Misure di sostegno a favore dei più fragili
e abrogazione dell’interdizione e dell’inabilitazione
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Cancellati i vecchi istituti ottocenteschi, l’intero fronte della “protezione stabilizzata’’ sarà destinato a reggersi in Italia, per il futuro, sull’amministrazione di sostegno; fruitori del presidio giudiziale diverranno, potenzialmente, tutti gli esseri i quali appaiano - non importa in che misura, o con quali sfumature - privi di autonomia nell'espletamento delle attività della vita quotidiana.
È una generalizzazione possibile (va rimarcato) in forza della natura quantomai duttile dell'AdS, grazie cioè alla modulabilità della salvaguardia civilistica in esame a seconda delle esigenze dell’interessato - con un’applicabilità tale da abbracciare, sul piano disciplinare, la “clientela pesante’’ nella sua interezza: allorquando si tratti, in concreto, di far fronte a gravi pericoli di autolesionismo dell’individuo, o a gestioni segnatamente complesse e delicate.
A ciò va aggiunta la considerazione che, sul piano psicologico, l’amministrazione di sostegno - dal momento che non postula come default incapacitazioni in via automatica - si presenta quale risposta non stigmatizzante per la persona o per la sua famiglia: al contrario di quanto non avvenga per le misure che ci si propone oggi di cancellare dal codice. “Non abbandonare” e “non mortificare” costituiscono, è stato scritto, i due principi cardine della riforma del 2004.