-  Valeria Cianciolo  -  02/04/2017

La ragazza senza il velo e la necessità di capire l'Islam – di Valeria Cianciolo

"La studentessa di terza media di origini bengalesi si era presentata a scuola nei giorni scorsi con i capelli tagliati e aveva raccontato la sua storia agli insegnanti. La madre, secondo le prime ricostruzioni, aveva deciso di punire la figlia perché non rispettava le tradizioni e non tanto per motivi religiosi.

Dopo la denuncia della preside sono intervenuti i Carabinieri della compagnia di Borgo Panigale, e nel giro di poco, in coordinamento con i servizi sociali, si è arrivati al provvedimento di allontanamento dalla famiglia della 14enne e delle sue sorelle."

Questo ci dicono grosso modo i quotidiani in questi giorni.

Il virgolettato è quanto riporta "Il Fatto Quotidiano" del 1 aprile 2017.

Il fatto ci deve far riflettere perchè inevitabilmente, quando accadono questi episodi, passa la percezione in Europa che l'Isis e l'Islam siano fatti della stessa sostanza.

Il punto è che nel caso di specie, la religione non c"entra. Ma rimane il fatto che con questa dobbiamo fare i conti per capire che l"Islam è tante cose.

Il 12 settembre 2006, Benedetto XVI, pronunciava un discorso all'Università di Ratisbona dedicato al dialogo tra Fede e ragione.

Il fraintendimento di un passaggio di quel testo provocò inizialmente critiche dal mondo musulmano, ma oggi quella 'lectio magistralis' resta di grande attualità dal punto di vista teologico e del dialogo interculturale e interreligioso.

All"indomani dell"intervento di Benedetto XVI a Regensburg ci furono due importanti pensatori musulmani che commentarono il fatto in modo diverso: Aref Ali Nayed sostenne, con passione, l"idea che il papa avrebbe dato dell"islam una fondamentale immagine violenta e irragionevole, mentre Khaled Fouad Allam scrisse che Benedetto XVI aveva legittimamente sollevato «un immenso problema riguardo alla reale posizione del Corano di fronte alla questione della violenza»; che su tale questione il Corano «può essere letto secondo opposte interpretazioni» e che quindi «è necessario spezzare la terribile catena del fondamentalismo» che ignora la condanna coranica della violenza e «si autoproclama unico detentore della verità».

Entrambe le posizioni hanno una loro legittimità e sicuramente entrambe entrano nella questione del concetto di ragione rapportato alla fede rivelata, argomento su cui il papa voleva di fatto soffermarsi.

Le due posizioni sono espressive delle opposte reazioni che si sono avute all"intervento di Ratisbona: le prime di tipo più viscerale, le seconde più portate al ragionamento. Di fatto, da una parte del mondo culturale musulmano si è approfittato della circostanza per richiamare i musulmani ad alcune "emergenze di pensiero ", quali sono proprio il rapporto tra ragione e fede, tra storia e cultura, tra dato rivelato e interpretazione.

Provo allora con un libro  a far capire quanto sia difficile capire il mondo musulmano. Le "Tre figlie di Eva" di Elif Shafak porta a riflettere il lettore su questioni spinose molto attuali, con una trama intrigante e curiosa.

Nazperi Nalbantoglu (detta Peri) è una ragazza turca di Istanbul. Ultima di tre fratelli, Peri vive con i genitori che hanno ideologie e stili di vita molto diversi.

Il padre è ateo, crede nella scienza e nel progresso, ha perso fiducia nella Turchia così legata alle tradizioni e alla rigida religione musulmana.

La madre di Peri è una fervida credente, rispetta Allah e le festività, pregando quando deve. I due fratelli di Peri si schierano uno con il padre e uno con la madre eleggendola come ago della bilancia. Solo che la giovane ragazza, fin da bambina, è incastrata in un dubbio mistico: tende a vedere il mondo come il padre ma non rifiuta la sua religione e il suo Dio pur non praticando.

La sua qualità più forte è quella di essere sempre nel mezzo delle cose, incerta su quale strada prendere, che cosa credere.

La vita la cambia all"improvviso. Capita a tutti che un episodio all"apparenza insignificante ci faccia capire cose nascoste dentro di noi.

Peri si sta recando a una cena lussuosa quando le viene rubata la borsa. Lei reagisce, i ladri scappano e dalla borsa cade una vecchia polaroid in cui compaiono quattro volti: un uomo e tre giovani ragazze a Oxford. Una è Shirin, bellissima iraniana, atea e volitiva; la seconda è Mona, americana di origini egiziane, osservante, fondatrice di un gruppo di musulmane femministe e poi Peri, cresciuta osservando il laico secolarismo del padre e la devota religiosità islamica della madre, incapace di prendere posizione sia nella disputa famigliare sia nel suo stesso conflitto interiore.

Tre ragazze, tre amiche con un retroterra musulmano, eppure così diverse: la Peccatrice, la Credente e la Dubbiosa.

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Cominciò a litigare con Dio.

Discuteva con Lui di tutto, gli faceva domande a cui, lo sapeva, non esistevano risposte semplici, ma gliele faceva lo stesso, sottovoce, così che nessuno potesse sentire. Decisamente irresponsabile, da parte Sua, permettere che accadessero cose terribili a chi non le meritava.>>

Ecco. Questo è forse il mondo musulmano. Un territorio con più voci. Da imparare ad ascoltare.




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