorrerà in gran parte indovinarle, fortuna che esiste la risorsa delle presunzioni.

  Sul danno esistenziale ero più io quello che riferiva, nelle nostre conversazioni.  Anche qui i punti su cui concordavamo erano molti comunque.

Un bambino il quale perda sua madre, travolta da una macchina sulle righe bianche, andrà incontro ad anni molto travagliati. Una violenza sessuale, in famiglia, non fa del male soltanto alla vittima diretta. Chi subisca uno stalking, magari sottile e crudele, dev’essere protetto pure sul piano civile. I rumori eccessivi, le polveri subdole, gli scuotimenti, i cattivi odori sono insopportabili in casa. Chi sia colpito da un errore giudiziale, e trascorra un anno intero in prigione, non sarà più lo stesso di prima. Certe arroganze della Pubblica amministrazione non possono essere perdonate.

 

 




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