Responsabilità civile  -  Redazione P&D  -  29/08/2021

Doppi legami - Paolo Cendon

 “Caro, esci pure a distrarti anche stasera con gli amici, e non preoccuparti se me ne resto qui sola a casa a piangere”.

Comunicazioni sghembe, tortuose, fondate su un paradosso.

“Ignorate questo messaggio”: un ordine che contiene indicazioni distinte, inconciliabili fra loro, nessuna delle quali osservabile da chi lo riceve senza calpestare l’altra.

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“Sii spontaneo”: qualora il destinatario disobbedisca, è un palese trasgressore, ma tale sarà anche se obbedisce, visto che fa così qualcosa di non spontaneo.

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Negli esempi in letteratura – creature segnate da piccole maledizioni, inconsapevoli del nodo che le attanaglia, allorché aprono bocca – manca di solito il requisito idoneo a giustificare, tecnicamente, una responsabilità.

Nessun dubbio sulla necessità di una condanna riparatoria, tuttavia, là dove emergesse da un lato che l’offuscamento dissociativo non era completo, in chi parlava, dall’altro che i messaggi erano dettati da malevolenza, rancorosità.

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Basta immaginare un mix di scarsa innocenza e di compiacimenti affabulatori, in esempi come quello famoso della “sorpresa al lago”.

Una madre va a trovare il figlioletto in colonia, arriva inaspettata, il figlio la vede da lontano, resta immobile per lo stupore. Lei incoraggiante: “Sono qua carino, sorpresa - cosa fai lì impalato?”. Il bambino spicca una corsa, le getta le braccia al collo, comincia a stringerla felice, e lei irrigidendosi: “Attento piccolo, mi stropicci il colletto, è di seta, mi stai sciogliendo il nodo”. Il bambino blocca ogni trasporto, imbarazzato, e lei: “Ah, ma ha ragione allora la tua mamma a pensare che non  le vuoi più bene!”.

  Forse i danni indotti da torsioni e labirinti del genere, per lunghi  periodi, dietro una porta chiusa, non sarebbero proprio  irrisarcibili.

 




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