La prima volta che l'ho incontrata eravamo in un parcheggio di Torino, faceva caldo e io mi lamentavo, allora ero molto più ansiosa, e ricordo il suo sguardo gentile e insieme un po' sospettoso, un po' ironico. Temo abbia pensato che ero una persona un po' noiosa, ma lei ora dice di no. In effetti poi la giornata è proseguita bene, così bene che siamo diventate amiche, molto amiche e complici nelle nostre scorribande culturali, anzi multiculturali. A lei devo anche una adozione particolare che mi ha cambiato la vita.
La mia mamma, quando la vide, mi disse: "Ma non sembra affatto una suora". Già Alfonsina, lei, è una suora. Ha capelli corti a caschetto e vestiti semplici, ma non da suora in senso stretto, una bella croce sul petto e un grande sorriso, ma grande. Suora e artista, scrive poesie, canta insieme alle consorelle e conduce delle trasmissioni in una radio locale, come se non bastasse per un certo periodo è stata docente. I casi della vita: aveva sostituito proprio me durante una mia assenza, ma questo l'abbiamo capito molto dopo.
Cosa fa Alfonsina? Si occupa di fragilità: carcerati, donne e soprattutto migranti. Si occupa anche di cultura, segue la pastorale universitaria e proprio mescolando le carte in tavola si occupa di multiculturalità e organizza eventi in cui le culture si incontrano, da tutto il mondo. Un'operazione che passa dal cibo e arriva alla lingua, alle lingue e alle storie di quelli che incontra. Grazie a lei ho avuto la possibilità di ospitare per 9 mesi a casa mia una mamma pakistana con suo bambino, che, quando è arrivato, aveva un mese. Grazie a lei dunque ho avuto un neonato in casa e fra le braccia e ho scoperto di essere una brava narratrice di favole. Ora mamma e bambino non so dove siano, ma so dov'è lei, Alfonsina anzi non sempre lo so perchè fa tante cose, tutte piene di sorrisi e comprensione e acuta intelligenza e soprattutto appassionato amore per gli altri e per Dio.