Cultura, società  -  Redazione P&D  -  19/03/2024

lI quartiere decadente - Giovanni Di Salvo

Tento di tornare a casa.
La giornata è stata lunga e faticosa.
Sette ore di impegno continuo. Tra il caldo della città. Il corso, che sembrava non finire. Gli indumenti intrisi. E l'aria ammorbante della strada.
A volte mi viene da pensare che debbano trasmettere tutti gli eventi on-demand, così da deprimere il ricorso alla presenza in aula.
A un certo punto, quando intravedo il quadrivio della strada, mi viene incontro uno spacciatore giovane, del quartiere, impacciato. Esitante. Quasi timido.
Non riesce a far soldi. Ad arricchirsi. Ed il branco lo emargina.
Si avvicina e: "avvocà, dove state andando? Andiamoci a prendere un caffè assieme, al bar accanto a noi".
Non comprendo.
In genere si limita a salutarmi, poiché conosce le mie propensioni al consumo.
Sa che non sono un consumatore di sostanze stupefacenti. E che dedico buona parte del mio tempo al lavoro ed alla lettura.
Per cui, non comprendo l'esigenza di questa conviviale.
"Avvocà, noi dobbiamo parlare. Entriamo e beviamo questi caffè. Voi mi dovete ricambiare il caffè dell'altra volta".
Tra me penso: "Sono trascorsi due anni, da quando chiarimmo le rispettive posizioni".
Entriamo al bar. Ed il giovane riprende ad avviare una conversazione con toni più sicuri, dinanzi ad un pubblico apparentemente estraneo.
I suoi modi sono particolarmente confidenziali. Ma ciò non costituisce un problema.
A quel punto io replico "...e la sua ragazza come sta? Lei ha una ragazza, vero? Oppure, preferisce farne a meno?".
Mi guarda torvo. "No. Io non ho la ragazza" "Perché?".
Ed io "Niente, è per chiarire le rispettive posizioni. Null'altro. Mica sono un novello Pasolini". Affermo scherzando.
Ben sapendo che chiunque sia disposto a tutto pur di vivere qualche attimo di pubblica celebrità.
Ancora una volta, mi guardo attorno. Tutti sembrano sorridere.
Talché s'avvicina una signora procace, essenziale, adulta, molto. Vestita di nero.
Mi fa: "Lo prendiamo questo caffè? Quanti?". Rispondo "Due, perché c'è un ospite".
La signora adulta, molto adulta, si accinge, intanto, a preparare il caffè.
Ed io vado verso la cassa, dove mi attende il noto proprietario.
Un tizio che ha saputo investire il danaro in questa attività di ristoro.
Chiedo: "Quanto le devo?".
Risposta: "Allora, facciamo due euro!?"
Non capisco se fosse una domanda, o dove volesse andare a parare e dico "Due euro, per due caffè?".
E lui "E va bene, facciamo due euro".
Guardo, ancora, la scena.
Lui è pensieroso e non mi rilascia lo scontrino.
È fatta! Stiamo giocando in casa.
Ed io: "Mi dovrebbe dare lo scontrino, altrimenti la Guardia di Finanza mi potrebbe fermare immediatamente. Come accade a Milano".
E lui: "Va bene, le do lo scontrino".
Torno al banco e trovo il giovine trentottenne che aspetta il caffè.
Nel mentre aspetto, (mancano pochi minuti) comincio a parlare dell'ambiente urbano e della assenza dei passi carrai nel quartiere. E spiego che la assenza di vegetazione deprime la qualità dell'aria e condiziona irreparabilmente il microclima del quartiere.
Improvvisamente, mi ritrovo il tizio della cassa sul fianco, che comincia a sbraitare "Sono tutte stronzate, questi scienziati non capiscono un cazzo. Dite solo cazzate. Tutti dicono solo stronzate. Noi non abbiamo bisogno di niente. Il bosco è qui vicino. Noi siamo indipendenti, possiamo fare quello che vogliamo".
Rispondo, garbatamente: "Prendo il caffè, che offro. E vado via. Però, sono convinto che gli scienziati abbiano motivi per lagnarsi."
Bevo il caffè.
Proseguiamo la chiacchierata per pochi secondi e vado via.
Il trentottenne mi segue. Proseguiamo fuori al bar.
Confermo che nel quartiere, già sporco, la vegetazione è quasi assente.
E che non si vede un passo carrabile. Neanche presso le scuole pubbliche del quartiere.
"Ne deduco che nessuno abbia mai ipotizzato di provvedere a richiedere il passo carrabile ed a regolamentare gli accessi nei parcheggi delle scuole".
"Diversamente, da quanto fatto dalle suore, con la scuola gestita da loro".
Sbaglio. Proseguo la chiacchierata.
Ricado nella polemica, pensando di definire in tal modo le mie posizioni.
Non è facile.
Il quartiere.
La pubblica amministrazione.
La polizia municipale.
L'ente comunale.
L'assenza di prospettive.
Lo spaccio. E le economie del quartiere.
Tutto connota l'aspetto dell'habitat.
Per cui, aggiungo "Certo, sarebbe interessante visitare Castel Gandolfo. Vedere le Guardie svizzere. Il Castello. Le strade pulite. E quell'atmosfera intrisa di spiritualità".
Sbaglio. Ricado nella polemica.
Infatti, mi sento dire: "Ma mica pensate all'anti Cristo?"
Insomma, la conversazione si prolunga.
Dura tanto.
Io ho caldo, vorrei tornare a casa, ma la destinazione si allontana. Alla fine, trovo un compromesso.
Descrivo le possibilità per visitare il sito ed intraprendo la strada per rientrare.
Al ché, il tizio mi dice: "Ma mica potrebbe dirci come investire il denaro"? "Noi abbiamo bisogno di sapere come fare per ricavare del danaro!". "Per avere un lavoro".
"Che dovremmo fare?".
Per me, è difficile rendere una risposta.
Non ne comprendo il motivo, ma quel posto non mi ispira.
E ci ripenso mentre torno a casa".




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