Muore uno dei genitori, in seguito a un incidente stradale; oppure a causa di un infortunio sul lavoro, di un suicidio, di un delitto di mafia.
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I riflessi sulla prole allora: chiamata a vivere senza quel tocco protettivo, di lì in avanti; destinata a un affido provvisorio, avviata forse all’orfanotrofio, senza più i baci della buonanotte.
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Un bimbo che perda la madre, giovane e bella. Rivangherà ogni tanto il passato, singhiozzerà, paventerà il futuro; ingurgiterà cibi meno buoni, balbetterà, si vestirà disordinatamente. Non saprà sempre di sapone di bucato, cadrà malato più spesso, non saprà con chi confidarsi.
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Un figlio senza i “sì” e i “no” del padre ad accompagnarlo, dietro l’angolo di casa. Niente più gesti di sostegno virile, finiti i lanci in aria per gioco; basta con le spiegazioni da uomo a uomo, nessun conforto dopo gli insuccessi. Un’agenda diversa sotto tanti aspetti, ronzii circostanti d’altro genere: il dover farcela o cavarsela da soli.