Responsabilità civile  -  Redazione P&D  -  26/09/2023

Investita sulle strisce, mamma resta invalida ma per il Giudice c'è concorso di colpa

«CONDOTTA FRETTOLOSA»

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La donna, 35 anni, da allora non può più lavorare. Riconosciuti 50 mila euro, meno di quanto richiesto

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Aveva appena accompagnato il figlioletto alla scuola materna di via Solteri a Trento. Erano le 8.45. A passo veloce si era diretta verso casa, aveva premuto il pulsante dell’impianto semaforico che regola l’attraversamento pedonale e si era avviata. Ma proprio in quel momento era arrivata una Fiat 600 guidata da una cinquantenne. Poche frazioni di secondo. L’automobilista aveva tentato disperatamente di frenare, ma non era bastato a evitare l’urto e la mamma era stata sbalzata a terra, battendo violentemente il capo. Poi la corsa in ospedale, il ricovero in rianimazione e la lunga riabilitazione.

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Da allora, era il 27 febbraio 2017, la vita della donna, che oggi ha 35 anni, non è più la stessa e a causa delle lesioni gravissime riportate nell’investimento è rimasta invalida, non può lavorare e ha difficoltà a camminare se non accompagnata. Una vita spezzata per un incidente che poteva essere evitato, ha sottolineato il giudice di primo grado Marco Tamburrino. Ma l’automobilista alla guida della Fiat 600 non è l’unica responsabile, per il Tribunale c’è un concorso di colpa dovuto alla «condotta frettolosa, senza molta avvedutezza», scrive il magistrato, della giovane mamma.

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Il nodo è la tempistica: non è infatti chiaro se la donna abbia iniziato ad attraversare la strada subito dopo aver premuto il pulsante del semaforo, senza quindi attendere, o se la luce verde era già scattata. La giovane, rappresentata dall’avvocato Marcello Paiar, ha spiegato di aver attraversato quando la luce verde era accesa, ma l’automobilista è di tutt’altro avviso. Secondo il consulente, incaricato dal difensore della donna, Nicola Benvenuto, la mamma avrebbe attraversato la strada in modo imprudente, senza attendere il segnale verde luminoso, urtando il fianco dell’auto in transito. «Il semaforo era verde e quindi non mi sono preoccupata del pedone, pensavo si fermasse», ha spiegato l’automobilista. La conducente della Seicento inoltre, ha sottolineato il consulente, viaggiava a una velocità molto ridotta e comunque inferiore ai 50 chilometri orari.

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Ma la tesi difensiva non ha convinto il Tribunale. «L’autombilista — osserva — avrebbe dovuto adattare le modalità di marcia alle condizioni dei luoghi, soprattutto considerando il fatto che il tratto di strada era vicino a una scuola». Non solo: sul lato opposto della strada c’era un autobus che di fatto copriva la visuale, ma l’autista si era fermato per far attraversare la trentenne. L’automobilista avrebbe quindi «dovuto rallentare per evitare che il pedone incrociasse la sua traiettoria», scrive il giudice. In sintesi, per il Tribunale la donna «ha adottato un comportamento di guida imprudente», in particolare alla luce del tipo di strada e della «presenza prevedibile di un pedone».

 

La difesa annuncia ricorso

Da qui la condanna a sei mesi per lesioni personali stradali gravissime. L’automobilista dovrà pagare anche una provvisionale di circa 50mila euro da versare alla giovane mamma. Cifra ritoccata al ribasso, rispetto alle richieste, alla luce del concorso di colpa, riconosciuto dal giudice. Ieri mattina il caso è stato analizzato anche dalla Corte d’appello che ha confermato la sentenza di primo grado. La difesa attende di leggere le motivazioni, ma ha già annunciato il ricorso in Cassazione. Intanto l’avvocato della giovane sfortunata mamma è pronto a fare causa civile per chiedere il danno integrale.




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