Non tutte le passioni hanno, però, una connotazione positiva, non tutte le passioni conducono ad un miglioramento della società.
L’elaborazione di un dato storico, colorato dell’elemento della passione, può condurre alla stessa negazione del concetto della libertà.
Se la passione sfocia in violenza, non è più passione libera, ma abbandono istintivo, irrazionale, dove prevale l’elemento emotivo sulla razionalità e sulla voglia di conoscenza. In una parola sulla stessa matrice di ogni sforzo intellettivo.
2. La rivoluzione su strada evoca, talvolta, il richiamo a figure eroiche. Miti del passato che si mescolano al presente.
Idolatria, voglia di cambiamento, grave senso di insoddisfazione, decadimento del sistema politico sono in grado condurre ad estremizzare, fino al massimo, la stessa figura del possibile, sino a trasformarlo in necessità contingente.
Di fronte al crollo dei valori ed alla totale sfiducia verso le istituzioni, si impongono gesti, si rendono necessari determinati atti.
La passione, dunque, si alimenta di stessa, fino ad autogiustificarsi, sganciandosi dal terreno reale.
La passione dell’anima che diventa rivolta sociale spinge l’uomo verso atti che sono vissuti come necessari, ineluttabili.
L’uomo, pero, non è solo. Non vive in un terreno isolato.
Esistono altri esseri, altri cittadini, che in quel dato storico hanno una diversa visione, pur non appartenendo alla classe politica elitaria.
Una diversa visione del modo di reagire verso una non più sostenibile crisi economica e sociale, non è altro che il frutto del libero pensare.
Libertà di pensiero è la madre di ogni civiltà.
Se la necessità di un determinato agire scalfisce, azzera, deturpa la libertà di altri, quel gesto non può essere positivamente apprezzato come eroico.
Necessità e libertà sono, allora, temi fondamentali.
È come un elastico, ed ogni idea passionale verso la politica si deve scontrare con la libertà, per autodefinirsi. E non per autogiustificarsi.
La libertà di manifestazione del pensiero è prevista dall'art. 21 Cost. e dall'art. 10 della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo. Queste norme, a loro volta, trovano riferimento nella Costituzione europea, la quale, con una formula più vasta, prevede sotto il valore universale della libertà, all'art. 2, 71, la libertà di espressione e di informazione, formula questa, da interpretarsi secondo l'Addendum 22 al documento CIG 87/04 (agosto 2004), in conformità dell'art. 10 della CEDU, che prevede, al comma secondo, limiti di ordine pubblico o di interessi fondamentali della persona, quali la salute, la reputazione o diritti fondamentali (come la dignità, la presunzione di innocenza, etc.). Le Corti europee di Giustizia di Lussemburgo (sentenza 8 luglio 1999 in causa 150/98) e di Strasburgo (sentenza 21 gennaio 1999, Fressoz) considerano la libertà di informazione come un patrimonio comune delle tradizioni costituzionali degli Stati dell'Unione e del Consiglio d'Europa.
Manifestare liberamente il proprio pensiero, fare una doverosa e serrata critica, anche attraverso la carta stampata, incontra sempre un limite, quello del rispetto di altri diritti fondamentali della persona, quali il patrimonio storico artistico di una città, l’incolumità fisica, o il diverso pensare.
Si combatte e si è combattuto per la libertà, ma non per azzerarla.
La libertà di manifestazione del pensiero non può essere imbavagliata da se stessa.
Cedere ad una passione il cui oggetto dovrebbe essere inaccessibile, è una falsa soluzione dello stesso problema originario.
Cedere totalmente ad una passione violenta è come perdere la certezza di essere soggetto pensante.
Cogito ergo sum. Da sempre rappresenta il giusto confronto dell’uomo libero con il mondo esterno.
3. I sogni non possono mai essere sottovalutati. Ai primordi del ‘900 Sigmund Freud oppone al pensiero consapevole ed illuminato quello dell’inconscio, dove la struttura vera del singolo uomo emerge nonostante le sovrastrutture, i tabù, dove la parte più profonda della psiche fa ribollire i pensieri sotterranei, i ricordi rimossi.
Il sogno di una civiltà che cambia radicalmente, nei suoi costumi, nel suo modo di rappresentare una certa politica, evolvendosi di pari passo con le esigenze sociali di ogni giorno, è non solo un bene prezioso, ma anche un fattore che la stessa politica non deve e non può sottovalutare.
La lontananza della classe politica all’uomo cittadino, ormai pienamente consapevole dei propri diritti, e, quindi, non più mente plasmabile ed ingenua, è la punta d’iceberg del grave problema che affigge da almeno vent’anni il nostro paese.
Un problema rimasto immotivatamente senza soluzione.
Per legittimare l’azione politica non è più ritenuto sufficiente il voto alle elezioni. Non è il cittadino comune che deve cambiare.
Meritocrazia vuol dire pulizia, vuol dire trasparenza. Un agire politico in modo trasparente si fonda sulla meritocrazia, a partire dalle stesse persone che in un determinato dato storico e sociale possono assumere ruolo politici primari e gestionali.
Vento di novità, questo la gente vuole sentire. Come vento di passione. Per risorgere in un luogo dove è possibile avere degli ideali.
Avv. Alberto Sagna