Letteratura  -  Redazione P&D  -  27/11/2010

INTERVISTA CON LA STREGA – Benedetta PIOLA CASELLI

(segue)

La storia della foglia di banano è una costante: non tanto per Dodgi che, da cristiano, queste cose un po’ le rigetta; quanto per suo cugino l’ivoriano, che con la foglia di banano ci va su e giù a Parigi. La prova sono delle foto che mostra a tutti con grande orgoglio: lui sulla torre Eiffel; lui a les Invalides; lui sul bateau mouche; lui che beve con Zidane; lui che abbraccia Charles de Gaulle.
“Questo è morto”, gli dico io indicando la foto; “e non puoi averci fatto una foto insieme venerdì”.
“Madame!” mi risponde risentito “queste sono delle cose mistiche; tu non le capisci.”


Io non capisco: può essere, ma non si può dire che non ci abbia provato: per le mie interviste con le streghe ho scalato montagne; ho attraversato fiumi di coccodrilli; ho bevuto pozioni dissenteriche; mi sono svegliata prima delle sette.
E qualcosa di strano l’ho vista; qualcosa di strano mi è capitata; ma, per la maggior parte, ho incontrato ciarlatani ed imbroglioni.
Devo confessare però che, alcune volte (e solo alcune), questi maghi mi hanno dato lezioni di vita.

Una volta, in Nigeria, ho incontrato una strega potentissima: una che vola, fa piovere, trasforma e si trasforma, ha vinto la morte ed è immortale: ed infatti ha 303 anni (e li dimostra tutti).
“ E’ vero che lei ha 303 anni?” ho chiesto dopo le presentazioni.
“304” ha detto lei, facendo con la mano il segno “due”.
“Ed è vero che lei può volare da qui a Lagos e ritorno in una notte?” ho continuato, fra lo scettico e l’affascinato.
“Volare?” mi ha risposto lei, perplessa, “ma perché, tu puoi?”
No, ecco, io effettivamente, io non posso.
“Infatti”, mi ha detto, ” nessuno può”. E dopo un attimo di esitazione, ha aggiunto (cose se parlasse a un’ebete): “Gli uccelli volano. Le nuvole volano. Le donne, gli uomini, non possono volare”.
“Ma” ha aggiunto sorridendo, “ io posso fare in modo che tu lo creda”.
Ah ecco! Ho pensato io: l’ipnosi; la suggestione; il superiore potere della mente forte che piega le menti deboli, e le illude!
“ E come?” ho chiesto, preparandomi alla grande rivelazione.
“Basta dirlo in giro”, mi ha risposto quella, lasciandomi senza parole.

Basta dirlo in giro: più tardi ho imparato che non solo questo funziona in modo quasi assoluto; ma che tutti lo sanno e tutti lo usano. Gli africani (molti fra …) credono e ripetono qualunque cosa, e l’informazione si ingigantisce e si convalida passando di bocca in bocca. Sul perché ho raccolto diverse teorie, fra cui quella di un grande giurista-antropologo che intravede delle conseguenze sovrannaturali nella menzogna: se dici una cosa deve essere vera, sennò gli spiriti ti puniscono.
Io mi sono fatta l’idea che tutto questo affidamento sia per metà pigrizia mentale e per l’altra metà amore della favola.
Ad ogni modo, funziona: se dici qualcosa, per il fatto di dirla, diventa vera- con tutte le conseguenze. Gli expats di lungo pelo –anche bianchi- ben lo sanno, ed usano questo trucco un po’ per tutto: per vantarsi di amicizie tanto importanti quanto (in realtà) inesistenti; per attribuirsi poteri o posizioni; per ridicolizzare particolari o prestazioni di ex-mariti ingrati.

Il fascino della magia, questo si, io (come tutti) lo capisco: è
deresponsabilizzazione e conforto; è l’illusione che le possibilità della vita siano infinite, in un continuo intreccio di cause visibili ed invisibili. In parte fa male, in parte fa bene. Dimmi che, se questa sera i miei figli non mangeranno, non è perché ho speso tutto in schnaps, ma perché qualcuno mi ha fatto la fattura. Dimmi che quest’ansia, questo dolore che mi spezza, è solo uno spirito che mi è entrato dentro, e che me lo puoi levare così, come una zecca
quando punge sul ginocchio. Dimmi che la malattia ha una causa, perché, se non ce l’ha, avrò paura; dimmi che con la morte non mi separo dai miei cari, ma resto lì a vegliarli, a consigliarli, a proteggerli; e loro, che lo sanno, non si sentiranno mai soli. Dimmi che continuerò ad intervenire nella realtà, e che non scomparirò dal mondo dei vivi, ma anzi sarò più potente. Dimmi che le barriere spazio tempo non esistono per tutti, e che posso volare su una foglia di banano… così, perché è divertente da credere o da pensare; in fin dei conti, perché no? e comunque è divertente prendere in giro Madame.


Settembre 2010: ho chiesto a Dodgi di trovarmi qualcuno di veramente, veramente in gamba, perché un amico di tutta una vita si sposa e voglio fargli una bella cerimonia.
Ormai i termini della questione li conosco, l’ho già fatto per Pietro ed Ortensia: sacrificio di un pollo da uno a tre figli; capra da tre a sei; montone da sei a dieci; vacca: oltre. Per loro ha funzionato, e con una puntualità strepitosa è nata Margherita.
Ma Flavio, animalista, non vuole: mi risponde gentile “grazie per il pensiero, ma ne parliamo con calma poi” ; che è il suo modo di dire “manc’cu’cazz”.

Dunque richiamo Dodgi: niente da fare, il rito è annullato, non lo facciamo più. Dodgi scuote la testa; lo so cosa pensa: mannaggia questi bianchi, che si sposano e manco un pollo vogliono offrire agli spiriti.
Lui aveva pure trovato la strega giusta, perché le streghe/gli stregoni non sono tutti uguali: hanno tutta una gerarchia interna ben precisa che stabilisce poteri ed attribuzioni; con dei campi di specializzazione, un po’ come i medici: c’è quello bravo per guarire; lo specialista in fatture; quello rinomato per i matrimoni/prole; quello per i soldi e gli affari; quello per far morì tua suocera; etc.
Il potere primario si eredita in età adulta da un parente; ma ci deve essere una base, un’”attitudine” di partenza nel bambino. In seguito, per diventare veramente potente, ci vuole tanto studio e tanta iniziazione. Per arrivare al livello “top”, poi, bisogna aver trascorso almeno tre anni sotto il mare, a mangiare conchiglie e riflettere.
Un Alpha (stregone musulmano) mi ha recentemente spiegato che, per avere veramente la chiarescenza, si deve avere “qualcuno” dentro: una sirena, per gli uomini; un “sireno” per le donne. Il sireno/la sirena è il terzo occhio, ma anche una sorta di volontà a parte: una persona nella persona, che dona poteri ma chiede un tributo in termini pace psicologica. Gli stregoni, quelli veri, sono gente tormentata; ed è questo tormento a dare, o ad essere il prodotto, dello spessore necessario a conoscere la vera ragione delle cose.

Con il “no” di Flavio, per me la questione cerimonia era chiusa; ma sono incappata ancora una volta nel monolitico giudizio dei miei collaboratori, cioè Dodgi (cuoco), Koffi (giardinierepisciniereautista); Petit Valentin, Koffi n.2,
Paul e Kodjo (guardiani) e la stagista-apprendista di Dodgi, M.me Emilie, la novità di questo mese. (i salari di tutta sta gente sono il mio contributo allo sviluppo economico del Togo, Unione Europea le balle!).
“Madame”, mi hanno detto “questa cerimonia la devi fare”.
“Beh, ma lui non vuole…” ho risposto io, evasiva “non si possono fare le cose per qualcuno se lui non vuole…”.
“Madame!” ho solo capito, e poi hanno cominciato a parlarsi l’uno sopra l’altro; ciascuno difendendo il punto, mezzo in francese mezzo in minà, ewe o kabiè, e gesticolando come dei folli. A un certo punto mi è sembrato di sentire qualcosa tipo: se il tuo amico si mette una pistola alla fronte e si vuole sparare, tu che fai, tu non lo fermi; paragone forse un po’ audace, ma potrei essermi sbagliata.
Alla fine, visto che volevo tagliare corto e c’avevo da fare, gli ho detto: ok, va bene, facciamola sta cerimonia; e se ne sono andati via tutti contenti. Mi sa che si sono messi d’accordo con la strega per avere il pizzo sul prezzo del sacrificio.

Dunque eccoci dalla strega a contrattare data e modi della cerimonia, a cui Dodgi assisterà al mio posto. Il giorno del matrimonio io sarò in chiesa, dagli sposi, occupata in magie ben più civili che vedono la trasformazione del pane in carne e del vino in sangue.
Prima di uscire, mi è venuta la voglia di farmi leggere, per la
trentacinquemilionesima volta nella mia vita, il futuro. Questa per me è la gran prova di serietà per streghe e stregoni, almeno per quelli che dicono di saperlo fare, perché qui si vede se le sparano grosse o plausibili.

Riporto qui il dialogo, tradotto in romanaccio per comodità del lettore.
Mbeh,a regazzì, cosa voj che te dico?” mi chiede la strega, agitando nelle
mani gli ossicini che, lanciati, le daranno la risposta alla domanda.
“mah, non so… avrò dei figli?” chiedo io, accomodandomi per terra.
La strega rimane un secondo perplessa. “Maaaa, perché, che sei malata?
“ ehm, no” rispondo, “sto benissimo, che io sappia”.
La strega scoppia a ridere. “ Mbe, ma allora è facile!” e con le mani mima… beh, insomma, avete capito.
Infastidita, cambio soggetto. “Allora, vorrei sapere se mi sposerò. Questo, lo può vedere nel mio futuro?”
Certo,” dice quella “co’ chi te voi sposà?
Panico. Effettivamente, un nome adesso non lo saprei dare. Nel corso degli anni ho cambiato idea più volte.
“No, così, in generale…”
Mbeh cocca, una nun se po’ sposà così, in generale; te devi sposà con uno; e pe’ fallo devi sapè chi è; e se nun lo sai te, che devo sapello io?
Che dire? …c’ha ragione; rischiarandomi un po’ la voce per l’imbarazzo, provo a cambiare campo, e a buttarmi sul professionale.
Sul lavoro vado forte. Sul lavoro sono un drago. Dunque, chiedo, cosa succederà nel mio futuro professionale?
Che lavoro fai?” e poi aggiunge, inevitabile, inesorabile, come al solito e come sempre: “la suora laica? ” (ARGGGGHHHHHHH!!!!!!)
“No.” Rispondo, asciutta.
La maestra? No; l’Infermiera? No; la Veterinaria? No; La suora laica? No; La commerciante d’auto? No; Hai una boutique? No; La suora laica? No; L’ambasciatrice? No; La parrucchiera? No; La suora laica?

“Lavoro per l’Unione Europea, gestisco i progetti giustizia” dico, per tagliare corto.
Mi fa un gesto come per dire “meglio di niente”.
“Siamo quelli che danno i soldi. 124 Milioni di Euro sul 10 FED” dico io, per darmi importanza.
Stessa reazione; la mia confidenza va in frantumi.
Dunque” fa lei “ questo lavoro… che fai, te piace? o nun te piace, e lo voj cambià?
Ecco, anche questo non lo so. Questo lavoro lo volevo; ma, come a volte i desideri esauditi, ora ha perso tutto il suo fascino.
Non mi dispiace, neanche. MA non mi piace, neanche. E’ un lavoro d’ufficio in un paese africano; un lavoro da cui nessuno guadagna niente, salvo i governanti, che guadagnano i soldi che ci rubano (o che ci facciamo rubare), e noi, che guadagniamo i lauti stipendi (per altro giustificati, per vivere qua).
“Non lo so”, dico onestamente.
A ni’ ” mi dice “ma te nun sai mai gniente! non è che posso sapè io pe’ te che cosa devi desiderare. Lo devi sapè tte, che cosa desiderare”.

Ed ecco il punto, l’illuminazione: sapere cosa desiderare, definitivamente e per davvero, che non è affatto facile.

Mi alzo con l’idea che Flavio avrà una buona cerimonia, perché questa strega è una strega seria; o almeno: è una persona di buonsenso che gli invierà un pensiero positivo nel giorno del suo matrimonio.
Il sole già si abbassa, è tardi e devo andare. Fra poco monto il cavallo del defunto dittatore Eyademà, una povera bestia dal cuore infranto; forse l’unica creatura del paese, col cuore infranto.
Fra i saluti e gli arrivederci, la strega mi fa: “per la lettura del futuro, fanno quindicimila franchi” (è tanto).
Resto un attimo interdetta. La vedo sorridere.
Se prendi anche la pelle di boa”, mi dice fra i denti, “ti faccio uno sconto”.
Prendo anche la pelle di boa, e ottengo il mio sconto.


Lomé, 5/9/10

il racconto è per Ale e Fla




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