Cultura, società  -  Redazione P&D  -  24/04/2022

Recensione: Il mondo di Paolo Cendon - Carmela Bruniani

“Il Mondo di Paolo Cendon”, uscito il 14 Aprile per l’editore Santelli, ricostruisce, attraverso l’apporto di amici e collaboratori, l’universo complesso di una personalità poliedrica.

Un libro scritto a più mani che rielabora il microcosmo della vita e delle battaglie di Paolo Cendon, giurista, professore, narratore e Don Chisciotte moderno che, nel corso della sua vita, ha combattuto non contro i mulini a vento ma contro impalcature ben più complesse e stereotipate.

Molto forte in Paolo Cendon è stata, infatti, negli anni, la spinta idealistica che lo ha portato a scontrarsi spesso con la dura realtà di un diritto astratto e sganciato dalla realtà che non gli ha fatto perdere, però, la fiducia nella possibilità di cambiare le cose e che ha contraddistinto sempre il suo lavoro.

Il libro, quindi, racconta di Paolo giovane studente a Venezia e poi all’università a Pavia, dei primi incontri importanti, delle scelte di vita.

Nel corso della lettura si dipana gradualmente lo schema di riferimento nel quale il giurista Cendon ha affrontato ogni problematica relativa al mondo del diritto che è quello della prevalenza della “law in action sulla law in books”.

Partendo da questo presupposto si comprendono meglio le battaglie portate avanti da Cendon per l’affermazione di un concetto di centralità della persona nel mondo del diritto che è destinato ad evolversi nel tempo, con l’aumentare della crescente sensibilità verso i diritti dei più fragili.

Si ritrovano nel libro le esperienze con Basaglia a Trieste nell’ambito del percorso che porterà alla legge sulla chiusura dei manicomi, il duro lavoro per il riconoscimento a livello giurisprudenziale, ancora in divenire, del danno esistenziale e di tutte le sue implicazioni legate al danno alla persona.

Si ripercorrono le tematiche legate alla rivoluzione copernicana posta in essere con l’approvazione della legge sull’amministrazione di sostegno e quelle che hanno portato all’istituzione di un Tavolo di lavoro ministeriale per l’abrogazione dell’interdizione.

Molto interessanti sono ancora le elaborazioni concettuali dell’istituto giuridico che Cendon ha denominato col suo linguaggio figurato “Patto di rifioritura”, una metafora che rende immediatamente leggibile un sistema articolato per allontanare una persona da una situazione di dipendenza, di malattia o comunque di fragilità e accompagnarla verso una nuova rinascita.

Va ancora ricordato l’impegno di Cendon per l’affermazione del cd “Progetto esistenziale di vita” finalizzato a fornire a chi si occuperà di un soggetto fragile che rimane da solo dopo la morte dei parenti prossimi tutte le informazioni utili a garantirgli le stesse attenzioni, anche dal punto di vista materiale e dei bisogni pratici, che chi lo ha seguito in precedenza gli aveva assicurato, conoscendolo molto bene.

Dal libro emerge, quindi, che le caratteristiche del giurista Cendon si sono sommate a quelle di uno splendido visionario che è riuscito a comprendere, che al di là della rigida forma della legge, c’è un’umanità per cui quella legge è stata emanata e che su quella deve plasmarsi.

Non manca neanche il richiamo al Cendon scrittore, non solo di testi giuridici, ma di romanzi nei quali la sua passione per il diritto si coniuga con storie di vita reali alle quali volge sempre il suo sguardo perché è dalla osservazione della realtà che sono nate le sue intuizioni più originali.

Quindi un caleidoscopio di nomi, storie, avventure, affetti, accessibile a tutti, non un testo specialistico per tecnici ma, nello stile Cendon, un racconto fluente, leggero attraverso il quale si racconta un mondo che è quello dei diritti, presidio fondamentale per la libera esplicazione della personalità di ogni individuo.

                                                                          




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