Famiglia, relazioni affettive  -  Anna Berghella  -  21/11/2021

C'è una cosa più difficile che essere genitori oggi?

Mettere al mondo un figlio comporta un salto nel buio, una scommessa col mondo e con se stessi e una grande responsabilità, per chi l’avverte. Però oggi educare un figlio è una lotta continua: prima di tutto contro i grandi competitor educativi che sono internet, i social, la diffusa sessualizzazione precoce, l’individualismo. Al secondo posto, ma non perché meno importante, metterei lo stile di vita che abbiamo adottato: la mancanza di tempo ad esempio comporta l'assenza fisica dei genitori oltre che la fretta con cui affrontano le loro giornate, sottoponendo agli stessi ritmi i nostri figli, senza considerarne le conseguenze.

Occupandomi nella mia esperienza professionale prevalentemente di minori e di famiglie difficili mi sono accorta che ultimamente oltre che di abusi, abbandoni morali e materiali, violenze mi sottopongono fascicoli che si occupano di adolescenti delle cosiddette “famiglie normali”. Ragazzi anche giovanissimi, 11 o 12 anni che gridano il loro disagio raccontando, ora allo sportello di ascolto a scuola, ora alla professoressa più attenta, ora alle forze dell'ordine, episodi di conflitto familiare, ingigantendo, se non addirittura inventando, violenze subite. Sono ragazzi omologati, cresciuti tra nonni e baby-sitter, travolti dall’individualismo dei genitori, stretti nei loro cellulari, cresciuti troppo in fretta, nell’incapacità di accettare un no, reclamanti precocemente potere e autonomia.

Pronti poi a ritrattare, a ridimensionare, una volta accortisi che la macchina di tutela a favore di un minore maltrattato è enorme: servizi sociali, case famiglia, educatori, giudici, avvocati, curatori speciali del minore, psicologi.

Se pensiamo che esiste un articolo come il 403 del codice civile che consente ai servizi sociali di collocare in comunità, e quindi di sottrarlo ai genitori, un minore senza neanche il provvedimento di un magistrato, se dai suoi racconti emergono ipotesi di pericolo e di violenza, possiamo comprendere come possono crearsi situazioni dolorosissime se i ragazzi “difficili”, conflittuali, decidono di raccontare la loro versione della crisi adolescenziale, rivisitando le regole e i no imposti dai genitori.

I ragazzi, posti al centro dell'attenzione, entrano in un meccanismo che spesso amplifica il loro racconto, fino a far scattare la tutela che esclude i genitori dalla gestione del figlio, con sospensione della responsabilità genitoriale.

E cosa abbiamo? Da un lato un ragazzo con il suo “delirio di onnipotenza” la cui mano viene armata dal sistema che gli consente di pensare:” Visto quanto sono forte?”

Una rete di professionisti centrati, formati, capaci può fare la differenza a tutela sempre dell'interesse superiore del minore ma soprattutto per la tutela di quei genitori, spesso sotto choc, non hanno più strumenti per educare, instradare, formare, guidare il loro figlio.

L'adolescenza è un periodo buio, sicuramente doloroso per i figli ma che mette a dura prova i genitori, il loro equilibrio e quello di tutto il nucleo familiare.

E’ sempre più importante trasmettere valori e principi quando i bambini sono piccoli, con pochi no e regole certe su cui non transigere.

Sarà questo seminato, come il grano sotto la neve in inverno, a dare i suoi buoni frutti durante l'adolescenza.

L'art 147 del codice civile, sui doveri verso i figli, viene letto anche durante il matrimonio, ma non se ne conoscono il valore e la portata: presto oltre per le lezioni prematrimoniali, per comprendere diritti e doveri, ci si rivolgerà ad un avvocato anche per conoscere i doveri di genitori e la portata della responsabilità genitoriale.

 




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