Quando polizia e pubblici ministeri spacciano per indagini la mera collezione di negatività – sospetti, pregiudizi, pettegolezzi – e gli elementi dell’innocenza vengono scartati se non occultati (come nel caso De Pasquale / Eni, e in tantissimi altri casi, perché la norma che impone al PM di cercare gli elementi a favore dell’indagato non viene considerata), certamente si crea una falsificazione della realtà. Questi funzionari che danno la caccia al colpevole – fanno finta di dare la caccia al colpevole, fermandosi al primo che trovano - dicono “ma è il popolo che lo vuole”. Ma il popolo non vuole niente. Che ne sa il popolo di quello che vuole. Certamente se un’istituzione dello stato dice che il tale è un criminale, il popolo dice bisogna far qualcosa. E se lo stato, rappresentato dai PM che sono i colleghi dei giudicanti con cui vanno a prendere il caffè e si scambiano le confidenze, dice che il tale è un criminale e deve andare in prigione, il popolo dice che il tale deve andare in prigione. Ecco servito il giustizialismo. Ma il giustizialismo funziona finché non tocca a te. Quando vengono da te ecco che il giustizialismo non funziona più. E allora dici “ma quei garantisti, che rompevano sempre le palle, che spaccavano il capello in quattro, che facevano tanti distinguo…”, eh già. Lo diceva Leonardo Sciascia, meglio di me, e non è ancora passato di moda.