Prima di procedere col racconto di questa insolita amicizia, aggiungo con gioia che, dopo l’esecuzione dei maiali nel rifugio Cuori Liberi, c’è stata una mobilitazione di protesta a Milano il 7 ottobre, in piazza c’erano almeno 10000 persone. Non si era mai visto una folla così grande di umani manifestare per un’altra specie in questo caso i suini. Una cosa davvero emozionante, che fa sperare in un futuro diverso per l’essere umano e per tutti gli altri animali e piante sulla terra. E la speranza in questo mondo in guerra e in crisi climatica è davvero un fiore raro.
Tornando a noi, infine fatto il rifugio e la recinzione c’è stato il via dell’ASL, potevamo trasferire da noi due maialine.
Erano in stallo in un agriturismo poco distante e dunque il trasporto sarebbe stato facile.
Il punto erano le mie perplessità. Ce l’avrei fatta? Dovevo studiare qualcosa sui maiali, cosa dar da mangiare? Quanto? Portare fieno? Quanto? Come portare l'acqua? Come smaltire i loro escrementi? Avrebbero avuto freddo? Caldo? Insomma una serie infinita di domande.
Perchè io faccio così, anche quando devo scrivere per il teatro e per qualche saggio didattico prima vivo la cosa, poi studio.
E dunque quando sarebbero arrivate le due maialine mi avrebbero insegnato loro come convivere.
Un metodo rischioso, infatti prima di farle arrivare ci volle del tempo, non per la burocrazia, ma proprio per me.
Nel frattempo con Patrizia, presidente di Meta (Movimento Etico Tutela Animali e Ambiente) Lombardia, che mi avrebbe dato in affido le maialine, avevamo pensato i nomi: una sarebbe stata Sara, come la figlia di Patrizia, l’altra Grazia, come la mia mamma.
Due maialine pancia a tazza, detti anche Vietnamita, di circa 90 chili, la taglia di un grosso cane.
Solo che sarebbero state due scrofe.