Un profilo ulteriore attiene poi alla difficoltà, per la vittima, di difendersi (in via di fatto o di diritto) contro i colpi e gli assalti del mondo.
La gamma delle ipotesi è assai vasta. Potrà trattarsi di aggressioni che riguardino la persona stessa del malato; e il bersaglio, altre volte, sarà costituito piuttosto dai suoi beni, o da qualcuno dei familiari. Vi sono i casi in cui la minaccia consiste in fattori naturali, e quelli in cui tutto sarà riferibile, invece, al comportamento di un terzo (comportamento, a sua volta, di natura dolosa, o meramente negligente, o del tutto incolpevole).
Talora, si tratterà di insidie non dissimili da quelli che qualsiasi altro individuo - e l'infermo medesimo, in condizioni ordinarie - avrebbe potuto incontrare. Ed è assai facile invece, nei casi di condotta volontaria, che ci si trovi al cospetto di offese concepite, e realizzate, proprio in vista della spiccata vulnerabilità del sofferente (furti, truffe, appropriazioni indebite).
La scelta se patire l'insulto arrecato, o accettare di piegarsi a un male sostitutivo, non sempre sarà facile da compiere. E le possibilità di sconfitta che si collegano all'una o all'altra opzione risulteranno diverse, ma di rado inferiori a quelle di Amleto: tenuto conto anche della frequenza con cui la cronaca registra episodi di attacchi o malegrazie contro persone deboli di mente - per gusti, perversioni o meccanismi da tempo codificati nella letteratura medico-legale e vittimologica.