Fragilita, storie, diritti  -  Cendon Paolo  -  11/10/2015

LA SAPIENTINA E LA SORELLINA – Paolo CENDON

Si accorgeva come due fossero, nella sua testa, le Anne portate a confrontarsi - beccandosi ogni tanto fra di loro. La maggiore, quella della coscienza profonda, la "sapientina"; e quella poi che viveva le cose con don Fulvio, la "sorellina". Uscivano allo scoperto nei momenti difficili, spesso da un po" di tempo.

"Attenta, mi raccomando!", cominciava la prima.

"Vediamo che intenzioni ha", era cauta la seconda.

"Perché ti sta toccando ora?", entrava nei particolari.

"E" come un padre", lo difendeva Annettina.

"Ne sei convinta?", era scettica la grande.

Bisticciavano non di rado, familiarizzavano ogni giorno. Di qua una mocciosa, più piccola dei suoi otto anni e mezzo, col pensiero alle bambole, rassegnata a non poter scappare dal Rosario: difendeva a suo modo il legame con il prete, ci credeva. Di là una maestrina che le minacce in parrocchia facevano, ogni giorno che passava, crescere di un mese: imprestandole l"acume che avvertiva nelle compagne più grandi, esperte dei fatti della vita.

 

Se leggeva un brano lo faceva professionalmente, don Fulvio, quasi stesse sul pulpito: tanto da far dubitare che qualcos"altro, di tattile, stesse intanto capitando; a lei ascoltare come se quelle uscite avvenissero in stanze lontane, fra estranei, non in grado di sentire.

L"attenzione ai passaggi verbali, letture del Vangelo d"abitudine. Come quando insisteva sul valore della consonanza tra viandanti: amare il prossimo quanto se stessi, il calore del bue e dell"asinello; il lavaggio dei piedi, miracoli toccando gli infelici sulle piaghe. Maria che si stringeva al seno il pargolo, Gesù con i fanciulli accanto a sé, loro che gli si abbandonavano festosi.

Le sfiorava i polsi così dicendo, misurava il ritmo cardiaco, "Meglio di un dottore", chiedeva facesse altrettanto con lui. Confrontava fra loro i due battiti, quanti colpi al minuto; non stavano procedendo all"unisono, quale andava più in fretta … lei guardinga, perché la toccava sempre, era grande il cappellano, il gioco dove stava?

 

Il giorno in cui si era messo a elogiare il gusto di donarsi - mai vivere i propri spazi da padrone, accettare chi si curava di noi, ricambiarlo. Si era lasciata spingere sul tavolo; un kilt scozzese addosso, l"ago da balia d"ottone, gambe penzoloni, divaricate di una ventina di gradi, impossibile disobbedire: adagiata sul piano bianco, si teneva sollevata sui gomiti, a metà, sorvegliando le mosse dell"altro.

"Ferma adesso", era deciso il prete.

"Cosa succede?", chiedeva lei.

Ritto a un metro di distanza reggeva il breviario, aperto, proferiva dei salmi in latino; la mano destra infilata in tasca, si limitava a scrutarla da lontano, sollevando lo sguardo fra un capoverso e l"altro. Anna poco capiva, stava sulle sue, diffidente; respirava piano, gli occhi socchiusi, in apprensione. 




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