Ho conosciuto Brina a casa mia, la vecchia casa ancora, è arrivata nel trasportino, tutta bianca con un occhio azzurro e uno ambra, appena operata dopo un incidente. Me l’ha portata il mio veterinario, un mio ex allievo delle scuole superiori.
Volevo una gatta ed è arrivata lei, Brina. Da 13 anni ormai, la gatta dalla miracolosa intelligenza, spericolata, affettuosa, la gatta in poesia, come ogni gatto anima, animale poco adatto alla prosa.
Ecco le poesie di quest’anno per lei, per il nostro rituale, perché godersi l’affetto di un gatto è cosa preziosa da non sprecare.
Ritratto di Brina
I
Brina, la gatta bianca
si scontorna sul candido lenzuolo,
nuvola sul cuscino.
Per seguire la sua intima natura
sale alta alta sugli alberi
alle sorelle nuvole.
E ogni giorno io una nuvola accarezzo.
II
Nel prato all’improvviso
spuma marina piccole onde infuriate
la corsa della gatta
Brina. Bianco galoppo a perdifiato.
È la grazia della felicità.
Il rituale della mattina
I
Racconto ogni mattina
la storia mia e di Brina.
La gatta bianca dagli occhi diversi:
blu e ambra. La gatta Brina.
Lei fa le fusa, io parlo e lieve narro
la nostra storia. Dico Brina e lei
allunga la candida zampina (è gatta
mingherlina). Dico Maria Rosa
che sono io, goffa persona e lei posa
la sua testolina, gatta piccina,
sulla mia guancia. Le dico siamo amiche
sorelle, madre e figlia (con ruoli
interscambiabili) e lei lei tutta
si distende, pancia in su, zampe arrese
e il capo reclinato proprio lì
sul suono della voce.
II
Ho il privilegio la mattina
di raccontare la nostra storia
alla gatta Brina, mentre lei
gentile e imperiosa sulla mia guancia
appoggia le candide zampine.
Ed è l’amore uguale
a ogni altro amore.