Stranieri, immigrati  -  Redazione P&D  -  06/09/2023

Le notti all'addiaccio in piazza Libertà a Trieste dei bimbi curdi in marcia con i genitori

Aumentati a Trieste gli arrivi di famiglie con figli piccoli. Avvistata l’altra sera anche una donna con due gemelli neonati

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Il bambino curdo dorme avvolto in una coperta in pile rossa. Leggerissime palpebre tremano alla luce dei lampioni di piazza Libertà a Trieste. Il biberon riverso al suo fianco, lascia scivolare le ultime gocce di latte e zucchero: un pasto finalmente, dopo settimane a bere da pozze di fango. Mamma e fratellini cercano il sonno accanto a lui sull’addiaccio, stretti nelle coperte termiche per loro procurate dai volontari di Linea d’Ombra. Il «fermarsi invivibile» porta anche le donne con i loro figli a partire per la Rotta balcanica. Di quei bambini curdi, è probabile, alcuni sono nati lungo il tragitto, chissà dove, chissà in quali condizioni: un’altra madre stringe al seno due gemelli, neonati.

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Il cammino delle famiglie curde incontra piazza Libertà di notte: al buio per non farsi riconoscere, all’alba ripartono con il primo treno. «Chissà quali ricordi serberanno da grandi, quei bambini e quelle bambine» si chiede Lorena Fornasir, che con il marito Gian Andrea Franchi e altri volontari incontra ogni giorno centinaia di migranti.

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«La notte dei bambini»: lunedì sera le mani della volontaria hanno curato i piedi di tre famiglie curde. Mamma, papà e tre, cinque, sei bambini. Il più grande avrà avuto cinque anni, i gemelli qualche mese: non erano stati ancora svezzati. Fornasir mostra la foto di un bambino riposare in una coperta rossa: un anno, forse uno e mezzo. La notte prima i bimbi arrivati erano 20, e ancora: «Le famiglie curde arrivano di notte perché nessuno le vede». Le madri esauste chiedono assorbenti, pannolini, biberon, latte, zucchero, biscotti per i loro figli. I padri chiedono pane, frutta, acqua, calze, scarpe, giubbotti, una coperta termica fino all’alba che li porterà via: il primo treno per l’Europa parte alle 4.15 dalla stazione di Trieste. «I curdi non si fermano mai, invivibile restare: non c’è posto che possa accoglierli». I bambini chiedono il sonno e qualche carezza. «Chissà cosa ricorderanno» si chiede ancora la volontaria.

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Gli invisibili in piazza Libertà a Trieste: «Qui da giorni a dormire sopra coperte o giornali»

Francesco Codagnone 24 Agosto 2023

Fatica, fame, sete, freddo, calura. Nascondersi in un camion, mangiare le foglie: un po’ gioco e un po’ avventura, si spera. L’altro ieri erano ancora tanti, una ventina. Le bambine più grandi erano in età scolare: «E pensavo: dio mio, non andranno mai in prima elementare».

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I bambini curdi arrivano sempre con i loro genitori. I bambini afghani invece sono spesso soli, «mandati dalle loro famiglie a cercare un posto in cui stare». In stazione i volontari ne hanno incontrato uno di 10 anni appena: spaventato dopo aver attraversato senza la mamma l’Afghanistan, l’Iran, la Turchia, la Grecia, la Bulgaria dov’è stato «catturato, buttato in prigione, fracassato», e poi tutta la rotta Balcanica «con i piedi scalzi e le braccia rotte dalla polizia di frontiera che l’ha derubato, denudato, picchiato, poco importa se è solo un bambino».

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In piazza Libertà i bimbi dormono sotto lo sguardo di tutti, di sconosciuti più grandi, senza privacy, senza intimità: non c’è un bagno e loro sono forse abituati a fare la pipì davanti a tutti. Nella voce di Fornasir c’è tanta vergogna: «Non è un onore per questa città non avere un bagno pubblico, la possibilità di una doccia, un gabinetto: donne e ragazzine musulmane costrette a spogliarsi, cambiarsi l’assorbente sul marciapiede». In una delle «notti dei bambini», racconta, «c’era una mamma che chiedeva disperata un bagno: se non per lei, per sua figlia». Le mani della volontaria non hanno tremato nel toccare «le bolle, le infezioni, le piccole ferite sui piccolissimi piedi di quella bambina disabile eppure costretta a camminare scalza, e qui lasciata a dormire per strada, farsi i bisogni addosso. Il restare è invivibile».

 




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