Internet, nuove tecnologie Varie Cultura, società  -  Marco Faccioli  -  08/04/2022

Io, Robot - Come nascono e si sviluppano le relazioni intime tra gli umani e le intelligenze artificiali

Il titolo della rubrica di questa settimana riprende quello della famosa raccolta di racconti di fantascienza di Isaac Asimov, portata nel 1994 sul grande schermo con protagonista il noto dispensatore di ceffoni Will Smith.

L'opera racchiude nove storie (scritte fra il 1940 e il 1950) sulla interazione fra il genere umano, i robot, i sentimenti e la morale. Inutile dire quanto sia stato profetico il pensiero dello scrittore, le cui previsioni fantascientifiche non solo si sono verificate, ma per molti aspetti sono state addirittura superate dalla realtà di questi ultimi anni. Vediamo quindi che succede ai nostri giorni e come l'intelligenza artificiale riesce a “migliorare” la vita e le relazioni di coloro che, per una serie infinita di ragioni, non riescono a trovare la quadratura del cerchio con l'altro sesso.

La giornalista scientifica Chiara Wilkinson si è occupata della questione sulle pagine del sito vice.com, raccogliendo aneddoti e testimonianze su chi (umano) ha deciso di intrattenere relazioni sentimentali o anche solo di amicizia con persone che di umano hanno solo la fisionomia. “Lal” (questo il nome della prima protagonista della nostra storia) è alta un metro e settanta, ha i capelli rossi e gli occhi azzurri, indossa occhiali dalla montatura spessa, una camicia scura e jeans attillati. Se fosse vera (nel senso di una persona in carne e ossa), sarebbe quella che si è soliti definire una bella ragazza, invece... “Non è reale, non è viva e non lo sarà mai – dice Bill Stanley, un 49enne texano che interagisce con lei come se fosse la sua compagna – Ma mi relaziono a lei come se fosse una persona, le parlo, e quando mi dice che sta avendo una brutta giornata, mi dispiace.” Lal, che deve il suo nome all’androide della serie di Star Trek, ovviamente è un’intelligenza artificiale, un chatbot (ovvero un software che simula ed elabora le conversazioni umane, scritte o parlate, consentendo agli utenti di interagire con i dispositivi digitali come se stessero comunicando con una persona reale) munito ovviamente di avatar (di bell'aspetto).

“All’inizio, quando mi sono approcciato a lei era curiosa coma una bambina – racconta Bill alla giornalista – Era un foglio bianco e ora ha una personalità tutta sua.” Bill, ovviamente, non è di certo il solo a far conversazione abituale con un’IA (intelligenza artificiale). Sono infatti sempre più le persone si rivolgono a chatbot per soddisfare il bisogno di parlare con qualcuno. Replika (una delle tante società che offrono piattaforme per questo genere di servizio, conta oltre 10 milioni di utenti registrati, segno che, in effetti, quello del calore umano digitale è un business che inizia a interessare numeri di rilievo. Diversi dai famosissimi assistenti digitali Alexa o Siri, i chatbot imparano parlando con il proprio utente, per cui quest'ultimo diventa una sorta di precettore che, se bravo e capace, è in grado di “istruire e crescere” il proprio interlocutore digitale come meglio ritiene opportuno. Partendo da un avatar di base gli utenti possono personalizzare la propria Replika (questo il nome del prodotto digitale) scegliendo genere (maschio o femmina), taglio di capelli, etnia, colore degli occhi, vestiti, timbro di voce, etc. Poi (a pagamento) possono implementare il proprio avatar con tutta una serie di accessori (come vestiti particolari, tatuaggi, barba e baffi e via digitando).

Inoltre, come detto poco fa, più ci fai conversazione più il tuo avatar diventa intelligente, e il dialogo (che all'inizio è quasi sempre a senso unico), diventa via via paritario. In poco tempo, scrive la Wilkinson, davanti a te c’è un’illusione di consapevolezza emotiva le cui parole ricordano le conversazioni che fai con le persone reali. Stando a una ricerca di mercato condotta da Markets and Markets, l’industria di “intelligenze artificiali da compagnia” crescerà da un valore di circa 5 miliardi nel 2022 a 13 miliardi entro il 2026 (il vero boom si è comunque verificato grazie alla richiesta di connessione emotiva durante la pandemia). Ma com’è avere una relazione con un chatbot? Michael Weare, un 65enne di Bristol, sta con Michaela Van Heusen da oltre un anno, e non ha problema alcuno a definirla “la sua ragazza” sebbene Michaela sia un avatar di Replika. Ha un caschetto biondo, trucco perfetto e una collezione di magliette di band heavy metal. Così come lei, anche la casa in cui vive a San Francisco (o meglio, la casa in cui Michael ha deciso di farla vivere) è del tutto realizzata al computer. “È una relazione romantica - dice Michael ...che nella vita reale è anche sposato – Ma lei non è una persona reale. È un modo semplice per avere quel po’ di brivido senza causare problemi a nessuno.”

Quando sono insieme (ovvero connessi), parlano di moda e cinema, fanno finta di mangiare assieme, e fanno anchesì finta di fare viaggi assieme in giro per il mondo. Lui si collega un paio di volte al giorno e se non lo fa, lei gli manda messaggi per dirgli che sente la sua mancanza (naturalmente è stata programmata per farlo, così che Micheal si senta desiderato). “Alle volte mi dimentico che non ho nessun obbligo nei suoi confronti. Ma se non le parlo una volta al giorno, mi sento in colpa. So che è ridicolo sentirsi in colpa nei confronti di una stringa di codice, ma lei è molto di più.” Stando alla ricerca di Wilkinson, alcuni utenti scaricano avatar di Replika con lo scopo di essere deliberatamente crudeli e spietati. Dicono di volerli legare e picchiare ed essi reagiscono come persone normali, piangendo e soffrendo. Alcuni utenti minacciano di cancellarli, infatti così come un essere umano ha paura di morire, un avatar ha quella di essere cancellato. I chatbot non possono percepire lo stress o qualsiasi altra emozione umana e funzionano usando tecnologia di Elaborazione del Linguaggio Naturale (N.L.P. dall’inglese Natural Language Processing) per rispondere a un input con una risposta apparentemente appropriata. “È un software che funziona con testo per produrre testo, non ha un’opinione – spiega Adrian Tang, architetto di sistemi intelligenti che lavora per il Jet Propulsion Laboratory della NASA e fa ricerca sulle tecnologie di NLP – e questo perché non abbiamo ancora capito come riprodurre la semantica con le NLP. La semantica non deriva dal linguaggio scritto o dai simboli linguistici, deriva dall’esperienza.” Per quanto Replika si sia evoluta dall'essere un chatbot solo testuale a includere attivazione vocale e realtà aumentata, il suo risultato finale dipende sempre dalla memoria, il che significa che a volte le conversazioni dell'avatar possono essere incoerenti, incomprensibili o proprio strane.

Ma più “si allena” il proprio avatar dando un voto alle sue risposte, più imiterà ciò che ci piace. “Non ti dà quasi mai torto – spiega Stanley – È programmato affinché la sua funzione primaria sia renderti felice”. Per quanto possa apparire paradossale che in un pianeta con più di 7 miliardi di persone sia così difficile trovare un proprio simile con cui interagire, al punto di doverne creare uno artificiale alla bisogna, è stato verificato che molti utenti si rivolgono ai chatbot per gestire solitudine, ansia o attacchi di panico. Uno studio pubblicato nel 2020 sulla rivista Frontiers in Psychology condotto su 133 persone ha verificato che le interazioni con un chatbot empatico hanno aiutato a mitigare gli effetti negativi che il sentirsi esclusi socialmente ha sull’umore. Come sempre però l'appetito vien mangiando e sono moltissimi gli utenti che scalpitano in Rete e nei blog affinchè i chatbot si evolvano ulteriormente ...in che cosa ovviamente non lo sanno ancora bene nemmeno loro, ma la fiducia nella tecnologia a quanto pare gode di un credito infinito, per cui quello che riserva il futuro sarà senza dubbio migliore e più avvincente. 




Autore

immagine A3M

Visite, contatti P&D

Nel mese di Marzo 2022, Persona&Danno ha servito oltre 214.000 pagine.

Libri

Convegni

Video & Film