Deboli, svantaggiati  -  Luigi Trisolino  -  17/10/2024

Repubblica fondata sul benessere nel lavoro

Oggi ci occupiamo di benessere nel lavoro e di prevenzione del burnout

Queste mie considerazioni le ho pubblicate in formato audiovisivo sul sito web della testata giornalistica nazionale L'Opinione, all'interno della videorubrica "Il Graffio di Trisolino", che ho ideato e che curo settimanalmente da novembre 2023. "Il Graffio di Trisolino" è una videorubrica su temi di attualità civica, sociale, politica, una videorubrica dove persino i graffi culturali non mancano mai di eleganza, e di militanza, liberaldemocratica ma anche demolibertaria, secondo il mio specifico pensiero.

Per quel che concerne il tema della prevenzione del burnout e del benessere delle lavoratrici nonché dei lavoratori, si tratta del mio trentunesimo video intitolato "Prevenire il burnout, democratizzare il lavoro", edito il 10 ottobre 2024.

Le organizzazioni e le strutture lavorative di ogni tipo, dal delicato ed eterogeneo mondo sociosanitario al mondo del turismo, da quello delle pubbliche amministrazioni militari a quello dell'insegnamento e così via, devono promuovere una rinnovata consapevolezza sulla imprescindibilità del benessere fisiopsichico dei lavoratori. Nelle pubbliche amministrazioni dello Stato, per esempio, il PIAO, ossia il Piano Integrato di Attività e Organizzazione della Pubblica Amministrazione, prevede lo svolgimento di indagini sul clima e sul benessere individuale e organizzativo dei lavoratori dipendenti.
Cercherò di lanciare alcuni spunti da un punto di vista amministrativo-manageriale sul fenomeno del burnout, ossia del disagio psicofisico di quei lavoratori che sentendosi logorati e consumati non ce la fanno più a sopportarsi immersi in determinati contesti operativi. Tenterò di lanciare input sociopolitici per la civiltà che possiamo e dobbiamo edificare insieme: una civiltà personologica, umanista, lavorista.

Il fatto che la nostra Repubblica democratica sia fondata sul lavoro, ai sensi dell'articolo 1 della Costituzione italiana, non dev'essere frainteso. Le istituzioni democratiche, infatti, su più fronti stanno lavorando affinché in Italia possa crescere il PIL abbattendo le disoccupazioni e le varie tipologie di povertà socioesistenziale. La nostra Repubblica democratica a mio avviso è però fondata sul lavoro nella misura in cui il lavoro sia patente di dignità, libertà e benessere individuale nonché sociale.

Attualmente, da oltre un anno, lavoro come specialista giuridico legale della Presidenza del Consiglio dei ministri, ma in passato ho lavorato negli uffici dell'Avvocatura Generale dello Stato e lì sono stato il responsabile della prima indagine sul benessere dei lavoratori dell'Avvocatura dello Stato, che comprende l'Avvocatura Generale dello Stato a Roma e le Avvocature Distrettuali dello Stato presenti in tutte le regioni d'Italia.
All'indomani dell'Unità d'Italia, e precisamente un anno dopo nel 1862, vennero fondati gli Uffici del Contenzioso Finanziario del Regno d'Italia, che erano gli antenati dell'attuale Avvocatura dello Stato, e da allora fino a quando nel 2022 e nel 2023 ho svolto l'indagine sul clima e sul benessere dei lavoratori in quel tipo di istituzione pubblica non si era mai svolto un procedimento simile su quel tema fondamentale, utile ad evitare isolamenti e malcontenti, e quindi utile a prevenire il triste fenomeno del burnout dei dipendenti.

Se il burnout è un fenomeno complesso, dobbiamo bruciare la terra intorno al burnout, affinché i fattori disorganizzativi e disfunzionali che ne sono la causa siano governati e contenuti, anche attraverso le buone pratiche di prevenzione amministrativa e aziendale. Dobbiamo interrogarci anche sul rapporto potenziale tra prevenzione del burnout e intelligenza artificiale.
Il secolo corrente, nei cui anni Venti viviamo e operiamo, deve diventare il secolo del benessere nel lavoro. Dobbiamo ancora fare tanto per sconfiggere le povertà derivanti dalla disoccupazione o dall'estrema precarietà, ma al contempo, in favore di chi è occupato e lavora dobbiamo organizzare campagne, dossier, indagini amministrative e operative nei settori pubblici e in quelli privati, per coordinarci sul tema del benessere nel lavoro, dato che al lavoro le persone trascorrono una gran parte del tempo della propria giornata, e della propria vita.

L'intelligenza artificiale generativa, sui cui aspetti di relazione con il lavoro e con la democrazia mi sto occupando come giornalista attivista, deve diventare uno strumento di garanzia di maggior benessere fisiopsichico per tutti i tipi di lavoratori, pubblici e privati, autonomi e dipendenti. A settembre sono stato il promotore di un incontro conferenziale con il presidente vicario della Corte Costituzionale all'interno del palazzo di Rappresentanza in Italia del Parlamento europeo e della Commissione europea, qui a Roma di lato all'Altare della Patria in Via IV Novembre.
In quella occasione ci si è riferiti alle parole che Papa Francesco ha speso sull'intelligenza artificiale durante i lavori del G7 tenutosi a giugno in Puglia, parole che condivido. In più, molto umilmente, io personalmente aggiungo, parlandone anche su alcune testate, che l'intelligenza artificiale deve diventare umanista, ossia al servizio del benessere del lavoro posto in essere quotidianamente dalle persone in carne, ossa e spirito.

Gli strumenti amministrativi e manageriali per individuare, gestire e prevenire il burnout li possiamo concretamente istituzionalizzare e praticare. Provateci, proviamoci e riproviamoci sempre, periodo per periodo, proponendo la questione agli appositi uffici. Organizziamo azioni di miglioramento, di monitoraggio del benessere e di indagine sul clima organizzativo di ogni ambiente in cui ci troviamo di volta in volta ad operare, ricordandoci però che il fenomeno del burnout dipende dalle risposte individuali e personalissime di ciascuna persona con la quale ci relazioniamo, in riferimento ad un contesto situazionale professionale avvertito come logorante dai punti di vista psicologico e fisico da quella singola persona, volta per volta.

Questa peculiarità ontologica del fenomeno del burnout, pertanto, richiede una relativizzazione nonché una soggettivizzazione analitica ad immagine e somiglianza di ciascuna esperienza individuale e manageriale riscontrabile, per poi strutturare soluzioni, sempre rivedibili ed efficientabili, che possano essere invece valide per tutti i diversi riscontri cognitivi raccolti, analizzati e indicizzati, contesto per contesto.
Partiamo quindi con l'analisi per induzione, dal particolare intorno a noi al generale; così poi, attraverso un processo di best practices che proceda per generalizzazioni di casi costanti, potremo ricavare una deduzione risolutiva o parzialmente risolutiva delle problematiche riscontrate, applicando parametri più generali che possano calzare bene alle esigenze del benessere auspicabile.

Anche prevenendo il burnout l'Italia potrà essere una Repubblica, sì, democratica, sì, fondata non genericamente sul lavoro, bensì fondata sul lavoro libero, dignitoso e psicologicamente benestante. 

Sembra un'utopia? Iniziamo a realizzarla intorno a noi, e sarà un'utopia meno utopica.



Di seguito il link del video edito su L'Opinione:
https://opinione.it/societa/2024/10/10/luigi-trisolino-fenomeno-burnout-graffio-trisolino-pubblica-amministrazione/?fbclid=IwY2xjawF0v9hleHRuA2FlbQIxMQABHRSAS2NfKGvDB0XxFtFKQ8ygmpxuU139SDV3pvDrnLt-Y-lqFGiIpIpcPw_aem_0E3Oy0qf9uWgQu7avA155w




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