Famiglia, relazioni affettive  -  Redazione P&D  -  13/12/2023

Svolta sul certificato europeo di genitorialità, il PPE appoggia la proposta M5S

CHI È GENITORE IN UNO STATO SIA RICONOSCIUTO ANCHE NEGLI ALTRI

Lega e Fratelli d’Italia contro, ma sono minoranza. Domani il voto: cos’è e le posizioni dei partiti

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Un voto cruciale per le famiglie arcobaleno e per quelle che si discostano dal modello di famiglia più comune, soprattutto in assenza di un legame biologico tra genitori e figli. Giovedì 14 dicembre il Parlamento europeo deciderà se rafforzare il diritto fondamentale di libera circolazione dei cittadini UE (secondo il principio che le persone circolano con tutti i loro diritti) intervenendo su aspetti del diritto di famiglia transfrontaliero che sono in grado di condizionarlo.

La questione riguarda la legge applicabile al riconoscimento della genitorialità tra Stati membri e le norme sulla competenza.

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«Tutti gli Stati membri – si legge nella proposta di modifica al Regolamento del Consiglio in materia di filiazione – sono tenuti ad agire nell'interesse superiore del minore, anche attraverso la tutela del diritto fondamentale di ciascun minore alla vita familiare e il divieto di discriminare un figlio sulla base dello stato civile o dell'orientamento sessuale dei genitori o del modo in cui è stato concepito». L’obiettivo è fare in modo che «in una situazione transfrontaliera, un figlio non perda i diritti derivanti dalla filiazione accertata in uno Stato membro».

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Attualmente, esiste una lacuna normativa che rende difficile per le famiglie far riconoscere la filiazione dei propri figli all’interno del territorio dell’Ue, soprattutto quando si spostano da uno Stato membro a un altro o ritornano nel loro Stato membro di origine. La Commissione europea propone di adottare norme europee per affrontare questo problema, stabilendo regole sulla competenza internazionale e sulla legge applicabile in materia di genitorialità.

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La proposta include la creazione di un «certificato europeo di genitorialità», che i bambini o i loro rappresentanti legali possono richiedere e utilizzare per dimostrare la relazione parentale in un altro Stato membro. In sostanza, il regolamento stabilisce che chi è genitore in uno Stato membro sarà riconosciuto come tale in tutti gli Stati membri.

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Tuttavia, il dibattito politico sull’iniziativa è acceso. Lega e Fratelli d'Italia hanno votato contro in Commissione, proponendo una posizione di minoranza che sottolinea la necessità di «chiarire la portata della limitazione di ricorrere all’ordine pubblico» per bloccare nei singoli paesi l’applicazione di queste disposizioni UE, in modo che sia «sempre applicabile nei casi in cui il riconoscimento della filiazione violi i principi fondamentali sanciti dalle leggi e dalle costituzioni nazionali».

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In particolare, la minoranza vuole ottenere che il Regolamento non si applichi alla gestazione per altri (Gpa), che chiamano «maternità surrogata». La Gpa è considerata illegale in diversi ordinamenti giuridici nazionali europei, e la minoranza suggerisce di proibirne l’applicazione in tutti gli Stati membri, in quanto violerebbe «la dignità e l'integrità della donna contravvenendo al divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro».

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Eppure, leggendo il Regolamento, si nota che la Gpa non è disciplinata, poiché le decisioni in merito a legiferare o meno su tale percorso devono essere prese da ciascuno Stato membro, trattandosi di una questione di diritto interno. Inoltre, la proposta non obbliga gli Stati membri a riconoscere la filiazione accertata in paesi non appartenenti all’Ue, anche quando altri Stati membri la riconoscono.

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«Questo provvedimento è necessario per salvaguardare i diritti fondamentali dei minorenni a prescindere dall’orientamento sessuale dei loro genitori e a prescindere da come sono nati –spiega Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle –. Il principio di base prevede infatti che se si è padre o madre in uno Stato membro il rapporto genitoriale è automaticamente riconosciuto in tutti gli altri Stati membri. Oggi non è così purtroppo in Ungheria, Polonia o Bulgaria, Paesi che non riconoscono la filiazione stabilita in un altro Stato nei casi di genitori Lgbt: si tratta di ben 2 milioni di bambini che attualmente vivono una situazione di mancato riconoscimento. Anche in Italia registriamo forti discriminazioni a cui questo Regolamento, una volta approvato in via definitiva, potrà porre fine».

 




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