Ma l’idea di ripercorrere l’opera di questo gigante è senz’altro buona. E quindi il mio è anche un invito a seguire l’attività di un’orchestra che si esibisce nel vecchio Auditorium romano di via della Conciliazione e che ha una struttura privata.
A sostenerla è la Fondazione Roma.
L’impresa è meritevole ma la notizia in sé non è buonissima: non soltanto perché sono sempre meno le imprese private (e sono quasi solo banche) che riescono a mantenere intere orchestre. Ma soprattutto perché i drammatici tagli alla cultura rischiano davvero di rendere le poche orchestre ancora esistenti in Italia vere e proprie isole in un mare di indifferenza.
Sarà pur vero che che la musica classica non è molto amata. Ma sarebbe bastato il concerto, sabato 11 dicembre, al Conservatorio di Milano nell’ambito del festival Chopin Schumann, con un’orchestra costituita soltanto dagli allievi più bravi dei corsi per rendersi di conto di quanto sia necessario sostenere e allargare l’insegnamento della musica classica.
È già anomalo che la musica non sia materia obbligatoria a scuola. Ma che non si faccia di tutto per sostenere i conservatori è davvero un delitto.
Come buttar giù la Torre di Pisa... e in effetti, visti i crolli a Pompei, stiamo facendo anche quello.
Tornando a Brahms, a parte il suggerimento di riascoltarlo, indicherei anche una lettura: Una strana storia d’amore, di Luigi Guarnieri (Rizzoli), che ricostruisce una singolare amicizia a tre, partendo dal momento dell’incontro: Dusseldorf, settembre 1853.
Uno sconosciuto musicista ventenne suonò allora alla porta di una casa sulla Bilkerstrasse nella quale vivevano, con sei figli dei loro figli, il compositore Robert Schumann e sua moglie, la celebre pianista e compositrice Clara Wieck.
Era Johannes Brahms. Quando Clara rimase vedova, Johannes le restò accanto. Devoto.