Deboli, svantaggiati  -  Redazione P&D  -  04/11/2024

Altre stanze, altre voci - Paolo Cendon

La carriera dei ‘’deboli’’ non è ormai quella di ieri, si cresce in fretta; maggiori incagli, pretendiamo sempre più dalle vetrine del mondo.  Ci si offusca dentro e fuori rapidamente, anche se può non trasparire all’esterno. Le generazioni sembrano capirsi meno che in passato, l’una con l’altra; i salti di orizzonte sono bruschi a volte.

 Tanti gli individui che non sanno dove andare, cosa fare di se stessi, i social aiutano fino a un certo punto: c’è meno gratitudine, forse meno generosità, chi è solo a volte si ritrova ancor più solo.

 Forme   inedite di cattiveria che salgono dalle strade, che invadono le discoteche, i condomini ogni tanto.  Si stenta a credere, qua e là, che degli esseri umani arrivino a commettere certe brutture.   Qualcuno al mondo continua a innamorarsi, per fortuna, troppe coppie vivono però ripiegate su se stesse. I genitori degli scolari che scantinano, alle medie e alle elementari, picchiano talora i docenti poco accomodanti.

     È sempre meno lecito al civilista – in scenari del genere – rimanere chiuso nella sua gabbietta: indifferente alla medicina, incurante della psicologia e della psichiatria, facendo a meno della sociologia e della demografia.  Occorre senso dell’equilibrio nel pronunciarsi, circa le questioni, anche fantasia però, prontezza esplorativa; disponibilità a guardare la realtà per com’è effettivamente, nel bene e nel male, comprese le pieghe più segrete dell’animo umano.

 




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