Fragilita, storie, diritti  -  Redazione P&D  -  28/10/2015

ROBERTA – Marzia RUCLI

"ROBERTA" – Marzia RUCLI

 

Conosco Roberta da più di un anno, la prima volta è venuta con il marito, Antonio. Me li ha inviati una volontaria, sono una coppia di quasi 50 anni, la loro unica figlia, Vanessa, è morta da un paio di mesi, a 20 anni, aveva la Leucemia. Io non l"ho conosciuta.

Dice la volontaria che lui è disperato, lei è più forte.

Davanti a me trovo due persone che con facilità aprono il loro mondo, il loro vissuto. Lui sembra trovare sostegno nella spiritualità, che Vanessa gli ha fatto conoscere durante la malattia e in un progetto importante: portare avanti il messaggio della figlia, il suo ricordo, i suoi sogni, fonderà un"associazione. A Roberta non basta, lei non vuole accettare quello che è successo, non può, è arrabbiata e non ha intenzione di farsi bastare il ricordo.

Concordiamo di lavorare con lei, in questo momento è quella che ha bisogno di accettare la perdita. Accettare la perdita della sua unica figlia, ventenne, solare, piena di vita, si può? Antonio dopo qualche mese invece lo inserirò in un gruppo di elaborazione del lutto.

Roberta non è solo arrabbiata, è anche capace di sorridere, di apprezzare il sostegno che la sua ampia rete sociale cerca di darle. Non si chiude nell"isolamento, come spesso succede di fronte a una perdita, anzi cerca il più possibile di stare in relazione, per non scoppiare.

È una donna accogliente, si è sempre occupata degli altri, ha una presenza che riempie la stanza, le parole si dilungano su piccoli particolari, spesso non importanti. Parla tanto, sorride tanto, piange tanto. È un"altalena di emozioni che danzano assieme.

Pensa di non avere più uno scopo. Sua figlia era il suo unico scopo. Che senso ha, ora, la vita? È arrabbiata e senza speranza, il futuro ha perso di senso per lei.

Eppure le persone la cercano, dicono che ha così tanto da dare, che è speciale, a volte paradossalmente lei si trova a consolare gli altri, per la morte di SUA figlia.

Roberta ha una capacità: riesce a divertirsi e sorridere senza sentirsi in colpa, salvo poi entrare in disperati momenti di infinita angoscia e disperazione.

Per questo a volte la gente le dice che è brava, che è forte, che è da ammirare. Purtroppo altrettanto spesso le dicono "che bravaaa, se succedesse a me, non ce la farei". Che frase ignorante. Che pugnalata al cuore. Come si fa a non capire che questo a lei suona "sei un mostro se riesci a vivere nonostante la morte di tua figlia, addirittura a ridere". Nella mentalità delle persone una madre che soffre veramente, una madre che ama suo figlio, dovrebbe morire anche lei. Magari vivere da morta. Come uno zombie. Ritirarsi, non farsi vedere, non creare disagio con il suo bagaglio di morte, soprattutto non permettersi più la gioia, la tenerezza, la complicità….

Se riesci a distrarti allora sei egoista, allora non soffri abbastanza, allora sei senza cuore.

Questo è il messaggio che le arriva. Ma loro non sanno che dietro a quel sorriso, quella porta sempre aperta, quella partecipazione alle attività portate avanti dall"associazione… ci sono continui e sempre più dolorosi momenti di disperazione. Di vuoto, di solitudine, di mancanza.

Di assenza di senso.

Qualcuno le ha detto che non ce la fa ad entrare in casa sua, troppo doloroso il ricordo di Vanessa e l"idea che non ci sia più. Per voi? E per me, si chiede lei ?!?

Mi sembra incredibile, che le persone siano così ignoranti relazionalmente. Come puoi rimandare questa immagine ad una persone che disperatamente tenta di non annegare, di non affondare. Come le puoi chiedere di smettere di vivere, di sparire, di non essere. Puoi ammirare il coraggio, immaginare che c"è dell"altro che non vedi, che il dolore non sempre viene sbandierato. Puoi immaginare che la depressione non è l"unica via, che è si può stare un attimo prima nella più profonda disperazione, poi asciugare le lacrime e aprire il cuore al mondo. Che si può dare ancora amore.

Ho messo in contatto Roberta con una persona speciale, che l"ha indirizzata in un dopo scuola. Ora aiuta una bambina straniera a fare i compiti, che ancora i limiti della lingua non le permettono di fare da sola, i genitori non possono farlo. Roberta è felice, in quel pomeriggio, quando può aiutare a crescere un"altra bambina.




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