Il mondo dei fragili pullula di esseri che si agitano poco, in apparenza, rispetto al mondo dei super dotati, dei tonici, degli anfetaminici, dei grandi manager; le loro voci perdute di vitalità sommessa, di pulsionalità discreta, contano spesso però quanto le altre.
Penso a Catherine Sloper, in ‘Washington Square’ di Henry James, tutto il giorno a ricamare. Penso a ‘Oblomov’ buttato sul divano di casa, a Guido Gozzano trepido e con la tosse, ad Anna Frank vigile e speranzosa nella sua soffitta, a Burt Lancaster coi suoi uccellini nel film di Frankenheimer, se volete a ‘Into the wild’. Penso a ‘Simon del deserto’, nel film di Bunuel, a Giacomo Leopardi dietro la siepe a Recanati, ai danni dei carcerati senza ossigeno, a ‘Robinson Crusoè prima dell’incontro con Venerdì.