Il danno esistenziale, è vero, riguarda l’essere umano, magari quell’essere umano cui viene ammazzato il cane che lo aiuta, anzi è indispensabile alla sua esistenza, per esempio un cane da guida per ciechi.
Eppure il danno esistenziale dovrebbe riguardare ciò che esiste in toto, dovrebbe coinvolgere gli altri animali non in quanto oggetti, ma in quanto essi stessi vittime di un danno.
Lo so che è quasi fantascienza, ma dovremmo tutti/e comprendere che l’unica via di sviluppo, anzi di salvezza, è l’antispecismo.
Cioè non pensare che la specie prediletta sia quella umana, l’antropocentrismo di fatto è una minaccia per l’essere umano stesso. E dunque che danno esistenziale subiscono le scrofe nelle gabbie, le mucche cui portano da subito via i figli, i vitellini stessi? La maternità, persino quella umana, in effetti è poco considerata in questo tipo di sviluppo.
E non è forse un danno esistenziale quello del cane tenuto sempre solo, un cane che è un animale sociale per eccellenza. Ma anche l’asino, ahimè gli asini alle macine, mio padre si ricordava da anziano con dolore e rimorso dell’asino di famiglia che faceva girare monotona quella macina.
Danni esistenziali, miliardi di esistenze rovinate, questo è il nostro modo di rapportarci agli altri animali