Arriva come un uragano con una storia triste e un figlio adolescente senza mamma. Dice di essersi svegliato dal torpore per sette anni dalla morte della giovane moglie avvenuta per un incidente d'auto il giorno del suo compleanno. Dice di essere inglese, di Londra. Suo figlio invece studia negli USA. Del resto gli stranieri sono moderni e lui è Capitano di marina - dice - quindi è sempre in giro per il mondo e per i mari. Un marinaio di un certo livello - e già nel luogo comune un campanello d'allarme si attiva in lei - che si è focalizzato sul lavoro e le responsabilità. Oggi, incontra una donna e le dichiara un improvviso feeling. Lei è una donna fredda, titubante, diffidente, tuttavia questo uragano si insinua nella sua testa e nelle sue fibre, le ricorda che lei sì è veramente in stato di torpore emozionale, ma lui le ricorda che è viva, non è vero che è morta dentro e pensa solo alla carriera.
Lei si oppone a questa irrazionalità, fa domande, si stizza, si innervosisce per l'uso di parole così dolci senza che neppure i due si siano mai incontrati. L'offesa del linguaggio, l'offesa dei sentimenti veri. Lui invoca il destino, Dio, il colpo di fulmine. Ma non para il fulmine di lei. Lui le manda le sue foto e quelle di suo figlio, dice di scrivere al figlio. Ma lei che è "madre" anche di figli non suoi, si oppone perchè è surreale e ingiusto utilizzare questo bambino come calamita. Che razza di padre è?
Non si capisce dove voglia andare a parare. Parla di amore, matrimonio. Lei si stizza, non ci pensa nemmeno a sposarsi, con uno sconosciuto poi. Vabbè la cultura, ma in Italia se una donna parla di matrimonio l'uomo scappa. Là no? Da un lato, si offende, pensa "ma ti sembro così disperata da credere a questo? Io ho avuto corteggiatori e rimandato al mittente ben altre proposte".
Però larvatamente lei ci pensa, che non sia la volta giusta, che non sia il destino, le vite precedenti, ci sono tanti micro-segnali che sceglie di vedere. Ci pensa, non al matrimonio ma al "chissà se".
Vabbè, vi racconto l'epilogo di questo uragano virtuale durato tre giorni sotto l'influsso di Nettuno.
Lui commette un grossolano errore, perchè per quanto un po' emotivamente tonta, lei ha un istinto investigativo. Subito lo aveva cercato in rete, con il nome con cui si era presentato, senza trovarlo. Ma lui invia le foto di questo bambino. Un ragazzino bellissimo, con il viso a un tempo dolce e timido.
L'istinto della donna selvaggia, non del tutto anestetizzato dal desiderio e dalla solitudine cui sopravvive, cerca quella foto su google e trova che appartiene a un giovane attore. Come un gatto che gioca con il topo chiede spiegazioni a lui che si giustifica dicendo che - nel mezzo dell'oceano - ci sono connessioni strane, che ha sbagliato e ha inviato la foto di un amico del ragazzino. Dice anche il nome di questo attore-amico. E rimanda un'altra foto. Un altro attore. Ormai il gioco è smascherato.
A questo punto lei cerca anche le foto di lui su google.
E la sorpresa è oltre: non un attore a cui sono state rubate foto ma un celebre ipnositerapista strafamoso statunitense già "accusato" di cambiare identità e nome di continuo. Lei non sa se ridere o gridare. Sceglie di sbattergli in faccia quello che ha scoperto e rimuovere la connessione.
Le rimane la curiosità di sapere se le foto sono state rubate o se è stato questo "dottore" a cercarla e tentare di circuirla (perchè proprio lei? perchè questa calamita di manipolatori? addirittura transoceanica?).
E le rimane l'amaro in bocca e quella sensazione di sconfitta per essere caduta nella rete, seppure per qualche istante. Ma non è la prima volta nella sua esistenza.
Eliminato lui, rimane quel senso di stupidità per aver creduto che per quanto irrazionali certi incontri possono accadere.
"Sono prove", le dico, "Poteva succedere a tutti, vai oltre e ritorna sul tuo cammino", "Ora che me l'hai raccontato te ne liberi".
Solo che io dovevo raccontarlo a voi.