Non è mai il fiore a mancare in chi è a disagio; soltanto qualche petalo, momentaneamente appassito, qualcuno più timido o mal riuscito. No ad approcci paternalistici allora, rispetto a chi è sfortunato, no a frasi commosse dal vertice, quand’anche edificanti, dal suono dolce. La carità di regime serve poco, può offendere chi è orgoglioso, ferisce pure chi non se ne accorge: allorché un essere dalla carrozzina manda segnali – veniamo alla solita metafora - lo sciocco da fuori guarda le ruote.
Riscontri diretti invece, sguardo ad altezza uomo: micro-progetti nell’agenda, le istanze e le esigenze dell’interessato, più o meno esplicitate. Sono come tutti quanti al mondo, gli individui fragili: si alzano la mattina e cominciano a prefigurarsi incontri, sorprese, a fare programmi, “Compro quella scodella blu, oggi, prendo dei giacinti, telefono a Cecilia, mangio il passato di piselli”. “Pago quel debito, il pomeriggio, studio un po’ di francese, la sera spero venga Ugo a cena’’.
Occupazioni semplici, figure che al momento non ci sono; spostamenti ridotti, gesti anche insignificanti.