Charlie-Censura letale. Di questo si tratta a prescindere dalla matrice terroristica della strage. Si tratta di censura delle libertà e dunque della democrazia. Società materica e società elettronica non differiscono: la battaglia tra libertà e oppressione si replica nel web come nel territorio. L'Internet è il luogo di elezione della censura e della manipolazione a dispetto dei puristi che ne volevano fare il regno dell"anarchia positiva". L'Internet, approdo dei capitali, è un luogo da "Truman Show" dove la Rete diventa lo specchio di noi stessi e dei nostri desideri. Vuoi accedere alla possibilità di incontrare una fidanzata? Internet ti procura la soluzione. Vuoi acquistare una nuova auto? Internet te ne presenta a migliaia. Vuoi, vuoi, vuoi: ecco, ecco, ecco. Sono i provider, gli imprenditori del web, che studiano i tuoi desideri e fabbricano le soluzioni. Sono i provider che studiano la tua mente e ti inoculano delle attese, delle richieste precise. E' una questione di business: che c'è di male?
C'e' di male che la finzione dei mercati diventa realtà e noi rimaniamo intrappolati nel "Truman Show" specchio di noi stessi e così l'Internet anzichè interconnettere e favorire l'integrazione e lo scambio confina ciascuno di noi nell'isolamento dell'autoreferenzialità inconsapevole.
Charlie come l'Internet in chiaro (cioè quella indicizzata dai motori di ricerca più diffusi) è una censura letale. Letale per le nostre menti torpide e nevrotizzate. Simbolo del Male delle nostre società (occidentali, orientali, laiche, religiose) che camuffato da Idolo positivo del Sè erge cinte ideologiche inespugnabili a fortilizio di nuovi feudi di potere invisibile e per questo ancora più efficace.
Come non ricordare l'ammonimento eterno degli Antichi risalente al mito di Narciso?
Il ragazzo, mentre era nel bosco, si imbatté in una pozza profonda e si accucciò su di essa per bere. Non appena vide per la prima volta nella sua vita la sua immagine riflessa, si innamorò perdutamente del bel ragazzo che stava fissando, senza rendersi conto che fosse lui stesso. Solo dopo un po' si accorse che l'immagine riflessa apparteneva a lui e, comprendendo che non avrebbe mai potuto ottenere quell"amore, si lasciò morire.
Racconta Ovidio (Metamorfosi III, 420 e segg.):
"Contempla gli occhi che sembrano stelle, contempla le chiome degne di Bacco e di Apollo, e le guance levigate, le labbra scarlatte, il collo d'avorio, il candore del volto soffuso di rossore ... Oh quanti inutili baci diede alla fonte ingannatrice! ... Ignorava cosa fosse quel che vedeva, ma ardeva per quell'immagine ..."