Cultura, società  -  Redazione P&D  -  18/07/2024

Su in loggione - P.C.

Sto parlando di una possibilità non tanto rara, quella cioè di innamorarsi a teatro, a me è capitato qualche volta. Anche ad altri credo, anzi ne sono certo, ed è probabile che ogni episodio abbia le sue ragioni contingenti. Non è difficile immaginare qui le più significative.

Già il fatto di stare in un luogo simile, penso in particolare alla prosa: la complicità dell’essere accanto a lei (parlo come uomo), ad ascoltare quello che gli attori dicono sul palcoscenico. Magari dover tendere le orecchie, sentire che è sfuggita a tutti due la stessa battuta, perché una vicina di loggione ha tossito (‘’Cos’ha detto, non ho capito bene’’)

Il ‘’buio’’ stesso, stando al chiuso poi: qualsiasi cosa succeda allo scuro, entro uno spazio interno, è di per sé un passaggio insolito. La   ‘’sorgività’’ e immediatezza del dialogo che ha luogo in scena; si trattasse di un film, tutto sarebbe più consolidato, prevedibile, si saprebbe già che non possono esserci sorprese (lui che svenga davvero, lei che inciampi).

Il fatto di ridere insieme, come spettatori, di commuoversi all’unisono, avendo lo stesso palpito in contemporanea, per l’identico motivo (‘’e se succede questo, forse accadrà presto anche qualcos’altro’’).

La ‘’durata’’ nel tempo dell’evento, il prolungarsi della contiguità fisica: due o tre ore passate insieme, tutto che ha modo di tornare allora, di consolidarsi; la dinamica del sussurrarsi banalità di continuo, in un gioco fatto di tanti istanti, uno successivo all’altro.

Il ‘’calore’’ di due tempie che si sfiorano, in un contesto in cui ogni riscontro è lecito, con frequenti momenti tattili, naso e orecchie a volte, in cui qualche ruolo lo giocano anche i capelli, come quando si balla guancia a guancia.

Certi odori umani poi, che si sentono solo quando si è davvero vicini, e che attestano che si è già oltre una certa soglia: gli effluvi del corpo, in generale, la sfumatura di un profumo francese, a volte, più intenso a pochi centimetri di distanza, l’odore della cipria o di qualche crema nutriente, e poi l’odore della bocca, del respiro che va e viene.




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