Cultura, società  -  Maria Rita Mottola  -  05/06/2023

La cultura della mediazione

Risolvere le controversie senza ricorrere al giudice, la mediazione è un processo collaborativo di risoluzione del conflitto in cui due o più parti in lite sono assistite da uno o più soggetti terzi imparziali (mediatori) per comunicare l’una con l’altra e trovare una propria risoluzione, accettabile per entrambi, dei problemi in questione.

Mi ero preparata con parole e con numeri ma ho lasciato a casa gli appunti e il relatore che mi ha preceduto ha ricordato Calamandrei che suggeriva agli avvocati di operare con il cuore. Ed io allora parlerò con il cuore.

E allora possiamo ricordare con Calamandrei Carnelutti che ricordava come il diritto è cosa viva, perché il diritto è un contratto, un delitto, un processo. Ma in un contratto, in un delitto, in un processo ci sono due uomini l'uno di fronte all'altro. E allora per parlare di diritto occorre parlare di uomini e per parlare di uomini non esistono né parole né numeri.

La mediazione necessita di cultura. La stessa cultura indispensabile al vivere comune e alla condivisione.

Vorrei parlare con il cuore e con il cuore vi dico noi avvocati e voi cittadini dobbiamo insieme difendere la mediazione come fosse l'ultima collina. Dobbiamo difendere quella ultima collina.

Noi avvocati possediamo la cultura della mediazione? certo che sì potrebbe essere la risposta immediata, tutti noi che svolgiamo questa professione tentiamo al primo approccio l'accordo, la transazione che non è altro se non lo scopo stesso della mediazione. Ma siamo sicuri di fare tutto il possibile o si desidera sino in fondo di fare tutto il possibile? E i cittadini sono correttamente informati così da liberamente scegliere?Cosa frena gli avvocati e le parti ad accogliere la mediazione come una vera opportunità?La mediazione familiare nasce in Francia negli anni Novanta e la negoziazione nasce nei paesi anglosassoni non certo maestri del diritto.La nostra cultura viene da lontano dalle terre del Medio Oriente siamo figli del bacino del mar mediterraneo. La stessa Europa viene da Tiro città fenicia e giunge, sedotta dal Toro bianco, a Creta, magnifica isola nel centro del Mediterraneo. Avevano gli occhi verdi a Creta e ancora li hanno.

E il senso di giustizia è proprio dei popoli mediorientali e greci da cui noi proveniamo. La giustizia si affaccerà dal cielo e la verità germoglierà sulla terra ma solo se misericordia e verità s'incontreranno, allora sarà possibile che la giustizia e pace si bacino come recita il Salmo 84

 Misericordia e verità s'incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra
e la giustizia si affaccerà dal cielo.

 Noi siamo permeati del senso di giustizia e sappiamo che solo se si cerca la verità si può avere giustizia.

Ed ora sappiamo che la verità non solo non è raggiunta nei processi ma neppure è cercata, con umiltà e perseveranza. Perché se la S.C. afferma che è sufficiente e necessario conoscere una pseudo verità, la cd verità processuale, gli operatori del diritto dovrebbero ricercarla questa Verità?

E allora ricordo di aver scritto alcuni articoli sul sito Persona e Danno nati da riflessioni dopo aver visto una pièce teatrale tratta dal film la parola ai giurati, se ricordo bene questo era il titolo e se ricordo bene era interpretato da Henry Fonda. Magnifica interpretazione toccante e intensa. Che cosa feci? Presi ognuno dei personaggi e analizzai la sua posizione quale giudice. L’UNICO che ne usciva vittorioso per la mia idea di giudice e di giustizia era il protagonista incarnazione stessa del dubbio, dubitava persino dei suoi stessi dubbi. Ecco l'essenza del processo dubitare sino a giungere alla verità. Almeno provarci, almeno tentare.

Non è più così. E allora? il processo come lo intendiamo noi che ancora crediamo alla giustizia non è più.

E allora? difendiamo quella ultima collina. Perché la mediazione è quell'ultima maledetta collina che noi dobbiamo difendere con tenacia, con forza, con determinazione.

Il processo aveva lo scopo di rimarginare, di ricucire la ferita inferta al tessuto sociale dall'atto illecito, non solo quello di colpire il colpevole o dare soddisfazione al contraente insoddisfatto.

Quella lacerazione se lasciata a se stessa incancrenisce e deturpa i rapporti, li raffredda da un lato e dall'altro li inacerbisce sino a giungere alla violenza verbale, fisica, economica e ideologica.

Quei rapporti che costituiscono l'intera società, il mondo in cui viviamo che è fatto di natura e di città, di bellezza e di arte, di fabbriche e di negozi ma soprattutto di uomini.

E se il processo non è più in grado di rinsaldare i rapporti con la verità che già di per sé è giustizia, se la giustizia diviene summa iniuria perché non ha più ne dubbi né l'umiltà della misericordia non possiamo avere pace sociale.

E allora? allora mediamo, mediamo, mediamo. Utilizziamo questo strumento che non ci appartiene che non appartiene alla nostra cultura che non è nostro che altri ci hanno imposto per questioni economiche insieme a un liberismo esasperato e foriero di danni incommensurabili per la società.

Mediamo salvaguardando i rapporti, cercando di ricucire, di rammendare quelle lacerazioni che lo stato lascia incancrenire. Facciamolo noi avvocati e voi cittadini.

Noi avvocati siamo il baluardo della vera democrazia se assolviamo al nostro compito se portiamo in giudizio la dignità della toga. Una prova? in URSS e nella Cina di Mao gli avvocati erano dipendenti dello Stato. Bene direte Voi? no, in realtà rispondevano allo Stato per tutto. Ora le società di avvocati hanno una componente di capitale e a chi rispondono? al socio di capitale.

Anni fa partecipammo, mio marito ed io, su segnalazione di un'amica libanese che vive qui a Torino, a un incontro molto ristretto e avemmo la gioia di conoscere padre Samir Samir che all'epoca insegnava all'Università di Beirut, grande mediatore tra la cultura cristiana e quella musulmana. Ci disse che i mussulmani non ci stimano non perché abbiamo una cultura e una morale diversa dalla loro perché non abbiamo più la nostra. E' notizia di qualche giorno fa: un padre mussulmano che aveva iscritto il figlio a una scuola cattolica ha cancellato l'iscrizione perché la scuola non ricorda la festività della Pasqua, se non si onora la propria fede e le proprie tradizioni come è possibile rispettare quelle degli altri? Il suo commento.

Onoriamo la nostra tradizione e la nostra cultura.

Difendiamo quella ultima maledetta collina. Difendiamo la mediazione

perché il processo è morto e viva il processo!

 

P.S. dalla relazione tenuta al convengo che si è tenuto a Torino il 31 maggio 2023 presso la Sala Bobbio, Curia Maxima  




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